Un'Odissea. Un padre, un figlio e un'epopea
D. Mendelsohn
Un'Odissea. Un padre, un figlio e un'epopea
Einaudi, Torino, 2018
pp. 320; euro 20,00
In questo libro autobiografico lo scrittore Dan Mendelsohn, classe 1960, filologo classico, grecista, e docente universitario, propone un'attenta lettura e profonda analisi dell'Odissea nell’ambito di un suo corso tenuto presso il Bard College di New York. Ma il vero protagonista, insieme a Ulisse, è il padre di Dan, Jay Mendelsohn, ottantunenne matematico in pensione, che gli chiede di poter frequentare il corso insieme agli studenti, e lo fa con grande assiduità, entusiasmo e con frequenti interventi e considerazioni negli spazi destinati al dibattito (e non solo). Da questa circostanza nasce una profonda, suggestiva e toccante analisi dei rapporti fra padri e figli, che dalla ricerca di Ulisse da parte di Telemaco si riflette su quella di Dan nei confronti di Jay. Mai padre e figlio si sono sentiti così vicini come durante questa esperienza, in cui il figlio diventa docente del padre.
Ma la situazione che si crea porta anche a profonde riflessioni sui rapporti fra maestri e allievi, e anche dei contatti fra le cosiddette due culture, fra lo studio dei classici della letteratura e l'approccio razionale e riduzionista delle scienze matematiche. E non è tutto qui, perché si profila anche il confronto fra l’ateo Jay, che considera un segno di debolezza e di umana miseria il fatto che nell'Odissea Ulisse venga continuamente aiutato dagli dei, in contrasto con il concetto di forza della provvidenza insito nel giudizio del credente Dan, secondo il quale l'intervento divino è un aspetto centrale dell'umanità, e persino motivo di orgoglio.
I sempre più frequenti dibattiti innescati dalle argute e insolite osservazioni di Jay nell'ambito del corso (temutissime dal figlio) frutto del vissuto di quello che avrebbe potuto essere il nonno o bisnonno degli altri frequentanti, dapprima incuriosiscono i giovani studenti, per il tono e per i riferimenti inaspettati (alle sue esperienze in guerra, per esempio) poi tutti si rendono conto (anche il docente Dan) che questi diversi punti di vista mettono in luce aspetti interessanti e costituiscono spunti per nuovi e per niente banali dibattiti alla base di un interessante confronto intergenerazionale. Insomma, ancora una volta la ricchezza che viene dalla diversità: di età, linguaggio, mentalità, punti di vista, esperienze… Ogni suo intervento, che spesso si esprime con la locuzione "sono l'unico a pensare che…?" diventa motivo di arricchimento proprio perché diverso, atipico, non ortodosso. È così che settimana dopo settimana il matematico ottantunenne conquista la stima delle matricole del corso, esce con loro e armato del suo scarno e tagliente rigore etico e scientifico, sfida gli insegnamenti dell'illustre classicista, suo figlio. A semestre concluso, poi, il loro viaggio prosegue oltre le mura dell'aula, partecipando insieme a una crociera a tema nel Mediterraneo sulla via di Itaca seguendo il percorso di Ulisse secondo il racconto omerico.
Questo diventerà un ulteriore momento di affettuosa vicinanza, con Daniel che si scopre novello Telemaco sulle tracce del padre Jay-Ulisse inizialmente sconosciuto e poi sempre più vicino e tenero, ma che si sta inesorabilmente trasformando nel decrepito Laerte, padre di Ulisse, rinnovando così il susseguirsi, sempre uguale ma profondamente diverso, delle generazioni. Con un sapere che passa dai genitori ai figli, dai maestri agli allievi, da popoli ad altri popoli. L'interessante figura di Jay incarna anche il fecondo connubio di saperi, mostrando la ricchezza di un matematico in grado di apprezzare il pathos, la profondità e l'universalità dei classici, che lo invitano a riflettere su se stesso, la sua famiglia, la sua vita.
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