La formula dei dazi di Trump

Trum e i dazi
05/04/2025

Per decenni il nostro Paese è stato saccheggiato da nazioni vicine e lontane. Gli imbroglioni stranieri hanno fatto a pezzi il sogno americano. Renderemo l'America di nuova ricca.

Donald Trump, 3 aprile 2025 

Con queste parole il presidente degli Stati Uniti ha annunciato il "Liberation Day", ovvero un grande aumento dei dazi per tutte le merci straniere importate negli USA. I dazi, che sono i più alti mai imposti da inizio Novecento, saranno in vigore dal 9 aprile e saranno diversificati nei confronti di oltre 100 Paesi.

La regola decisa dall’amministrazione Trump è semplice: far pagare di più a chi nel corso degli anni avrebbe trattato peggio, commercialmente parlando, gli Stati Uniti. E per giustificare le percentuali, l'Executive Office della Casa Bianca ha pubblicato la formula matematica usata per il calcolo dei dazi "su misura" per ciascuna nazione. 

L’idea alla base di questa formula è trovare la variazione tariffaria Δτᵢ (il dazio teorico) necessaria a ridurre le importazioni in modo che si eguaglino con le esportazioni. L'aumento della tariffa incide infatti sui prezzi dei beni importati, determinando così una diminuzione della quantità importata. 

Ma indaghiamo i termini coinvolti. Il valore xᵢ rappresenta la quantità, in dollari, di merce esportata dagli Stati Uniti verso gli altri Paesi, mentre il valore mi la quantità, in dollari, di merce importata negli USA da ciascun Paese. Al numeratore si ha dunque il disavanzo commerciale xᵢ-mᵢ a scapito degli yankee.

Il parametro ε (epsilon) rappresenta l'elasticità della domanda di importazioni rispetto al prezzo ed è un indicatore economico che misura la reattività della domanda di un bene di fronte a variazioni del prezzo e si calcola dividendo la variazione percentuale della quantità domandata per la variazione percentuale del prezzo. Ad esempio, una catena di supermercati aumenta del 20% il prezzo di un prodotto, da 1,30 euro al pezzo a 1,56 euro. Prima dell'aumento di prezzo vendeva 50.000 pezzi la settimana, mentre al prezzo rialzato 38.000. La variazione percentuale della domanda risulta 12.000/50.000=0,24 e quella del prezzo 0,20, quindi l'elasticità è pari a 0,24/0,20 = 1,2. L'amministrazione Trump ha scelto un'elasticità pari a 4, significativamente superiore al valore 2 indicato dagli studi economici.

Il parametro φ (phi) è il coefficiente di trasmissione dei dazi che indica quanta parte del dazio si trasferisce effettivamente sui prezzi finali per i consumatori americani. Facciamo un esempio, supponiamo che un’azienda debba fronteggiare un dazio del 25% sulla merce esportata e supponiamo che questo venga trasferito per i 3/5 sul prezzo per i consumatori e i 2/5 siano assorbiti attraverso una riduzione dei margini di guadagno. Si ha φ = 3/5 = 0,6 ottenendo un rincaro sui prezzi finali del 3/5×0,25=15%. La Casa Bianca ha stabilito un valore di φ pari 0,25, valore molto più basso rispetto ai dati empirici.

Il termine Δτᵢ·ε·φ·mᵢ rappresenta allora la variazione assoluta delle importazioni conseguente a una variazione tariffaria Δτᵢ e per annullare il disavanzo commerciale, questa variazione deve essere pari alla differenza xᵢ-mᵢ tra esportazioni e importazioni. 

Ed ecco trovata la formula per il calcolo del dazio teorico. Per ottenere il dazio effettivo annunciato qualche giorno fa, si deve dividere Δτᵢ per due, una sorta di sconto sull'incremento tariffario che il presidente Trump ha voluto concedere ai suoi partner/avversari commerciali.

Consideriamo il caso dei rapporti commerciali tra USA e UE. Lo scorso anno (fonte il US Census Bureau) il valore delle esportazioni europee è stato pari a 841,4 miliardi di dollari mentre quello delle importazioni 605,8 miliardi di dollari. Si ha dunque xᵢ-mᵢ = -235,6 e quindi il valore Δτᵢ = -0,39 che dimezzato e arrotondato porta al dazio annunciato verso le importazioni europee del 20%.

I conti tornano e il problema non è matematico ma è invece di carattere politico ed economico. Per molti analisti le scelte dei parametri e dei valori appaiono scelti per ottenere il risultato voluto e non riflettono la realtà economica. Inoltre pensare che il disavanzo commerciale a scapito degli Stati Uniti sia interamente causato da dazi che gli altri Paesi imporrebbero agli USA è altrettanto fantasioso. Stando alle teorie dell’amministrazione Trump, l'Europa applicherebbe dazi al 39% quando nella realtà i dazi medi europei si aggirano all'1,2%.