Accadde 50 anni fa...
Domenica 8 novembre 1959, il Presidente della Repubblica Giovanni Gronchi giunge a Milano dopo un viaggio notturno in treno. Alle 11,35 è in Via Clerici 4, l’indirizzo della gloriosa sede Olivetti. L’evento è importante: l’inaugurazione dell’Elea 9003, uno dei primi computer completamente a transistor commercializzati al mondo. L’Elea è innanzitutto il frutto della della visione di Adriano Olivetti, che ha compreso che l’elettronica è un settore chiave per il futuro dell’umanità, ma anche della passione del figlio Roberto, delle capacità di Mario Tchou (il giovane ingegnere italo-cinese tornato in patria dagli Stati Uniti per guidare il piccolo gruppo di giovani laureati che ha portato a termine una impresa da molti giudicata impossibile), del talento di Ettore Sottsass, autore del design rivoluzionario.
Adriano Olivetti
Il Presidente Gronchi, laureato alla Normale di Pisa, ha una spiccata sensibilità per le realizzazioni scientifiche e tecnologiche del Paese. Ha partecipato all’inaugurazione del sincrotrone di Frascati e del reattore nucleare di ricerca di Ispra e non può certo rifiutare l’invito di Adriano Olivetti. Quella domenica mattina, ad attendere il Presidente, sono in molti: oltre ad Adriano Olivetti, appena rientrato dagli Stati Uniti dove ha concluso l’acquisizione della Underwood (è la prima volta che una grande azienda americana viene rilevata da un’impresa straniera), ci sono il sen. Cornaggia Medici in rappresentanza del Senato, l’on. Targetti in rappresentanza della Camera, l’on. Togni in rappresentanza del Governo, il Prefetto dott. Vicati, il Sindaco prof. Ferrari e molte altre autorità e personalità della cultura, dell’industria e della finanza.
Prima della visita ai locali del Centro elettronico, l’on. Olivetti - l’anno precedente è stato l’unico eletto in Parlamento della lista Comunità - pronuncia un discorso in cui sottolinea il ruolo dell’elettronica per lo sviluppo dell’energia nucleare e dei programmi spaziali: “L’elettronica non solo ha reso possibile l’impiego dell’energia atomica e l’inizio dell’era spaziale, ma attraverso la moltiplicazione di sempre più complessi ed esatti apparati di automazione, sta avviando l’uomo verso una nuova condizione di libertà e di conquiste. Sottratto alla più faticosa routine, dotato di strumenti di previsione, di elaborazione e di ordinamento, prima inimmaginabili, il responsabile di qualsiasi attività tecnica, produttiva, scientifica, può ora proporsi nuove, amplissime prospettive. La conoscenza sicura, istantanea e praticamente illimitata dei dati, l’immediata elaborazione degli stessi, la verifica delle più varie e complesse ipotesi, consentono oggi di raggiungere obbiettivi teorici e pratici che fino a ieri sarebbe stato assurdo proporsi, e di dirigere e reggere con visione netta e lontana le attività più diverse”.
L’ing. Adriano rivendica con orgoglio il contributo che la Olivetti, con le produzioni elettroniche, potrà dare allo sviluppo dell’Italia: “In questo senso la creazione dei calcolatore Elea, e la sua produzione realizzata industrialmente dalla nostra Società, ci sembrano possano recare un contributo reale non soltanto alto sviluppo tecnologico e all’equipaggiamento strumentale ed organizzativo dei Paese, ma anche al suo immancabile progresso sociale ed umano.”
L'Elea 9003 della Olivetti
La visita può iniziare. Al Presidente vengono presentati i programmi che la macchina è in grado svolgere. Giovanni Gronchi sceglie il più facile, indica due numeri, 180 e 421. Le cronache riportano: “immediatamente la macchina ne ha fatto la somma, il prodotto, il quoziente, la potenza, il logaritmo, sfornando a grande velocità i risultati su nastro scrivente”. Il ricordo di alcuni dei progettisti della Olivetti è ancora nitido. Per tutti Lucio Borriello: “Sì, ricordo la concitazione per preparare l’evento. Noi tecnici eravamo in otto, allineati e in un ordine stabilito. Ci eravamo persino chiesti: cosa si può dire a un Presidente?”
La visita del Presidente della Repubblica dura un’ora. Prima di accomiatarsi, manifesta il proprio apprezzamento per il lavoro della Olivetti: “La realizzazione del laboratorio elettronico, che ho avuto il piacere di visitare, rappresenta una nuova affermazione della tecnica e dei lavoro italiani che fa onore a quanti in ogni settore vi hanno collaborato”.
Alla fine della cerimonia Adriano Olivetti esprime un pensiero per i lavoratori di Ivrea, la città madre dove continuano le produzioni tradizionali che hanno consentito all’azienda di raggiungere la leadership tecnologica nel mondo nel settore macchine per ufficio. Levando il calice, formula l'augurio che i nuovi tecnici elettronici, così aperti e lanciati verso il futuro, non si dimentichino mai di Ivrea e del debito storico nei confronti dei quadri della produzione meccanografica.
Foto di gruppo all'Olivetti
Il sogno della Olivetti è destinato a durare poco. Il 27 febbraio 1960 muore Adriano Olivetti. Il 9 novembre 1961, il giovane Mario Tchou – ha compiuto solo 37 anni - è vittima di un tragico incidente stradale. Nel 1964 il cosiddetto “Gruppo di Intervento” che è subentrato alla guida della Società (in particolare Vittorio Valletta ed Enrico Cuccia) decidono di vendere la Divisione Elettronica alla General Electric con la motivazione ufficiale che l’azienda non ha i mezzi economici per affrontare la sfida con gli Stati Uniti.
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