Carlo Bernardini e l'Unione Scienziati per il Disarmo (USPID)
Tentare di dare anche una vaga idea dell'impegno dello scienziato Carlo Bernardini per la pace, il disarmo e la sicurezza internazionale vorrebbe dire ripercorrere tutta la sua carriera di uomo di scienza e la sua vita di cittadino. E non ho certamente il tempo per farlo.
Mi limiterò, quindi, a ricordare brevemente che cosa ha voluto dire Carlo, come uomo e come scienziato, per l'Unione Scienziati Per Il Disarmo , aggiungendo alle mie riflessioni ed ai miei ricordi un piccolo contributo-omaggio di amici dell'USPID che oggi non possono essere qui e che hanno accolto con entusiasmo il mio invito ad usare me per ricordare i grandi meriti di Carlo e ringraziarlo.
Se non mi sbaglio, uno dei primissimi incontri tra i fisici che furono poi i fondatori dell'USPID si tenne verso la fine del 1981, a Perugia, in occasione del congresso della Società Italiana di Fisica. La discussione verteva su quali potevano e dovevano essere le caratteristiche, i compiti, gli interlocutori di un'associazione che riunisse scienziati attenti ai problemi internazionali e alla coesistenza pacifica, capaci e volenterosi di usare le loro competenze per studiare i problemi del disarmo e della corsa agli armamenti, tentare di fornire analisi, prospettare soluzioni.
Come risulta da alcune testimonianze dei diretti protagonisti di quegli eventi, il ruolo di Carlo fu decisivo: la fiducia che tutti avevamo in lui e la stima che per lui tutti avevamo ci rese facile accogliere i suoi suggerimenti (e chi ricorda quanto distanti potevano essere le posizioni di alcuni di noi non ha difficoltà ad immaginare quanto difficile e delicato sia stato il compito di Carlo).
Roberto Fieschi, ad esempio, mi ha scritto: “il nostro comune lavoro e l'esistenza stessa dell'USPID sono stati possibili grazie all'intelligenza, all'equilibrata sensibilità e al prestigio personale di Carlo, che hanno favorito la convivenza di due anime: quella più radicale e "pacifista" e quella filo-americana. Questa convivenza ha fatto sì che le prese di posizione pubbliche dell'USPID siano state caratterizzate da equilibrio e rigore. Il rammarico è che il prezzo da pagare sia stato, in alcune situazioni rilevanti, il silenzio, per l'impossibilità di dare un messaggio condiviso” .
Una delle concause della nascita dell'esigenza di creare quella che poi sarà l'USPID, fu la percezione viva ed allarmante del problema dell'installazione dei cosiddetti "Euromissili" (Pershing II e Cruise, ambedue vettori di testate nucleari), in risposta all'installazione da parte dell'Unione Sovietica dei missili SS-20 puntati sull'Europa occidentale. In quell'occasione - per iniziativa di scienziati come Edoardo Amaldi, Francesco Calogero, Carlo Schaerf, Roberto Fieschi e (naturalmente) Carlo Bernardini, venne stilato un manifesto che analizzava tale problematica e che - a differenza da quella che era ed è la prassi corrente nei dibattiti politici in Italia - cercava di presentare in modo ragionevolmente obiettivo sia le argomentazioni a favore che quelle contro tale installazione. Quel documento, che venne poi sottoscritto da larga parte della comunità scientifica del nostro Paese, si concludeva con l'auspicio che un accordo internazionale eliminasse la necessità di procedere alla installazione degli Euromissili in Europa Occidentale.
Nel Novembre del 1982, il documento veniva consegnato da una delegazione guidata da Edoardo Amaldi al Presidente della Repubblica, Sandro Pertini. Ricordo con precisione l'entusiasmo che creò in tutti noi la notizia della consegna del cosiddetto documento dei Fisici data dal telegiornale delle 20.00.
Nel Novembre del 1982 l'USPID era già stata costituita ed aveva già una sua struttura organizzativa, molto primitiva ma abbastanza efficiente. Il suo dichiarato intento era di favorire un dibattito in Italia sulle problematiche della corsa agli armamenti ed il disarmo, senza mai prendere posizioni che non fossero rigorose e condivise. Tra gli obiettivi dell'USPID, oltre al lavoro di studio e ricerca sui temi sopra accennati, va ricordato l'impegno (direi puntualmente assolto ormai da quasi un quarto di secolo) a fornire un'informazione aggiornata e quanto più possibile obiettiva su queste problematiche al mondo politico (sempre assai poco recettivo, in verità), ai mezzi di comunicazione, alle scuole ed ai cittadini interessati in generale.
Francesco Calogero mi ha scritto: “per quel che ricordo, Carlo fu tra i primi ed i più autorevoli colleghi a comprendere e sostenere la utilità di creare uno spazio culturale dove ciò fosse possibile - essendo naturalmente inteso che chiunque partecipava a tale nuova istituzione era poi del tutto libero di fare le proprie battaglie pro o contro specifiche scelte politiche, però preferibilmente in altra sede, rinunciando cioè a strumentalizzare l' USPID come mezzo di una battaglia politica o peggio ancora di una azione propagandistica a favore di una parte politica. Questo atteggiamento di apertura mentale - che non è indifferenza, ma riconoscimento della importanza di una maturazione scientifico-culturale che dovrebbe sottendere alle scelte delle tesi da sostenere piuttosto che lasciarle dipendere principalmente da preferenze ideologiche a priori - non è, a tutt'oggi, patrimonio largamente condiviso in Italia, nemmeno fra gli scienziati”.
Nel 1983 Carlo divenne Direttore di Sapere ed ancora una volta Francesco Calogero mi aiuta: “l'atteggiamento di apertura mentale dimostrato in questo ambito è, direi, anche stato uno dei principali elementi caratterizzanti la conduzione da parte di Carlo della rivista di divulgazione scientifica Sapere, che deve in verità la sua rinascita e sopravvivenza anzitutto al suo impegno ed alla sua competenza, sia come divulgatore in prima persona (con una straordinaria capacità, che molto gli invidio, di scrivere in limpido ed elegante italiano), che come direttore, informatissimo su quel che succede nel mondo della scienza e capace di trovare e motivare collaboratori volontari. In Italia esiste una tradizione di divulgazione scientifica, che ha avuto ed ha alcuni eccellenti cultori, ma è anche infestata da alcuni emeriti cialtroni. Ed è un settore culturale importante, tanto più in un Paese che per ragioni varie ha teso e tende a relegare la cultura scientifica ad un ruolo secondario; laddove, specialmente in una democrazia, occorre che anche l'opinione pubblica meno sofisticata impari a capire l'importanza della ricerca fondamentale, se si vuole che adeguate risorse vengano allocate a tali fini, e lasciate gestire da chi è competente anziché da chi è amico degli amici.”
Nell'agosto 1983 Carlo partecipò alla Conferenza Pugwash che si tenne a Venezia. Io ho personalmente un ricordo vivissimo ed entusiasmante di quei giorni trascorsi assieme (eravamo anche nello stesso gruppo di lavoro).
Nel frattempo l'USPID continuò a consolidarsi ed acquistare credibilità e visibilità. Ha ragione Francesco Calogero che mi scrive: “dell'USPID - e del ruolo autorevole ed equilibrato giocato da Carlo in tale ambito -- puoi parlare con più diretta conoscenza di causa tu stesso (dopo Mimmo De Maria, sono stato Segretario generale dell'USPID per diversi anni) . E sai bene, fra l'altro, quanto quella che forse è stata ed è la principale attività dell'USPID - la conferenza internazionale che si svolge ogni due anni a Castiglioncello - debba alla intuizione ed iniziativa di Carlo” .
In una riunione del CS dell'USPID, infatti, venne messo in evidenza quanto importante sarebbe stato organizzare un Convegno internazionale sui temi del disarmo e del controllo degli armamenti, nello stile USPID: un'occasione di dibattito per analizzare le ragioni di certe scelte, mettendo a confronto aperto ed approfondito posizioni e strategie, invitando al convegno autorevoli esperti di tutti i blocchi.
Carlo pensò che la sua credibilità personale potesse e dovesse essere spesa anche per l'USPID e andammo (assieme a Paola Venerosi e Giuliano Colombetti) a parlare con il Sindaco di Rosignano Marittimo, Beppe Danesin (altro personaggio straordinario). Meno di un anno dopo si tenne il primo Convegno Internazionale di Castiglioncello su Le armi nucleari e l'Europa . Il suo successo fu davvero straordinario.
Ancora una volta Carlo suggerì e trovò di fatto il modo migliore di dare risonanza agli Atti del Convegno, che – curati da Paolo Cotta Ramusino (oggi Segretario generale del Pugwash) e da me - furono pubblicati da una rivista prestigiosa come Scientia .
In quel periodo l'USPID cominciò a “pubblicare” un Bollettino nel quale raccoglievo materiale informativo, documenti, contributi al dibattito cercando di fornire un panorama quanto più completo possibile delle diverse posizioni e delle diverse iniziative. Il Bollettino veniva spedito a tutte le Sezioni locali e a quanti fossero interessati. Il contributo ideativo di Carlo fu determinante per il valore e la credibilità del Bollettino . Senza di lui, mi sarei sentito perso a cercare di preparare ogni paio di mesi tutta quella roba.
Nel 1986 Carlo contribuì in maniera determinante all'organizzazione delle Lezioni sulle armi (la prima delle quali fu tenuta da Edoardo Amaldi), fatte da alcuni di noi al Dipartimento di Fisica dell'Università di Roma. Le fece registrare su cassetta per l' Archivio Storico del Movimento Operaio e le pubblicò su Sapere .
Furono, questi promossi e fatti da Carlo, i primi passi verso il riconoscimento “accademico” del valore culturale e scientifico di certe nostre attività “didattiche” che – in qualche caso – hanno poi portato all'istituzione di Corsi di laurea in Scienze della Pace (Pisa e Bari, per esempio).
Dal 1985 in Unione Sovietica, con Michail Gorbaciov, si era avviato un profondo processo di cambiamento e, nel maggio del 1986, Carlo partecipò ad un Forum Internazionale , organizzato dai nostri colleghi dell' Accademia delle Scienze dell'Unione Sovietica, sul bando dei test nucleari (l'URSS aveva dato inizio ad una moratoria unilaterale nell'agosto 1985). L'attenzione alla comunità scientifica italiana, e soprattutto all'USPID, da parte dei sovietici fu una conseguenza del livello culturale e del successo a livello dei mezzi di informazione del Convegno di Castiglioncello cui accennavo prima.
In quello stesso anno 1986, il valore dell'impegno di Carlo e dei risultati da lui ottenuti fu riconosciuto dall'attribuzione, come Direttore di Sapere, del premio Colombe d'oro per la Pace, istituito dall'Archivio Disarmo, allora presieduto dal sen. Luigi Anderlini.
Nel Febbraio del 1987 Carlo partecipò al Forum di Mosca, voluto dallo stesso Gorbaciov (e per organizzare il quale anche l'USPID ebbe un suo ruolo considerevole) per gettare le basi di un nuovo approccio ai problemi della sicurezza nazionale ed internazionale, non più basato sulla corsa agli armamenti.
Edordo Amaldi fu tra quanti subordinarono la loro partecipazione al Forum alla liberazione di Sacharov che, di fatto, avvenne. Fu proprio Sacharov che in quella occasione avviò la discussione che portò a “disaccoppiare” il problema degli “Euromissili” da quello delle forze nucleari strategiche (vale la pena di ricordare che erano gli anni nei quali gli Stati Uniti erano fortemente impegnati nei progetti di difesa strategia – Strategic Defense Iniziative , SDI).
In tempi relativamente brevi fu così possibile arrivare alla stipula, ratificazione, implementazione e verifica del Trattato INF ( Intermediate Nuclear Forces ) dello stesso 1987, primo ed unico trattato che portò allo smantellamento di armi nucleari già schierate (gli SS20, i Pershing II ed i Cruise) l'eliminazione delle quali era stata auspicata dal documento dei Fisici del 1982 al quale accennavo prima.
Al Forum di Mosca del 1987 incontrammo Luciano Berio. Con una faccia tosta, che non avrei avuto se non fossi stato spalleggiato e sostenuto da Carlo, gli chiesi se era disposto a tenere – gratis data l'inesistente disponibilità economica dell'USPID – un concerto in occasione del prossimo Convegno di Castiglioncello. Il concerto ci fu. E ci fu anche per l'edizione successiva.
I Convegni biennali di Castiglioncello hanno continuato e continuano a tenersi (l'ultimo nel settembre del 2005). Da allora la funzione di Segretario generale dell'USPID è stata svolta da diversi di noi (Beppe Nardulli, Paolo Cotta Ramusino, Nicola Cufaro) ma so con certezza che nessuno ha mai pensato di poter fare qualcosa di ragionevole senza l'aiuto ed il contributo di Carlo.
Ed è profondamente vero quello che scrive Francesco Calogero: credo che pochi più di me sappiano che cosa ha voluto dire Carlo per l'USPID. E tutto con una leggerezza ed una grazia che, al momento, ti facevano sembrare che tu avessi fatto tutto quasi da solo. Nel 1985 riuscimmo ad ottenere la convenzione con il Ministero della Difesa per avere obiettori di coscienza assegnati all'USPID. Non credo sarebbe stato possibile senza l'aiuto del sen. Gigi Anderlini e non credo avremmo potuto avere l'aiuto di Gigi senza l'impegno di garante di Carlo. Non riesco a ricordare un rifiuto di Carlo a partecipare ad una riunione, ad una tavola rotonda, a fare una conferenza a rendere credibile ed autorevole quello che andavamo facendo.
I libri e gli articoli che Carlo ha scritto, come i libri che ha fatto pubblicare da Dedalo sono patrimonio culturale comune. Voglio ricordare La coscienza si chiama Hiroshima , il libro di Leo Szilard curato da Carlo per gli Editori Riuniti nel 1985, libro che credo ogni tanto vada riletto.
Sono molte le ragioni che mi/ci fanno essere grati a Carlo. Personalmente, considero l'amicizia fraterna con Carlo un gran bel regalo e gliene sono profondamente grato. E gli sono grato anche di avere condiviso con me la memoria che ha del passato, dei fatti e degli uomini, in particolare di quelli che gli sono tra i più cari, come Edoardo Amaldi, Bruno Touscheck, Felice Ippolito.
Per concludere, forse possono aiutarmi a dire come è considerato Carlo da chi ha avuto ed ha il privilegio di conoscerlo leggendo l'ultima cosa che mi ha scritto Francesco Calogero e quello che mi hanno scritto Paolo Cotta Ramusino e Diego Latella.
Francesco Calogero: “infine credo mi accomuni a Carlo una profonda diffidenza per l' irrazionale, sotto qualunque veste si manifesti; il che naturalmente nulla toglie alla capacità - che Carlo ben possiede -- di apprezzare altri aspetti della cultura - diversi dalla semplice razionalità della scienza -- dalla musica alle arti figurative alla letteratura. Anzi occorre ben dire che, da questo punto di vista, Carlo è un uomo le cui curiosità interessi competenze hanno un raggio di azione assai ampio -- e che comprende fra l' altro anche le questioni della educazione scientifica primaria e secondaria, una problematica assai importante di cui peraltro ben pochi fra noi hanno avuto il tempo e la capacità di occuparsi.”
Paolo Cotta Ramusino: “conosco Carlo Bernardini da piu' di 20 anni. Abbiamo cominciato a vederci, all'inizio degli anni '80, insieme con altri colleghi e amici non per parlare di Fisica, ma per parlare di disarmo e delle iniziative che potevano essere prese per contribuire a frenare la pazza corsa agli armamenti nucleari che era particolarmente virulenta. Insieme abbiamo costruito l'Unione Scienziati Per Il Disarmo a cui Carlo ha dato un contributo straordinario in termini di idee, di proposte e di organizzazione. A lui si deve l'inizio dei nostri convegni di Castiglioncello che hanno obiettivamente pesato sulla sensibilità non solo della comunità scientifica, ma dell'opinione pubblica in generale sulle questioni del disarmo. La rivista Sapere, da lui diretta, ha dedicato uno spazio rilevante alle questioni del disarmo, alle Università sono stati fatti corsi e lezioni sul disarmo e dietro molte di queste iniziative c'era il contributo e il pensiero di Carlo. Io vorrei anche aggiungere che lavorare con Carlo non ha significato solo interagire con una persona eccezionale sul piano intellettuale. Lavorare con Carlo è stato divertente. La battuta, l'invito a non prendersi troppo sul serio, il senso dell'ironia e dell'autoironia, hanno sempre dato leggerezza a riunioni che trattavano spesso di argomenti pesanti. In tempi recenti vedo purtroppo poco Carlo, mi manca molto la sua leggerezza e la sua battuta, mentre mi è restata in abbondanza la pesantezza degli argomenti”.
Diego Latella: “Beh, Francesco, sicuramente le prime due cose che mi vengono in mente, che evidentemente sono note a tutti ma che mi hanno sempre molto colpito di Carlo sono:
1. Quando parli ti ascolta.
Non e' banale, e non e' un luogo comune. E da se già basterebbe ...
2. Quando parli ti crede.
Con questo, non voglio certamente dire che sia un "ingenuo"... ci mancherebbe altro. PERO', più di una volta, quando gli ho parlato o scritto ho notato in lui una tale apertura mentale che difficilmente ho visto in altri. Non mi ha mai liquidato con l'arroganza che la sua posizione potrebbe permettergli (nel senso che molti altri nella sua posizione si permettono), ma mi ha sempre fatto capire che stava prendendo molto sul serio quello che io gli stavo dicendo e questo ha creato in me, immediatamente, un fortissimo ... quasi insostenibile, senso di responsabilità.