Un equivoco di Soldner nell'interpretazione della deviazione gravitazionale della luce
Vi proponiamo, tratto dal numero 98 di Lettera Matematica Pristem, l'articolo dello storico della Fisica Ledo Stefanini sul dibattito creatosi intorno alla conferma sperimentale delle predizioni teoriche di Albert Einstein sulla deviazione gravitazionale della luce.
Nel novembre del 1919 Arthur Eddington e i suoi collaboratori presentarono in un'assemblea congiunta della Royal Society e della Royal Astronomical Society i risultati relativi alla deviazione gravitazionale della luce, prevista dalla teoria generale della relatività, ottenuti tramite le osservazioni compiute durante l'eclissi solare del 29 maggio precedente.
Quando la notizia della conferma sperimentale della previsione di Einstein giunse in Germania, anche sull'onda del clamore che i giornali di tutto il mondo avevano suscitato, le reazioni furono di tipo diverso e talvolta dettate da motivazioni nazionalistiche o da pregiudizio razziale. Fra i più accesi avversari dellìebreo Einstein (e degli ebrei in generale) si segnalò Philipp Lenard, premio Nobel per la Fisica del 1905, che già aveva duramente contestato il premio Nobel assegnato a Röntgen nel 1901. Allo scopo di dimostrare che non apparteneva ad Einstein la priorità della scoperta della deviazione gravitazionale della luce, Lenard pubblicò sugli Annalen der Physik del 1921 un lavoro che un oscuro astronomo tedesco, Johann von Soldner, aveva scritto un secolo prima per gli Annali dell'osservatorio di Berlino. Naturalmente, le due deduzioni non sono confrontabili, in quanto appartengono a due teorie "incommensurabili" – la gravitazione e la teoria corpuscolare di Newton da una parte e la relatività generale dall'altra – ma viene spesso enfatizzato il fatto che i due valori della deviazione sono straordinariamente vicini. In questa revisione del lavoro di Soldner vogliamo mettere in luce il fatto che la deviazione calcolata da Einstein e quella di Soldner si riferiscono a situazioni fisiche del tutto diverse.