Il sari dorato

Il racconto nasce dalla partecipazione dell'autrice (vice presidente dell'Istituto  Nazionale di Alta Matematica) all'assemblea generale dell'International Mathematical Union (IMU), questa estate in India. Per la prima volta il presidente dell'IMU è una donna (Ingrid Daubechies, statunitense di origine belga). Anche l'European Mathematical Society (EMS) è presieduta da una matematica, la spagnola Marta Sanz-Solè.

 

Il 2010 rappresenta un anno storico per le donne nella matematica in Europa e in tutto il mondo. Infatti  nel mese di luglio per la prima volta a Sofia in Bulgaria è stata eletta Presidente della European Mathematical Society una donna, Marta Sanz-Solè, dell’Università di Barcellona e un mese dopo, pochi giorni prima del Congresso Internazionale dei Matematici tenutosi ad Hyderabad in India, una donna, Ingrid Daubechies, dell’Università di Princeton, è stata eletta Presidente dell’ International Mathematical Union.

Ingrid Daubechies, presidente dell'IMU (a sinistra) e

Marta Sanz-Solè, presidente dell'EMS (a destra)

 

Non possiamo ancora dire che la Fields Medal, il massimo riconoscimento per la Matematica, è stata vinta anche da una donna, ma tra quattro anni, a Seoul in Corea, sede del prossimo ICM, c’è da ben sperare, per un fatto elementare: esistono in giro per il mondo matematiche di prim’ordine a livello della prestigiosa medaglia.

Ho avuto il privilegio di partecipare ad entrambe le due elezioni, perché ero delegato per l’Italia sia alla riunione del Council della EMS in Bulgaria, sia a Bangalore, dove si è riunita il 16 e 17 Agosto  l’ Assemblea Generale dell’IMU.

Come si potrà comprendere il fatto che le due candidate fossero donne  mi ha  portato al voto con un entusiasmo particolare. 

Vorrei raccontare l’esperienza in India, perché curiosamente l’intero viaggio  mi è parso costellato di fatti, a volte apparentemente irrilevanti, che mi sono sembrati di buon auspicio per una presenza femminile sempre maggiore a livello internazionale.

Grazie al lavoro paziente dei Presidenti dell’Unione Matematica Italiana in anni recenti, l’Italia ha l’onore di inviare il numero massimo di delegati alla Assemblea Generale, cioè cinque. I paesi che hanno come noi questo privilegio sono il Canada, la Cina, la Francia, la Germania, Israele, il Giappone, la Russia, il Regno Unito e gli USA: se si calcola che i paesi aderenti all’IMU sono quasi ottanta, si comprende quanto rilevante sia la nostra appartenenza alla cosiddetta V classe.

Per andare in India partecipando ad un Congresso si deve chiedere un visto di lavoro, la procedura richiede molta burocrazia e si sono creati problemi tali che gli organizzatori dei due eventi in India hanno dovuto interagire con le ambasciate dei vari paesi per accelerare le operazioni. Comunque in linea di massima i problemi sono stati superati e il 13 Agosto, cioè alla vigilia del nostro Ferragosto, sono partita per Dubai. Non esistono infatti voli diretti per Bangalore, una delle possibilità è fare scalo a Dubai e poi proseguire il giorno dopo per l’India. Le ore di volo da Roma a Dubai sono cinque, all’aeroporto di Dubai la temperatura era di 45 gradi.  Sono uscita all’esterno per cercare un taxi e raggiungere l’albergo dell’aeroporto dove dovevo pernottare e un uomo  paludato di bianco  mi ha detto: “You should take a pink taxi”. Un taxi rosa? E perché mai? Perché ero una donna? E cosa erano i taxi rosa? Mi ha indicato una banchina parallela a quella dei taxi normali ed effettivamente le vetture erano dipinte di rosa, sullo sportello c’era scritto “Pink Taxi” e al volante… c’era una donna, con il cappello ed il velo tipico degli emirati, tutto perfettamente rosa.  Passare dall’aria condizionata alla temperatura esterna era già una sorpresa, figuriamoci il Pink Taxi. Comunque la mia autista era impeccabile: ha fatto un lungo giro per arrivare al Dubai Inn dell’aeroporto, che in linea d’aria era a duecento metri, ma i sensi unici ed una superstrada a svariate corsie non consentivano scorciatoie.

Al momento di pagarla l’ho guardata negli occhi e lei ha sorriso: era una scena molto bella, due donne nella notte a 45 gradi all’aeroporto di Dubai, una con un cappello rosa in testa, sullo sfondo la nuova torre Burj Khalifa di Dubai, la più alta del mondo, scintillante  ai margini del deserto.

Comunque il giorno dopo sono arrivata a Bangalore. La Assemblea Generale si teneva al Chancery Pavilon Hotel, provvisto di vari ristoranti in cui mi auguravo si cucinasse con acqua filtrata, situato al centro della città. I delegati arrivavano in continuazione, trascinando stanchi le loro valigie lungo la hall dell’albergo, poi sparivano nelle loro stanze e facevano dei lunghi black out per recuperare le energie.

La prima cosa che mi ha colpito favorevolmente era  la temperatura di 27 gradi. Ero partita dall’Italia con prime pagine sui giornali sulle alluvioni al nord dell’India, amici e conoscenti che cercavano di dissuadermi pronosticando picchi di calura massima al sud dell’India. Ma la fortuna aiuta gli audaci, faceva molto più fresco che in Italia ed ogni tanto veniva giù uno scroscio di pioggia monsonica che rinfrescava ulteriormente. Si stava insomma benissimo. Inoltre essendo arrivata un giorno prima dell’inizio della Assemblea Generale, onde poter smaltire gli effetti della differenza di fuso orario, avevo un giorno a disposizione per visitare Bangalore. Non è una meta turistica privilegiata come Bombay, Delhi, Agra, Jaipur e via dicendo, ma aveva il suo fascino. Grazie al clima e agli 800 metri di altezza che giustificavano il fresco, è detta  la “garden city”  e in effetti, essendo in India il 15 Agosto l’Indipendence Day, cioè la loro maggiore festa nazionale, c’era un numero impressionante di indiani che convergevano all’Orto Botanico dove era stato innalzato un Gate of India, il famoso arco nel porto di Mumbay davanti al quale arrivano le navi,  integralmente realizzato con rose di tutti i colori. Certamente era molto importante trovarmi lì per la Assemblea Generale dell’IMU, ma quello spettacolo floreale non era da meno!

Inaugurazione dell'assemblea generale dell'IMU 

 

Il giorno dopo alle nove sono cominciati i lavori dell’assemblea, dopo la foto di rito, scattata alle 8 di mattina ad uno stuolo di matematici assonnati.  Si dovevano prendere decisioni importanti, oltre ad eleggere il nuovo Presidente: eleggere i vicepresidenti, i nuovi membri dell’Executive Committee,  decidere la sede del prossimo ICM, approvare l’adesione di nuovi paesi tipo il Nepal e l’emirato di Oman e decidere anche se dare o meno all’IMU una sede stabile: infatti finora la sede è variata nel tempo, ma l’esigenza di renderla stabile cominciava a farsi sentire. L’elezione di Ingrid Daubechies è andata liscia come l’olio, nessuno al mondo poteva non essere d’accordo sull’eleggere  un professore di matematica e matematica applicata nota per aver ottenuto risultati rilevanti nella teoria delle ondicelle, prima donna a diventare “full professor” di matematica all’Università di Princeton: dal gennaio 2011 si sposterà alla Duke University, sempre negli USA, altra sede molto prestigiosa.

Ingrid, nonostante il suo curriculum vitae imponente, ha un’aria tranquilla ed una zazzera bionda riccia che la fa sembrare una ragazzina, è gentile e pacata,  veste in modo sobrio, sorride a tutti. Ha 56 anni ed è di origine belga, il matrimonio l’ha portata negli USA. Non sono riuscita a capire se si rendesse conto dell’orgoglio che ha infuso con la sua elezione tra le donne matematico di tutto il mondo: è stato un traguardo notevolissimo.

Alla fine è stata assegnata anche una sede stabile all’IMU, presso l’Istituto Weierstrass (WIAS) di Berlino, ma noi della delegazione italiana abbiamo sostenuto l’aspirante sede brasiliana, l’IMPA, che oltre ad essere un Istituto di Ricerca prestigioso, è anche di una bellezza straordinaria, essendo immerso nella foresta tropicale in un angolo di Rio de Janeiro.

Come se l’elezione di Ingrid Daubechies non fosse stato  già uno “score” notevole, anche uno dei due Vice Presidenti eletti è stata una donna, Christiane Rousseau, canadese dell’Università di Montreal, coetanea di Ingrid, che è subentrata a Claudio Procesi, eletto vice presidente quattro anni fa all’Assemblea Generale IMU di Santiago de Compostela.

Christiane Rousseau, vice presidente dell'IMU

 

Il 18 Agosto gran parte dei membri dell’Assemblea sono stati trasferiti ad Hyderabad con dei voli suggestivi organizzati dagli indiani, un’ora di viaggio in balia dei monsoni. La lista passeggeri del mio volo, partito all’alba da Bangalore, comprendeva David Mumford con stivaletti e coda di cavallo tipo Buffalo Bill,  John Ball, Hendrik Lenstra, Raghunathan,  Zhi-Ming Ma,  Karen Lee Vogtmann e altre 40 persone: in volo, tra un balzo e l’altro, pensavo sinistramente che se l’aereo fosse precipitato, la produzione mondiale di teoremi significativi sarebbe calata drammaticamente.

Ad Hyderabad il Centro Congressi in cui l’ICM si svolgeva era molto grande e anche molto periferico: per raggiungere il cuore di Hyderabad, impresa che mi è riuscita una sola volta, ci voleva mezz’ora di taxi. Gli automobilisti ad Hyderabad viaggiano nella corsia che preferiscono; mentre ci trasportavano dall’aeroporto, sembrava continuamente che qualche mastodontico tir ci avrebbe preso in pieno. Ma giustamente lo slogan dell’ICM 2010 inventato dagli indiani e sistemato su dei bellissimi poster affissi nei Dipartimenti di Matematica di tutto il mondo, tra immagini di tigri e pavoni stilizzati, recitava “Incredible India”. Incredibile per davvero: un congresso splendido, tremila partecipanti, alloggiati in una varietà di alberghi per tutte le tasche collegati con navette gratuite ad orari fissi, pasti  distribuiti in vari punti chiave il cui costo era compreso nella quota di iscrizione. Naturalmente c’è stata anche una ‘”conference dinner”, che è consistita in un  banchetto all’aperto funestato dalla pioggia, con sottofondo di musica indiana ed enormi calderoni di chicken byriani, la specialità di Hyderabad, servito da camerieri accaldati sull’orlo di un infarto. Ho visto con i miei occhi Louis Nirenberg, seduto ad un tavolo centrale, muovere la testa al ritmo della musica seguendo il tempo con una forchetta contro il vetro del suo bicchiere.

Ovviamente il momento più bello è stata la cerimonia inaugurale, nella quale sono state consegnate le Medaglie Fields, assieme agli altri premi, cioè il Rolf Nevanlinna Prize (vinto da Daniel Spielman), il Gauss Prize (vinto da Yves Meyer) e la nuova Chern Medal ( vinta da Louis Nirenberg).

I tremila partecipanti sono stati sistemati nella sala conferenze principale con una certa fatica, infatti le misure di sicurezza erano straordinarie, dati gli attentati recenti in India, quindi per entrare bisognava avere un “badge”  bene in vista che faceva parte del  corredo di benvenuto agli iscritti la congresso, e comunque si veniva perquisiti da capo a piedi ad ogni transito per la porta principale.

L’arrivo della Presidente dell’India, anche lei una donna, Smt. Pratibha Patil,  è stato davvero emozionante: bassa di statura, con indosso un sari blu cobalto bordato d’argento, ha fatto il suo discorso emozionatissima, perché come tutti gli indiani presenti era orgogliosa che il suo paese, la cui tradizione matematica è indiscussa, ospitasse un evento di quella portata e lo ha detto chiaramente e con parole semplici. La guardavo e mi sembrava un Gandhi in abiti femminili: stesso viso magro, stessa statura, stesso carisma, stesso orgoglio.

Smt. Pratibha Patil, Presidente dell’India

 

Al momento della consegna delle Medaglie Fields, nonostante la folla enorme, non volava una mosca. Se mai ho ratificato con me stessa che ricevere quella medaglia è veramente un fatto glorioso, è stato in quella grande sala indiana. In prima fila erano seduti tutti i matematici indiani importanti, quasi tutti connessi con Il Tata Instute of Fundamental Research di Mumbay.  Sono stata professore  visitatore al Tata ventotto anni fa e attribuisco a quell’esperienza il mio amore per l’India e il mio orgoglio personale di essere presente in quel momento in quella sala. I quattro vincitori, Elon Lindestrauss, della Hebrew University di Gerusalemme, Ngo Bao Chau, vietnamita, ma anche francese, dell’Università di Orsay, Stanislav Smirnov, russo, professore all’Università di Ginevra e Cedric Villani, dell’Istituto Henry Poincarè di Parigi, sono apparsi sul palco uno alla volta, si sono inchinati davanti alla folla ed hanno ricevuto la loro medaglia, così ben guadagnata, così importante. Come matematici, bravissimi tutti e quattro, ma il personaggio era Cedric Villani, che indossa sempre uno jabot di seta a colori vivaci e porta sul bavero una spilla a forma di ragno realizzata da una sua amica francese. Cedric viaggia con una valigetta apposita, divisa in due compartimenti: in uno tiene gli jabots, nell’altro i ragni, che hanno colori diversi, per poterli abbinare agli abiti. Certo, è molto eccentrico, ma se lo può permettere.

 Tornando alla medaglia, il suo valore aureo è di 5500 dollari canadesi, inoltre il premio IMU per ciascun vincitore di Fields Medal è di 15.000 dollari canadesi, più la possibilità di scegliere una o più istituzioni scientifiche per avere a disposizione fondi di ricerca fino a 250.000 dollari USA: ma francamente credo che tutte queste cifre siano nulla rispetto al valore morale della medaglia.

Dopo l’apparizione della Presidente indiana, pensavo  che le donne avrebbero abbandonato la scena principale ed a parte le numerose conferenziere, tra cui l’italiana Matilde Marcolli, che ora lavora al Caltech in California e quindi rientra nelle file dei “cervelli fuggiti”, non mi attendevo nulla di stravagante.

Invece era in arrivo una gran sorpresa: tra le speakers di uno dei “plenary  addresses”, cioè le conferenze generali onorifiche, era annunciata Raman Parimala, indiana doc, perché laureata a Chennai e dottorata a Mumbay, ma attualmente professore alla Emory University di Atlanta, negli USA, ex professore al Tata Institute of Fundamental Research, nota per i suoi contributi all’algebra.

Raman Parimala, matematica indiana

 

Non potevo non andarla a sentire, parlava sull’aritmetica dei gruppi algebrici lineari, nella Hall 4, la più grande del Convegno. Altro trionfo femminile: Parimala, con la sua lunga treccia nera ed un sari dorato indosso, ha parlato per un’ora con chiarezza e  padronanza della materia, è stata davvero perfetta. Il suo sari, in quella tinta importante, esaltato dalla illuminazione apposita del palco, era solenne, appropriato all’evento.

Anche nel mio precedente soggiorno in India avevo notato che gli indiani riescono ad essere di un’eleganza nella postura e nei gesti  fuori dal comune ed i loro abiti esaltano questa caratteristica, oltre ad avere un accento gradevolissimo nel loro modo di parlare in inglese.

Alla fine, poiché era domenica e dopo il gran temporale del sabato precedente finalmente si era rasserenato il cielo, sono uscita dall’edificio e mi sono seduta nel giardino dell’albergo contenuto nel Centro Congressi,  crogiolandomi al sole e pensando che ne era valsa la pena di arrivare fin lì, di condividere in prima persona  lo spettacolo di tanta qualità scientifica.

178 speakers: una messe di ottima matematica presentata spesso da persone molto giovani, il che fa ben sperare per il futuro. E speriamo davvero che a Seoul nel 2014 ci sia una Fields Medalist donna: se riesco ad assistere a questo traguardo, potrò ritirarmi in pace.