Passato, presente e futuro del nucleare. Intervista a Giovanni Paoloni

Il 5 e 6 maggio scorsi si è tenuto alla Maison Française d’Oxford il convegno dal titolo "The Past, Present, and Future of Nuclear Power in Great Britain". Intervistiamo il professor Giovanni Paoloni, docente all'Università "La Sapienza" di Roma e studioso delle vicende storiche della ricerca scientifica italiana, che ha partecipato ai lavori del convegno.

 

Professor Paoloni, quali sono stati gli argomenti affrontati durante il convegno “The Past, Present, and Future of Nuclear Power in Great Britain”?

Il workshop ha ripercorso la storia del nucleare in Europa, in particolare focalizzandosi sul ruolo dell'Inghilterra e della Francia e delle società pubbliche di energia dei due paesi, l'inglese NPPC e le francesi EDF e Areva. Fra i relatori è intervenuto Mauro Elli, ricercatore dell'Università di Milano, che ha parlato dei rapporti “nucleari” fra Italia e Inghilterra nel periodo che investe la fine degli anni '50 e i primi anni '70. L'italiana Eni fu l'unica azienda europea ad acquistare dall'inglese NPPC i reattori e la tecnologia impiegata poi nella costruzione della centrale nucleare di Latina. La folta presenza dei francesi ai lavori - uno dei promotori del convegno era Alain Beltran storico della scienza del CNRS - ha fatto sì che, oltre a ripercorrere gli albori del nucleare francese, si discutesse anche delle attività attuali di EDF e Areva. Quest'ultima è anche nota per aver venduto i reattori di ultima generazione che dovrebbero essere impiegati nella costruzione delle nuove centrali italiane.

 

Si è parlato del presente del nucleare, si anche è discusso di un possibile futuro senza il ricorso al nucleare?

Durante gli interventi alcuni relatori francesi hanno illustrato dei dati sull’opinione dei paesi europei sul nucleare. Le indagini risalivano ad aprile 2011 e, nonostante il disastro di Fukushima, i francesi erano in maggioranza fiduciosi nel nucleare. Al contrario l’Italia è fra i paese più fortemente contrari. Dalle statistiche si evinceva che i paesi europei dove vi è un forte sviluppo economico e non ci sono problemi energetici sono favorevoli al nucleare, mentre le nazioni con maggiori difficoltà di sviluppo sono le più contrarie.

 

Sono emersi altri aspetti durante i lavori?

Un aspetto importante riguarda la politica energetica, è difficile pensare di escludere il ricorso all’energia nucleare, con cosa lo si può sostituire? Molti antinuclearisti nei loro interventi hanno affermato che la lotta al nucleare passa principalmente dal rinnovo dell’attuale modello di sviluppo.

 

Quali sono state le sue impressioni sui lavori del convegno?

Quello che mi interessa è approfondire la questione nucleare soprattutto dal punto di vista storico. In Italia il nucleare, affiancato dall’idroelettrico, si è sviluppato negli anni ’60 affinché ci fosse una fonte energetica che riducesse la dipendenza dalle fonti fossili, che davano problemi sia economici sia politici, si veda la lotta all’autosufficienza energetica promossa dall’Eni di Enrico Mattei. Ma dopo la costruzione delle prime centrali, l’Italia abbandonò il progetto nucleare a causa dei problemi economici e del crescente sentimento antinucleare. E’ quindi interessante e necessario approfondire l’esperienza storica del nucleare per poter fare previsioni. Insomma la discussione è solo all’inizio.

 

(Intervista a cura di Jacopo De Tullio)