Paul Anthony Samuelson
Quand’è che la Matematica è entrata a far parte in modo strutturale della teoria economica divenendone quasi il linguaggio d’elezione? Di recente mi sono posto questa domanda, e la risposta è stata: con la nascita del marginalismo a metà degli anni Settanta del diciannovesimo secolo, soprattutto grazie all’opera di Walras. Il concetto fondativo dell’utilità marginale, una misura della scarsità soggettiva di un bene, non sarebbe nemmeno pensabile senza il calcolo differenziale.
Ma è altrettanto vero che la definitiva introduzione della Matematica come strumento metodologico per concettualizzare e sistematizzare praticamente ogni intuizione economica si deve a Paul Anthony Samuelson, l’economista americano più importante del secolo appena trascorso scomparso il 13 dicembre all’età di 94 anni.
È sufficiente rileggere la motivazione con cui l’Accademia Svedese gli conferì il premio Nobel nel 1970, all’età di 55 anni, per convincersi che le cose stanno effettivamente così. La motivazione non si riferisce a questo o a quel contributo di Samuelson (già nel 1970 sarebbe stato praticamente impossibile, visti i numerosissimi, risultati innovativi prodotti). Piuttosto il premio Nobel gli venne assegnato “per il lavoro scientifico attraverso cui sviluppò la teoria economica statica e dinamica e per aver attivamente contribuito a innalzare il livello di analisi della scienza economica.” Il riferimento evidente è alla tesi di dottorato di Samuelson pubblicata nel 1947 con il titolo I fondamenti dell’analisi economica (la modestia non rientrava certo tra le virtù di Samuelson). L’opera poneva in luce la sostanziale unitarietà dei vari campi in cui si esercita l’azione economica. Sia nell’ambito del consumo che in quello della produzione, il comportamento umano può essere raffigurato come la soluzione di un problema di scelta volta alla massimizzazione di un fine, l’utilità o il profitto, oppure come alla minimizzazione dell’impiego delle risorse, come nel caso dei costi di produzione. Insomma, il carattere unitario della teoria economica tradizionale è ravvisabile nel fatto che dietro le posizioni di equilibrio individuale vi è sempre la massimizzazione o la minimizzazione vincolata di qualche grandezza.
Samuelson tuttavia non si limitò ad analizzare le posizioni statiche di equilibrio e i loro mutamenti in seguito a cambiamenti nei valori dei parametri – ciò che oggi è noto come statica comparata – ma introdusse in modo rigoroso nell’analisi economica anche lo studio dell’evoluzione nel tempo del sistema economico, ovvero la dinamica, nonché il nesso tra l’ipotesi di stabilità dell’equilibrio e la statica comparata (il principio di corrispondenza).
Tutto ciò tuttavia, non deve indurre a credere che l’interesse di Samuelson per la Matematica fosse puramente formale o addirittura estetico. Al contrario, come ebbe a dichiarare nell’intervista rilasciata a Piergiorgio Odifreddi, il suo reale interesse era per la Matematica applicata, non per l’eleganza e la generalità gratuite. “I miei problemi economici hanno determinato dove dovessero indirizzarsi le mie preoccupazioni matematiche”.
Chiunque abbia letto anche uno solo dei tanti contributi innovativi di Samuelson alla teoria economica sarà convinto dalla verità di questa affermazione: si sarà infatti accorto come la formulazione analitica nasca in realtà dal tentativo di affrontare in modo rigoroso un problema concreto. Questo può forse spiegare la straordinaria ampiezza dei suoi contributi che spaziano dai primi modelli keynesiani del ciclo economico alla teoria del commercio internazionale, dall’economia del benessere alla elaborazione del modello a generazioni sovrapposte per la comprensione del funzionamento dei sistemi pensionistici, dalla costruzione della teoria del comportamento del consumatore delle preferenze rivelate fino alla moderna economia finanziaria, con l’estensione della teoria delle scelte di portafoglio a un contesto intertemporale e l’analisi dei mutamenti dei prezzi azionari in base all’ipotesi che essi siamo imprevedibili, seguano cioè una passeggiata casuale.
Questo lungo elenco (certamente non esaustivo) e l’interesse per la Matematica non debbono far dimenticare la propensione politica di Samuelson. In fondo, la sua notorietà si deve soprattutto al suo libro di testo Economia che ha venduto oltre quattro milioni di copie ed è stato tradotto in più di quaranta lingue . E’ un manuale che ha divulgato e reso popolare il pensiero keynesiano e soprattutto reso accettabile l’intervento pubblico per evitare il ripetersi di eventi disastrosi come la Grande Depressione degli anni trenta, come tutti noi abbiamo avuto modo di constatare con la crisi attuale. Più che i 550 paper pubblicati, il suo manuale era (e rimane) leggendario ed ha avuto un’influenza straordinaria sulla politica economica. Per questo amava ripetere: “Non m'importa chi scrive le leggi di una nazione, se io posso scriverne i manuali di economia.”