L'iterazione narrativa in "Infinite Jest"

Tratto dal numero 95 di Lettera matematica pristem, dedicato allo scrittore statunitense David Foster Wallace, presentiamo l'articolo di Ugo Panzani sulla narrativa matematicamente incontrollata e umanamente contenuta del capolavoro di Wallace Infinite Jest.

 

Nel romanzo Infinite Jest (1996) di David Foster Wallace, la Matematica e le altre scienze "esatte" vengono spesso interpretate da alcuni personaggi come un'entità rassicurante. Ad esempio, il giovane tennista Michael Pemulis cerca di spiegare ai suoi compagni come sia sempre possibile fare affidamento sull'esattezza liberatoria dei calcoli numerici: "Ti puoi ritirare e riordinare le idee con la Matematica, la cui verità è deduttiva. Indipendente dai sensi o dalle emozioni. Il sillogismo. L'identità. [...] La spirale di idrogeno. Il metano, lammoniaca, la H2O. Gli acidi nucleici. A e G, T e C. [...] Caio è mortale. La Matematica non è mortale. È quello che è: ascolta: è vera" (Wallace 2000 [1996], IJ, pp. 1423-1424, nota 324). La Matematica è portatrice di verità, è indipendente da variabili come l'emotività, la percezione sensoriale, la mortalità. In altre parole, la Matematica non subisce l'influenza delle imperfezioni umane. Eppure, nel saggio Everything and More, relativo alla storia dell'infinito matematico, lo stesso Wallace ribadisce come le idee matematiche siano soltanto delle astrazioni mentali nettamente distinte dal mondo fisico che abitiamo (Wallace 2003, p. 10). In questo senso, la Matematica è un modo per interpretare la realtà, così come lo è la Letteratura. Tramite calcoli e formule possiamo "dare ordine" al mondo, creando delle astrazioni che ci permettono di comprenderne gli aspetti più importanti. Allo stesso modo, i romanzi "convenzionali" sono completamente diversi dalle nostre vite: hanno una forma e una successione di eventi e argomenti che è definita. In questo senso, gran parte della Letteratura, come i precisi calcoli di cui parla Pemulis, è rassicurante: leggendo, abbiamo spesso la confortevole sensazione di poter prevedere il corso degli eventi e i rapporti di causa ed effetto. Se le pagine di un libro cambiassero continuamente posizione, se un'espressione algebrica restituisse sempre un risultato diverso, avremmo a che fare con degli esempi di narrativa o di Matematica troppo simili al "disordine" della vita stessa. Ciò che rende Wallace un autore peculiare è la sua abilità nell'esplorare una grande varietà di processi, matematici e narrativi, che rendono problematica l'idea di "dare ordine". Per questo motivo, in Infinite Jest compaiono numerosi riferimenti alla Matematica transfinita di Cantor o alla dinamica extralineare e la stessa struttura narrativa è organizzata in maniera, se non "complessa", sicuramente "complicata" e frammentaria. Nonostante il suo romanzo più celebre sia caratterizzato da una cronologia degli eventi apparentemente priva di qualsiasi ordine e da una vastissima mole di dati e nozioni, la lettura rimane sempre accessibile: il testo ci invita a dialogare con le sue parti, a calcolare le variabili di senso e a intrecciare autonomamente i nessi logici che intercorrono tra un personaggio e l'altro, una scena e l'altra, un ragionamento e l'altro.

 

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