Marconi e l'immagine dell'Italia all'estero

Vorrei innanzi tutto descrivere la documentazione presa in esame. Il mio articolo si avvale di una ricerca fatta a campione individuando nella documentazione dell'Archivio centrale dello Stato alcuni specifici fascicoli che potessero contenere documentazione interessante: nelle serie archivistiche della Presidenza del consiglio dei Ministri, della segreteria particolare del Duce (carteggio ordinario e riservato), dei ministri della marina, dell'aeronautica, della pubblica istruzione e della cultura popolare, della Real Casa e in alcuni archivi privati (Giannini, Nitti, Orlando, Boselli, agenzia Stefani). Ho poi consultato l'archivio del ministero degli Esteri: la serie Affari politici, affari commerciali, e soprattutto la rappresentanza diplomatica di Londra, fondo che conserva una serie di corrispondenze tra Marconi e i vari ambasciatori che si sono succeduti in quella sede negli anni dal 1895 al 1937. Ho infine rapidamente esaminato anche l'archivio Guglielmo Marconi conservato presso l'Accademia Nazionale dei Lincei. La ricerca dovrà essere ulteriormente completata con lo spoglio di riviste e giornali italiani e stranieri, non solo per gli anni 1895-1937, per avere una visione delle commemorazioni marconiane almeno negli anni immediatamente successivi alla morte dello scienziato.

Marconi ha avuto un grande significato per gli italiani all'estero, per la penetrazione commerciale italiana, per le missioni diplomatiche delle quali è stato investito, per l'immagine che egli ha dato del "genio" italiano sia agli italiani stessi che agli stranieri. Nel 1899 "L'illustrazione Italiana" riportava: "In queste ultime settimane la lettura dei giornali inglesi e d'America è stata fonte di viva compiacenza per noi italiani. Un'altra volta la gloria d'un italiano occupa il mondo vecchio e nuovo e lo costringe all'ammirazione. Dalle maestose colonne dei giornali inglesi e degli Stati Uniti, ci è pervenuta l'eco dei trionfi lontani del telegrafo senza fili di Guglielmo Marconi, sperimentato con felice successo nelle manovre navali inglesi e nello sport nautico Americano ... Il New York Herald, coi mezzi colossali di cui suole disporre per le novità, ha fatto in guisa di aver col sistema Marconi il risultato delle corse internazionali degli yacht. Così l'intraprendente giornale è stato il primo a servirsi d'un mezzo, che in seguito altri giornali vorranno adottare, tanto più che quel telegrafo non ha detto l'ultima sua parola. E perfezionamenti verranno ad imporsi .... Durante le trasmissioni che riuscirono felicemente, nonostante il tempo nebbioso e afoso, il Marconi zufolava allegre marce ed ariette inglesi. Lo yacht americano Columbia vinse l'inglese di dieci minuti... ma l'importante era il telegrafo senza fili, ... l'interesse era per l'ingegnere italiano. Al Marconi fu dato in quel giorno un banchetto rallegrato da canzoni napoletane della colonia italiana; il trionfatore si mostrava, anche allora, modesto e umile in tanta gloria". Se il genio e la capacità imprenditoriale di Marconi sembrano poter essere annoverati fra i caratteri tipici dell'italianità, meno tipicamente italiana sono considerate la sua pignoleria che viene detta anglosassone e la sua capacità di intrattenere rapporti alla pari con gli stranieri. Né va dimenticato che la padronanza dell'inglese (dovuta alla nazionalità della madre) e il perfetto inserimento sociale nei paesi anglofoni lo faranno considerare alcune volte un emigrante, anche se

di lusso.

Nel 1911 si svolse a Roma un congresso degli italiani all'estero; l'ambasciatore a Londra Guglielmo Imperiali, incaricato di contattare Marconi e dì invitarlo a intervenire, scriveva al presidente dell'Istituto Coloniale Italiano: "Il Commendator Marconi ha fatto sapere che interverrà. Egli spera di poter essere a Roma l'11 corrente e intende prendere parte ai lavori del Congresso. Egli ha però insistito presso di me affinché io mi renda interprete presso la signoria vostra illustrissima del suo preciso ed esplicito desiderio di essere considerato nella sua partecipazione al Congresso non come un italiano all'estero, ma come un italiano nel regno, come effettivamente egli è e si considera, avendo. egli ha detto, la sua residenza nel regno e trovandosi soltanto temporaneamente all'estero". In realtà questo "temporaneamente" è da considerarsi un "quasi permanentemente" in alcuni periodi della sua vita.

Fra Marconi e la Casa Reale vi è un duplice rapporto: quello evidente per cui le glorie del regno sono le glorie del re stesso, secondo un antico costume cui Casa Savoia non si sottrae, ma anche quello legato a un interesse personale di Vittorio Emanuele III verso la radiotelegrafia. Vi era nel monarca una grande ammirazione per Marconi, che lo spingerà ad assistere a conferenze tenute da Marconi in Campidoglio e ad averlo ospite nelle varie residenze reali. Del resto, Marconi era assai ben accreditato presso la monarchia inglese e quindi sarebbe stato sconveniente che una monarchia straniera accogliesse un "genio Italiano senza che questi fosse riconosciuto in primis anche dal suo re. Il Marconi che inaugura le stazioni radiotelegrafiche in Cina, in America o in un qualsiasi paese del mondo, rappresentava un messaggio di orgoglio per gli italiani che risiedevano in quel Paese; numerose lettere di ammiratori lo testimoniano. Egli era visto come un uomo d'affari accorto nei suoi interessi, ma disposto a sacrificarli di fronte al "bene" dell'Italia, In un discorso al Senato del Regno, il 4luglio 1916, affermava: "L'Italia è mal conosciuta all'estero. Il giudizio che in generale si forma all'estero sui servizi resi dall'Italia alla grande causa comune e sulle energie che essa possiede non è ancora del tutto in accordo con la realtà, e ciò perché molti fatti in favore dell'Italia sono ignorati. L'Italia, questa mirabile nostra patria, ha affermato il suo diritto alla intera indipendenza economica e a fruire da pari, fra le grandi nazioni, dei vantaggi assicurati dalla libertà dei traffici e dell'equa concorrenza dei mercati del mondo." Nel 1917 gli venne proposto da Boselli, allora primo ministro, di recarsi negli Stati Uniti Come alto commissario italiano, per chiedere appoggio ma soprattutto per offrire una nuova immagine dell'Italia: in alcuni ambienti politici stranieri i commenti sui rappresentanti italiani non erano molto favorevoli (si diceva rappresentassero gli interessi del Vaticano più che del Quirinale). Marconi, in una lettera a Boselli del 18 agosto 1917, scriveva: "Se l'eccellenza vostra crede nell'interesse nazionale che io mi rechi negli Stati Uniti nella qualità di alto commissario per 1'Italia accetterei l'onorifico e responsabile incarico ma riterrei necessario si convenisse quanto segue:

1. L'accettazione sarebbe per un periodo dai 4 ai 6 mesi.

2. Pieni poteri amministrativi ed economici alle dipendenze dirette di sua eccellenza o del Regio Governo.

3.Subordinazione dei regi delegati di tutti i ministeri.

4.Libertà di scelta di comune accordo con il Regio Governo dei propri funzionari ed assistenti.

5.Rinunzia da parte mia a qualsiasi stipendio o indennità, salvo il pagamento da parte del Regio Governo delle spese necessarie al buon andamento della nuova organizzazione.

Sarei lieto di spiegare poi sommariamente e più chiaramente a Vostra Eccellenza il mio concetto riguardo all'importante questione".

Non se ne fece nulla soprattutto per l'opposizione dei diplomatici di carriera. E Paolo De Vecchi, un medico che si era trasferito negli Stati Uniti da molti anni, così commentava in una lettera a Busati del 10 ottobre 1917: "È un peccato che Marconi non sia lui qui arbitro, perché solo lui, che capisce questo paese, potrebbe salvarci da una situazione veramente disastrosa".

Con il fascismo Marconi, già accademico dei Lincei da molti anni, poi presidente dell'Accademia d'Italia e del CNR, si trova a diventare rappresentante della nuova realtà italiana. Crede nel fascismo e il fascismo costruisce intorno a lui la figura di un personaggio rappresentativo del regime; l'intensa partecipazione alla vita mondana all'estero e in Italia fa di lui -nell'immaginario collettivo di quegli anni - una delle figure vincenti del regime. Nelle cronache che si leggono sui giornali americani, inglesi, francesi di quegli anni ricorre il leit-motiv di Marconi uomo di successo, intelligente, ricco, nobile (anche se da poco), sposato a una donna bella e aristocratica: la realizzazione di una favola. Marconi accolto dal sindaco di Chicago; Marconi a Filadelfia o a Tokyo, a Parigi e a Londra; si parla degli splendidi ricevimenti a bordo dell'Elettra, della marchesa Marconi e dei suoi splendidi abiti, In un ricevimento a New York gli italiani lì residenti si assiepano per vedere la coppia scendere dall'Elettra. L'emigrato italiano partecipe di questo successo è incantato. La marchesa sorride, è vestita di bianco, elegantissima. Per gli anonimi ammiratori è importante anche solo aver visto il grande Marconi e, nella migliore delle ipotesi, avergli stretto la mano. Sempre più spesso l'agiografia marconiana ha accenti del tipo "Marconi empie dei fremiti e del suo genio gli spazi", "il nome di Marconi corre per il mondo con la stessa rapidità dell'onda hertziana", "Salva fu per lui la vita di migliaia di uomini, per lui si offrì, all'occhio umano, oltre il buio inesplorabile, la luce nascente dello scoccare di due scintille: quella della dominata materia e quella del genio immortale" . Alla morte di Marconi i messaggi di cordoglio si susseguono da tutte le parti del mondo; poco dopo, al Senato viene proposto che il 25 aprile, anniversario della sua nascita, sia a tutti gli effetti giorno di solennità civile.

Margherita Martelli