Parole di giorni lontani
Tullio De Mauro
Parole di giorni lontani
Il Mulino, Bologna, 2006,
pp. 146, Euro 10,00
Nella Napoli degli anni 1930-1940 un bambino fa il suo ingresso nel mondo della lingua e delle parole. Figlio di buona famiglia, colta e borghese, attorniato da fratelli e sorelle più grandi, impara pian pino la difficile arte della lettura compitando uno per uno i caratteri stampati sul dorso dei libri della biblioteca di casa. E l’apprendistato alfabetico media la scoperta che il bambino fa della realtà e della storia, una scoperta continua, fatta di parole nuove, a volte bizzarre o fraintese, di modi di dire, di filastrocche, di versi celebri.
Con scrittura lieve, Tullio De Mauro ricorda in queste pagine la propria iniziazione linguistica, lasciando tralucere alcuni temi portanti delle riflessioni del linguista adulto: dalla centralità della scuola nella promozione dell’eguaglianza culturale al rapporto tra condizione economica, istruzione e cultura linguistica. Ma sono sempre le parole a restare in primo piano, le parole di un lessico personale, familiare e regionale, che si imprimono nella memoria, e che da questa nel tempo riaffiorano, per rievocare, simili alle madeleine proustiane, un intero mondo passato, che non è più.
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