“Nature” sull’Italia: va giù pesante
L’editoriale del numero di novembre della prestigiosa rivista scientifica Nature è dedicato all’Italia e alla politica seguita dal nostro Paese in tema di scienza. Non è la prima volta che succede ma in questa occasione i giudizi sul ministro Profumo sono particolarmente taglienti. Non a caso, l’editoriale è intitolato “Murky manoeuvres”.
L’editoriale prende spunto da tre fatti di cronaca, tutte e re legati a sentenze di vari tribunali e Corti: la chiusura, decisa dal tribunale di Brescia, di un allevamento di cani che praticava sugli animali test sulla tossicità dei prodotti; il pagamento di un risarcimento, deciso dalla Corte di Cassazione, a un uomo che aveva sviluppato un tumore al cervello causato dal lavoro che richiedeva l’uso di telefoni cellulari; la sentenza del tribunale de L’Aquila del 22 ottobre che ha condannato sei scienziati perché non erano riusciti a trasmettere adeguatamente i rischi del terremoto del 2009 causando così la morte di 29 persone che altrimenti avrebbero lasciato le loro case. Nelle decisioni dei giudici, Nature” vede un riflesso delle considerazioni in cui è tenuta la scienza in Italia: “si suppone che i giudici in Italia, come del resto in qualsiasi democrazia, prendano decisioni indipendenti e basate esclusivamente sulla legge. Ma l’influenza di uno stato d’animo generale della società è difficile da evitare – e in Italia, spesso, la società ha poca comprensione e rispetto per la scienza e le sue complessità”.
Tutto dipende dalla tradizione culturale italiana, dagli scarsi finanziamenti che continuano ad impedire un serio sviluppo scientifico e dalla mancanza di una cultura del “merito”.
E’ qui che si inserisce il ministro Profumo che intende riformare la riforma, ancorché recente, che dava maggiora autonomia e responsabilità alle agenzie di ricerca scientifica e cercava di introdurre un sistema indipendente (dalla politica) per identificare i candidati chiamati a ricoprire le cariche di presidenza delle stesse agenzie. “Ma il ministro della ricerca Francesco Profumo sembra stia per ribaltare nuovamente l’assetto rompendo nuovamente gli equilibri. Attraverso una confusa manovra ha annunciato, su di un giornale finanziario in data 11 ottobre, alcuni piani di riforma che, insieme ad altri cambiamenti, sarebbero volti a riunire entro la fine dell’anno tutte le 12 agenzie di ricerca in una sola organizzazione nazionale. Egli ha sostenuto, in maniera poco convincente e senza un piano tecnico, che un tale sistema consentirebbe di risparmiare denaro e accedere così a molte più borse di ricerca UE. Mantenendo lo stile dei suoi predecessori, il ministro ha dato la comunicazione della riforma senza essersi consultato né con la comunità scientifica, né coi presidenti delle agenzie interessate”.
Insomma, anche a Nature”, Profumo non piace e il giudizio è severo: “la proposta dilettantesca di Profumo, che ha inserito nella legge finanziaria per il 2013-15 del primo ministro di crisi Mario Monti, non è sopravvissuta al vaglio parlamentare; ma Profumo sembra intenzionato a spingere per dei cambiamenti in tempi rapidissimi – infatti il governo in cui siede verrà sciolto il prossimo marzo”.