Sistemi elettorali e Teoria dei Giochi
Una ricetta generica per il miglior sistema elettorale non esiste. Tutto dipende da ciò che si vuole ottenere.
Per capirne qualcosa di più, inizieremo a prendere in considerazione i principali metodi adottati nel mondo. Introdurremo poi alcuni concetti di Teoria dei Giochi, che ci aiuteranno a comprendere meglio il problema della forza coalizionale. Infine, prenderemo in esame le recenti proposte di Polo e Ulivo e verificheremo come, in un’ipotesi di risultati vicini a quelli delle ultime elezioni, tali proposte portino a distribuzioni di seggi sostanzialmente simili.
Il problema
Tutto parte dal problema della delega. Supponiamo che, per via di molteplici decisioni da prendere, un'assemblea condominiale debba essere convocata una volta alla settimana o addirittura una volta al giorno; evidentemente, dopo un po', molti condòmini saranno obbligati a disertarla, delegando altri a prendere delibere al posto loro. Questa necessità di delega penalizza gli assenti, i quali non presentano direttamente le loro argomentazioni, ma devono farle tradurre da altri che possono (in buona o in cattiva fede) male interpretarle. Inoltre, assemblee condominiali oceaniche difficilmente risultano efficienti, per via dei molteplici interventi e della conseguente dispersione di attenzione, tempo ed energie. Per le decisioni meno importanti può allora risultare utile una delega generalizzata. Come regolamentare questa delega ?
Osserviamo che quanto più grande è il numero dei delegati, tanto maggiore è la probabilità che tutti siano correttamente rappresentati; d'altra parte, quanto più piccolo è tale numero, tanto più facile e produttiva è la gestione delle riunioni. Inoltre, se la maggior parte dei rappresentanti ha idee simili, si ottengono facilmente risultati coerenti ed efficienti, mentre se le idee sono molto diversificate, escono di solito soluzioni di compromesso poco affidabili, come la rotta di una nave che si muove qua e là senza raggiungere un porto sicuro, bello o brutto che sia. In sintesi: massimo della democraticità uguale assemblea composta da tutti (il che corrisponde al Referendum); minimo della democraticità uguale assemblea composta da uno solo (dittatura); nell'ambito di ogni soluzione intermedia possono esservi correzioni miranti ad una migliore efficienza a scapito della rappresentatività: eliminazione dei rappresentanti di minoranze (sbarramento) o aumento dei rappresentanti del gruppo più gradito (premio di maggioranza). V'è inoltre un quesito che spesso risulta di non poca rilevanza: come effettuare gli arrotondamenti?
Gli arrotondamenti Consideriamo un organismo politico composto di tre partiti, che hanno ricevuto in un'elezione 23 voti totali così suddivisi: 11, 10 e 2. Se i seggi da assegnare sono in tutto tre, andrebbero dati in teoria 3·11/23 @ 1.4 seggi al primo, 3·10/23 @ 1.3 al secondo e 3·2/23 @ 0.3 al terzo (v. seconda colonna della Tabella 1). Per rendere interi i seggi si devono effettuare degli arrotondamenti, tenendo conto di ragionevoli criteri di equità: ad esempio a voti uguali dovrebbero corrispondere seggi uguali, a voti maggiori dovrebbero corrispondere seggi non inferiori ecc. Il soddisfacimento di questi ed altri criteri, che sembrerebbero a prima vista irrinunciabili, può peraltro essere irrealizzabile. Ad esempio, se i partiti sono due e ricevono lo stesso numero di voti, è impossibile assegnare un numero dispari di seggi senza violare il primo criterio.
Tabella 1: Costruzione della ripartizione secondo il Sistema Proporzionale. Secondo il Metodo dei massimi divisori, o di Hondt, si procede come segue. Si dividono i voti ricevuti dal primo partito per 1, poi per 2, per 3 ecc. finché la procedura lo renderà necessario. Si effettuano analoghe divisioni nel caso dei voti ricevuti dagli altri partiti. Si considerano allora i più alti quozienti (tanti, quanti sono i seggi da assegnare) e si attribuisce un seggio a ciascuno dei partiti corrispondenti a tali quozienti. Nel caso del nostro esempio (v. Tabella 2) i quozienti più alti sono, in ordine decrescente, 11, 10 e 5.5; di essi due corrispondono al primo partito (11 e 5.5) e uno al secondo partito (10). Pertanto si assegnano due seggi al primo partito e un seggio al secondo.
Tabella 2: Costruzione della ripartizione secondo il metodo dei Massimi Divisori. Questa assegnazione corrisponde nel nostro esempio a quella del Sistema Proporzionale, ma in generale può portare a risultati diversi. In entrambi i sistemi, in caso di parità (fra le parti frazionarie residue o fra i quozienti più alti) si ricorre ad ulteriori metodi: età dei candidati, sorte ecc. |
Gli indici di potere Nell’ambito della Teoria dei Giochi cooperativi si studiano i problemi di coalizione ed in particolare gli indici di potere, che introduciamo ora brevemente. Consideriamo un Paese ove vi siano tre soli partiti politici, A, B e C, con la seguente ripartizione di seggi: 40% ad A e 30% a B e C. E' facile constatare che, se non vi sono particolari propensioni od avversioni per certe alleanze, tutti e tre sono sullo stesso piano agli effetti delle possibili coalizioni di maggioranza semplice. Possiamo quindi assegnare un "potere coalizionale" paritetico, cioè del 33,3% a ciascuno. La stessa situazione si presenterebbe se A e B avessero il 49% dei seggi ciascuno e C il 2%: quest'ultimo partito avrebbe infatti, pur con un potere nominale molto basso, un potere reale uguale a quello degli altri. Se invece A avesse da solo il 51% dei seggi, il suo potere sarebbe del 100% (cioè 1). Che dire se la ripartizione dei seggi è 50% per A, 30% per B e 20% per C ? Qui A non possiede da solo la maggioranza; d' altra parte ciascuno degli altri due partiti ha bisogno di coalizzarsi con A, in quanto l'unione fra B e C non è maggioritaria. E' intanto facile intuire che questi ultimi, pur avendo diverse quantità di seggi, sono in ugual posizione di potere; è anche presumibile che A abbia un potere maggiore, data la sua posizione prioritaria; ma quale ripartizione potremo prevedere? Una formula che aiuta a valutarla, chiamata "indice di Martin-Banzhaf-Coleman" (o più semplicemente "indice di Banzhaf") si basa sul concetto di "crucialità". Si dice che un giocatore è cruciale per una coalizione se essa è maggioritaria con lui e minoritaria senza di lui. Nel caso dell'ultimo esempio, A è cruciale per tre coalizioni (AB, AC e ABC), mentre B è cruciale solo per una (AB), analogamente per C (cruciale per AC). Ripartendo il potere in proporzione di tali crucialità, si ottiene 3/5 per A e 1/5 per B e C.
Tabella 3: seggi e indici di potere nella Camera dei Deputati tenendo conto ("Sì aff.") o non tenendo conto ("No aff.") delle affinità fra i partiti. erano considerate sufficientemente affini fra loro. Notiamo in proposito che i poteri riportati nella colonna "no affinità" sono attendibili solo in situazioni ove i dati numerici acquistano un valore preponderante, in quanto sono prevedibili anche schieramenti trasversali: leggi di carattere morale, referendum, elezioni presidenziali ecc. |
Un metodo di arrotondamento basato sugli indici di potere Un nuovo metodo di arrotondamento è stato recentemente proposto da Gianfranco Gambarelli 3.L'idea, maturata nel corso di una visita a Bergamo di Steven Brams, può essere facilmente esposta dall'esempio dei tre partiti illustrato nelle Tabelle 1 e 2. Nella Tabella 4 sono riportate le percentuali dei voti ricevuti dai tre partiti (I colonna) ed i corrispondenti indici di potere (II colonna). Seguono i seggi assegnati secondo i sistemi di arrotondamento classici (SP = Sistema Proporzionale, MD = Massimi Divisori) ed i poteri che corrispondono a tale assegnazione. E' evidente la distorsione, in termini di forza coalizionale, apportata da tali sistemi: il primo partito passa dal potere del 33.3%, che gli competerebbe secondo i voti ricevuti, ad un potere assoluto del 100%, mentre i poteri degli altri due vengono annullati. La nuova proposta (v. ultime due colonne) porta invece ad una distribuzione dei seggi tale da rispettare il più possibile la ripartizione dei poteri stabilita dai voti: in questo caso il 33.3% a ciascuno.
Tabella 4: Esempio di distorsioni apportate dai più noti sistemi elettorali. |
Le nuove proposte in Italia Per tornare in Italia, è parso interessante valutare il potere delle varie liste, nel caso di attuazione delle proposte più recenti del Centrodestra e del Centrosinistra. Allo scopo ci si è basati sui dati elettorali più "freschi", cioè ottenuti estrapolando i risultati delle elezioni 2000 nelle Regioni a Statuto ordinario e sommandoli ai risultati delle Europee 1999 nelle Regioni autonome (fonti: sito Internet del Ministero dell'Interno e della Camera dei Deputati). Allo scopo di rendere compatibili i dati delle due tornate, è stato necessario operare a livello provinciale alcuni accorpamenti fra i voti di piccoli partiti, e a livello regionale alcune suddivisioni di voti di coalizione, fra i partiti componenti. L'esito dei calcoli è riportato nella prima colonna di ciascuna delle Tabelle successive. |
Gli sbarramenti Nella Tabella 5 sono riportati i poteri che conseguirebbero a seconda dello sbarramento imposto. Prima di entrare nel merito, osserviamo che questi calcoli non tengono conto delle affinità fra i vari partiti; riguardano quindi distribuzioni di potere in votazioni per cui sono prevedibili anche schieramenti trasversali (v. il paragrafo sugli indici di potere). Un'ulteriore considerazione va fatta sulla possibilità che alcuni partiti minori si aggreghino ad altri per non scomparire; ciò è sicuramente possibile, anche se tali coalizioni vengono per lo più penalizzate in termini di voti. Con le dovute cautele sopra evidenziate, passiamo ora ad esaminare i risultati espressi nella Tabella 5. Notiamo innanzitutto che lo sbarramento ideale per ciascun partito non corrisponde in generale all'eliminazione di tutti quelli che lo seguono in ordine di grandezza (v. ad esempio Forza Italia, CCD, Pannella-Bonino e Fed. dei Verdi), in quanto l'esistenza di partiti minori può consentire ulteriori alleanze.
Tabella 5: I voti ottenuti nelle due ultime tornate elettorali (Colonna 1) e la ripartizione dei poteri che ne conseguirebbe nel caso di sbarramenti. Dall'esame dei valori massimi di ciascuna riga, evidenziati in neretto, si può dedurre che la quota ideale per DS e AN supera il 6%; quella per Forza Italia e PPI varia dal 5 al 6%; per Rifondazione Comunista, Lega Lombarda e Democratici la quota si abbassa al 4%, mentre il 3% non è ottimale per alcun partito. |
Le proposte del centrodestra e del centrosinistra La proposta comune a Centrodestra e Centrosinistra consiste, per la Camera, in un sistema elettorale misto dove metà dei seggi viene attribuita in modo proporzionale a liste circoscrizionali (con sbarramento del 5%) e l'altra metà in collegi uninominali. L'elettore dispone di un'unica scheda, in cui vota il candidato del collegio cui appartiene e una delle liste. I voti utilizzati dall'eletto in ciascun collegio vengono anche contati nella ripartizione proporzionale (ciò dà luogo ad una sorta di "premio di maggioranza", in quanto i voti del vincitore vengono contati due volte).
Tabella 6: I voti ottenuti nelle due ultime tornate elettorali (Colonna 1) e la ripartizione dei seggi che ne conseguirebbe secondo l'attuale sistema (Colonna 2) e secondo quelli proposti dal Centrosinistra e dal Centrodestra (Colonna 3). |
Note 1 cfr. Gambarelli G., Greco S., 1998, I giochi della politica italiana, Ricerca, 10-11, pp. 6-9. 2 cfr. Gambarelli G., Owen G., 1994, Indirect Control of Corporations, International Journal of Game Theory, 23, 4, 287-302. Per chi desiderasse approfondire questi ed altri argomenti di Teoria dei Giochi segnaliamo Gambarelli G., 1997, Giochi competitivi e cooperativi, Cedam, Padova; Gambarelli G., Pederzoli G., 1992, Metodi di decisione, Hoepli, Milano; Owen G., 1995, Game Theory, III ed. Academic Press, San Diego. 3 cfr. Gambarelli G., 1999, Minimax Apportionments, Group Decision and Negotiation, 8, 6, pp. 441-461. |