In ricordo di Gabrile Lolli

Gabriele Lolli
14/01/2025

Gabriele Lolli ci ha lasciati ieri, 13 gennaio 2025. Aveva compiuto da poco gli 82 anni. Sapevo che da qualche mese purtroppo non stava bene. Ma nella mia mente rimane il ricordo dell’ultima occasione in cui l’ho incontrato, lo scorso aprile a Roma a un convegno sulla Filosofia della Matematica nel ‘900: lo trovai forse un po’ affaticato per l’età, ma profondo e illuminante come sempre durante la sua conferenza e, al di fuori delle attività congressuali, affabile e quasi paterno nei miei confronti. 

In questi nostri tempi, la scienza ama specializzarsi e la cultura si appiattisce, diventando soltanto informazione superficiale. Così, in ossequio a questi parametri, Gabriele si può qualificare come un “logico”: lo era certamente, e di grandissimo valore. Ma una tale definizione non gli rende affatto giustizia. Perché Gabriele era un matematico a tutto tondo, conoscitore e intenditore di tantissime branche della disciplina al di là della logica, tanto pure quanto applicate. Ma, ancor più, era un uomo di vastissima e profondissima cultura, di erudizione e di acutezza al di là della matematica, nell’ambito della filosofia, della didattica, della storia del pensiero, della letteratura e di molto altro. Un Maestro con la M maiuscola, se mi è consentito di usare una parola forse ormai in disuso – ma non me ne vengono in mente altre di più appropriate, per descrivere quello che lui è stato per tantissimi di noi, e certamente anche per me: una di quelle figure che ti accorgi vivere in un universo infinitamente superiore al tuo, che sai di non poter eguagliare, ma che ti rallegri di aver potuto conoscere.

Oggi ricordiamo i suoi libri penetranti e rigorosi sulla teoria degli insiemi, sul concetto di dimostrazione in matematica, sui fondamenti della scienza, sulla storia del pensiero del Novecento; oppure i volumi dedicati a Goedel e l’edizione italiana, da lui curata con altri, delle opere complete del logico austriaco; oppure la sua passione per Calvino e per le Lezioni americane, e il suo Discorso sulla matematica del 2011; e molto altro ancora – mi fermo perché, a voler continuare, corro solo il rischio di dimenticare tanti suoi contributi, altrettante pietre miliari della storia matematica di questi decenni.

Nelle sue analisi scientifiche, nei suoi giudizi, Gabriele era rigoroso, indipendente, acuto e mai ingiusto, quasi burbero e per niente incline a  complimenti e compromessi. Eppure nei rapporti umani era spesso cordiale, oserei dire tenero. Ho usato poco fa l’aggettivo “paterno”, per descrivere i suoi modi nei miei confronti. Ripensandoci, non trovo parola più appropriata ed efficace. È così che mi piace ricordarlo e salutarlo oggi, purtroppo per l’ultima volta.