L'occhio di Galileo
J.P. Luminet
L'occhio di Galileo
La Lepre, Roma, 2012
pp. 416; euro 22,00
L’opera di Jean-Pierre Luminet, astrofisico e scrittore francese, non è il saggio di uno scienziato sulla storia dell’astronomia, ma è un romanzo (e come tale ricco di finzione) avvincente che, oltre a divertire il lettore, racconta e insegna la vita di Keplero e Galileo attraverso le relazioni passionali e conflittuali con la società e la politica dell’epoca. Nel volume sono messe in luce le personalità dei due padri dell’Astronomia narrando aspetti poco noti e sorprendenti del loro rapporto.
La trama ha inizio nell’ottobre 1601. Ai funerali dell’astronomo e matematico Tycho Brahe, il suo successore Johannes Keplero si appoggia su un bastone ricevuto in eredità dal defunto: il bastone di Euclide. Ciò che il resto del mondo ignora è però che il bastone è cavo e che Keplero vi ha nascosto preziose osservazioni astronomiche sottratte all’avidità degli eredi di Tycho. Keplero, oltre a scoprire le tre leggi destinate a rivoluzionare la nostra visione dell’Universo, si è anche dedicato allo studio dell’ottica ed è il solo uomo in grado di comprendere a fondo il funzionamento del cannocchiale di Galileo. Lo scienziato italiano, geloso delle proprie scoperte, scrive a Keplero senza rivelare quasi nulla delle osservazioni compiute con il cannocchiale, esponendogli i suoi dubbi sotto forma di enigmi che Keplero dovrà risolvere.
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