Lo Steklov Institute: Matematica a bassa temperatura
Quando si riceve un invito per visitare lo Steklov Institute a Mosca, alcune settimane prima della data prevista per la partenza arriva una lettera ufficiale scritta in caratteri cirillici e quindi, a meno di non conoscere la lingua, incomprensibile. Con essa ci si può presentare all’Ambasciata più vicina per richiedere il visto di ingresso in Russia. Il periodo di soggiorno per cui il visto è rilasciato coincide esattamente con quello relativo all’invito, non un giorno di più. L’attività dell’Istituto, che fa parte dell’Accademia Russa delle Scienze (RAS), raggiunge il suo picco di intensità proprio quando il clima a Mosca è quello invernale, cioè temperatura sotto lo zero anche di parecchi gradi, neve frequente ed abbondante, poche ore di luce diurna amplificata dal bagliore dei manti nevosi sui tetti e lungo le strade. Fortunatamente, se noi non ci siamo abituati, loro sì e quindi l’organizzazione globalmente molto buona rende possibile una vita quotidiana pressoché normale. Lo Steklov ha una storia importante, che comincia nel 1921, allorché Vladimir Andreevich Steklov fondò l’Istituto di Fisica e Matematica, che, alla sua morte, prese il suo nome. Nel 1932 l’Istituto venne diviso in due Dipartimenti indipendenti, quello di Matematica diretto dall’Accademico Ivan Matveyevich Vinogradov e quella di Fisica diretto da Sergey Ivanovich Vavilov. L’Istituto di Fisica nel 1934 divenne il Lebdev Physical Institute e lo Steklov, che per un periodo ebbe sede a San Pietroburgo, nel 1940 si spostò definitivamente a Mosca e lì attualmente dispone di un edificio moderno situato nella parte della città posta a sud-ovest, in una zona accademica all’esterno della linea ad anello della metropolitana. Questo è un dettaglio non da poco, perché si riesce ad arrivare dall’aeroporto internazionale di Šeremet’evo alla stazione della metropolitana di Beloruskaja in mezz’ora senza problemi. Lì si capisce subito di trovarsi in un mondo a parte, essendo la stazione in questione stata realizzata con marmi e mosaici che ritraggono la quotidianità dei bielorussi, il che le ha fatto guadagnare il secondo posto nella lista delle stazioni metro più belle del mondo.
stucchi e decorazioni della stazione Beloruskaja
Lo Steklov è poco distante dalla stazione di Leninskij Prospekt e gli ospiti vengono alloggiati o all’interno dell’Istituto o in una guest house che appartiene alla Facoltà di Matematica della Scuola Superiore di Economia, HSE. Nella seconda circostanza, tenendo conto che per chi arriva fino a quel punto è filato tutto liscio, che la compagnia di bandiera russa Aeroflot ha voli puntuali con un servizio a bordo eccellente, che i trasporti urbani sotterranei sono rapidi, si riesce a fronteggiare con un minimo di sangue freddo il fatto che gli alloggi si trovano sopra il decimo piano in un grattacielo e sono affacciati su una centrale termica provvista di quattro reattori e sei ciminiere in funzione perenne, che emettono nuvole dense di fumo dirette principalmente verso le finestre dell’edificio. Ma visitare lo Steklov val bene una messa e poi l’Istituto è a un chilometro di distanza, magari fin lì il fumo non arriva. In effetti la fiducia è premiata, gli ospiti della Parshin Fest, cioè il Convegno per i 70 anni di Alexey Parshin, intitolato "Arithmetic as Geometry", superano il gabbiotto della vigilanza armati di un badge ben visibile e si recano al nono piano. Lì una sala multimediale dall’acustica perfetta, poltrone comode e videoproiettore d’ordinanza è il teatro di tutti convegni dello Steklov, circondato da un lungo corridoio quasi completamente in vetro, su cui i fiocchi di neve si appoggiano qualche nanosecondo e poi si liquefanno per il calore interno. Tappeti sui pavimenti, piante ovunque che godono di ottima salute nonostante la scarsa luce naturale, poltrone in cuoio per parlare di matematica stando comodi, postazioni internet, il tutto immerso in un silenzio ovattato che ben si coniuga con la spessa coltre di neve all’esterno. Il convegno, che era uno dei tanti previsti nel calendario di questo lungo inverno, si è snodato con una precisione maniacale, mai un minimo di ritardo negli interventi, anche perché un enorme orologio sistemato sulla parete sopra la cabina di regia dove un tecnico regola le luci e il sonoro dei microfoni, è rivolto verso gli speaker, che quindi non possono sbagliarsi. Se non si vuole usare il videoproiettore, arriva un inserviente che fa scorrere le lavagne tradizionali in ardesia, sistema le scatole di gessi sulle mensole e controlla che tutto sia pronto. Come se non bastasse, alcune ricercatrici dello Steklov appassionate di fotografia riprendono a turno i conferenzieri, girando discrete nei loro stivali che le rendono ancora più alte.
targa dell'Istituto Steklov di Mosca
La questione catering è un’altra delle meraviglie: coffee breaks impeccabili con biscotti moscoviti alle nocciole, distributori di tè russo forte e piacevolmente aromatico, lunch nella caffetteria al primo piano, con un menù che deve essere stato inventato da un nutrizionista esperto: tra scodelle di zuppa rossa alle cipolle e barbabietole, insalate neanche a dirlo russe, piatti di riso e verdure speziate con erbe del Caucaso e bibite a base di mirtilli, nessuno viene colto da sonnolenza post-prandiale, anzi, le domande migliori si sono sentite intorno alle tre del pomeriggio. Non è mancata la cena sociale, che in questo caso era anche di compleanno, sempre al nono piano panoramico dell’Istituto: caviale, salmone, kebab e sformati di agnello in gelatina eccellenti, accompagnati da un congruo numero di bottiglie di vino francese. Naturalmente vodka in abbondanza e di conseguenza due ore di brindisi e reminescenze; mi sono sentita nella vena giusta per raccontare delle mie oramai remote passeggiate con Parshin all’interno della residenza dell’Ormaille all’Institut des Haute Etudes Scientifiques a Bur-sur-Yvette: l’amicizia tra matematici è ricca di episodi cosmopoliti e pittoreschi, materiale dovizioso per i brindisi.
Francamente non ho sofferto di complessi al pensiero dei Workshops all’Istituto Nazionale di Alta Matematica a Roma, l’organizzazione è impeccabile anche lì, ma quanto sarebbe bello avere un edificio funzionale come quello dello Steklov, con alloggi interni per i visitatori così da evitare le spole agli alberghi, niente affannose ricerche di ristoranti con un buon rapporto qualità-prezzo, onde poter concentrare tutte le energie sulla parte scientifica, che tutti sappiamo essere più gratificante dei caos organizzativi.
Naturalmente alle spalle di questa torre d’avorio c’è Mosca, che non è città da poco. Chi visita lo Steklov, bevuto l’ultimo tè russo color amaranto della giornata, può infilarsi la cuffia di pelliccia, i guantoni, la giacca a vento tecnica e lanciarsi verso il centro cittadino, con cinque fermate di metropolitana si arriva alla Piazza Rossa. Grazie ad un boom edilizio indescrivibile, la città è luminosa e sfavillante e solo lì può capitare di pattinare sulla pista di ghiaccio prevista dall’inverno 2006-2007 davanti al Cremlino, nel luogo più simbolico di Mosca, proprio sotto le cupole policrome della Cattedrale di San Basilio. Probabilmente perché non ho mai avuto simpatia per gli Istituti di ricerca realizzati lontano dai centri abitati o forse perché l’esperienza di lavorare a Roma convince a credere nel connubio buona matematica-splendida città, ritengo che lo Steklov abbia un fascino autentico e non solo cioè per la sua qualità, ma anche per lo scorcio di mondo che viene offerto in contemporanea.
pista di pattinaggio sulla Piazza Rossa
Conversando con i matematici russi lì presenti, mi sembravano palesemente indulgenti con "il nuovo zar" Vladimir Putin, lo judoka, capo di un paese sterminato. Senza voler entrare nel merito, a me saltava all’occhio un pregio notevole dell’attuale governance: nessuno sembra intenzionato a dichiarare lo Steklov un ente inutile onde sopprimerlo, tantomeno a sfrattarlo o tagliargli i fondi, in virtù di una disordinata spending review che si accanisce contro la ricerca anziché contro gli sprechi reali. La nostra travagliata Italia in quanto a cervelli e bellezza non ha nulla da invidiare alla grande madre Russia, sarebbe giusto avere un rispetto analogo per la ricerca in matematica e di conseguenza sedi, fondi e serenità per lavorare.