Intervista a Fabrizio Battistelli

Sui temi del convegno Science for Peace abbiamo intervistato Fabrizio Battistelli, professore di Sociologia all'Università “La Sapienza” di Roma che ha introdotto la sessione dedicata a "Aggressività umana, guerra e sicurezza". Nel suo intervento, ha distinto in modo chiaro i concetti di rischio e di minaccia come un presupposto importante per poter distinguere la situazione in cui una collettività si trova e quindi creare un strumento per affrontare il problema. "Il concetto di rischio comprende la possibilità di rischi derivanti da scelte di per sé positive le cui conseguenze non sono state valutate attentamente. Riconoscere una situazione come un rischio significa ricondurre a sè stessi le responsabilità delle conseguenze, e non da un nemico esterno. La minaccia invece si pone sull'asse delle intenzionalità come un danno che un attore ostile vuole causare nei nostri confronti."

Abbiamo chiesto a Fabrizio Battistelli come è possibile discernere nella realtà le due situazioni. Se quello ambientale causato dall'inquinamento industriale può essere un rischio causato dallo stile di vita, quindi causato dal singolo cittadino, diventa però una minaccia nel momento in cui l'industria e la politica non ascoltano le ragioni dei cittadini al solo scopo di assicurarsi un profitto. Per Battistelli "il ruolo decisivo per affrontare questo rischio diventato minaccia e il conflitto che ne segue è comunque e solo la posizione collettiva dell'opinione pubblica che purtroppo rimane una forza debole. E' l'unico contrappeso ai grandi interessi costituiti (economico, politico...) ma non è omogenea, non è informata, è divisa. L'opinione pubblica, come diceva il New York Times, ai tempi della guerra in Iraq e la sua opposizione, è la superpotenza mondiale però deve essere continuamente sostenuta. Devono porsi al suo servizio politici onesti, cosa non facile, e scienziati coscienziosi. Se c'è una quota della politica e della scienza che fornisce elementi a sostegno, l'opinione pubblica può influenzare le decisione."

Sempre a Battistelli abbiamo chiesto se questo nuovo movimento deve prendere delle posizioni e schierarsi o costituire solo un punto di riflessione. "Secondo me" dice Battistelli "inizialmente non può che essere ecumenica, ma nel tempo dovrà sempre più spesso prendere posizione sui grandi temi." E sulle istanze locali (pensiamo al movimento contro l'ampliamento della base Nato di Vicenza? "Non sono un promotore del Convegno e quindi la mia visione è da semplice osservatore esterno. Penso che sarà difficile raggiungere questo livello di dettaglio. Questo non è un movimento di massa, che si può occupare di singoli casi. Si può vedere come la presa di coscienza di tecnici e operatori, finalizzato a tracciare delle linee guida. Sono le realtà locali che devono prendere spunto per poi sviluppare azioni in completa autonomia."