Cenni su ulteriori iniziative rivolte agli allievi
I programmi, i libri di testo e le norme sulle quali mi sono dilungato nel capitolo precedente rappresentano indubbiamente una componente importante delle riforme scolastiche. Ma non ne sono l’unica componente. Ritengo quindi opportuno citare brevemente alcune iniziative collaterali che Prodi ha contribuito a costruire e a gestire (con successo).
4.1 Il Syllabus di Matematica per l’accesso alle Facoltà scientifiche
Detto in breve, si trattava di una iniziativa promossa da Prodi nell’undicesimo congresso UMI (Palermo, 1979) con la quale egli proponeva di redigere una specie di manifesto delle conoscenze e abilità minime indispensabili per i giovani in procinto di affrontare un corso di laurea con elevati contenuti matematici. La proposta fu accolta favorevolmente dalla CIIM e fu poi attuata nel corso dell’anno 1980 (vedi [PRODI 1980]).
Ecco come Prodi ne illustra la genesi e gli scopi:
“Purtroppo è molto difficile per un allievo di scuola elementare di scuola secondaria avere un’idea abbastanza precisa dell’importanza dei vari temi in cui l’insegnamento della matematica si articola. Si deve ammettere che, fra tutte le materie, la matematica corre più di ogni altra il rischio di passare via incolore e insignificante. Troppo spesso l’insegnamento si limita alla pur necessaria manualità del calcolo: mancano le motivazioni e le aperture. Non è neppure facile per un giovane misurare le sue autentiche attitudini e capacità.
Ma la pubblicazione del Syllabus ha avuto un secondo scopo, che del resto è strettamente collegato al primo: quello di intervenire in modo efficace nell’insegnamento della matematica nelle scuole secondarie. Chi utilizzazione fare del Syllabus? Abbiamo detto chiaramente nella prefazione al documento cosa non si deve fare col Syllabus: in particolare, il Syllabus non deve essere un prontuario ad uso degli esaminatori della maturità (…). Solo quando il documento sarà stato diffuso e accettato, sarà insomma entrato nel costume, potrà anche diventare un documeto base per l’esame finale. Per ora no.
Al contrario, sarà ottima cosa se i docenti di matematica del primo anni dell’università si riferiranno a questo documento, dandolo come punto di partenza del loro insegnamento. Naturalmente, nelle sedi universitarie cui si fa un “precorso”, il Syllabus potrà essere accettato (e citato) come programma di base.”
Il Syllabus ebbe a suo tempo una larga diffusione (per esempio tramite la Scuola Normale di Pisa e tramite varie riviste tra cui Tuttoscuola, Archimede).
Fu successivamente riveduto e ampliato a cura dell’UMI, e ripubblicato sul NUMI, 36, n. 8 (Agosto 1999).
E a mio avviso il Syllabus può essere utile tuttora, esattamente come lo era stato una ventina di anni fa. Il Syllabus è tuttora reperibile anche in rete.
4.2 La sperimentazione condotta a Pisa negli anni 1994-96 come alternativa alla tradizionale formazione universitaria degli studenti di Matematica
Per una presentazione ulteriore di questa iniziativa rinvio i lettori alla chiara e ampia conferenza che Prodi tenne nel 1995 al congresso nazionale UMI di Padova, il cui testo si trova pubblicato sul NUMI del novembre 1995, pp. 28-42 col titolo “La formazione degli insegnanti di matematica).
Qualche lettore attento alle sfumature linguistiche avrà forse notato una discordanza fra il titolo della relazione di Prodi dove si parla solo della “formazione degli insegnanti di matematica” e il titolo più ampio che io ho dato a questo paragrafo, parlando della “formazione universitaria degli studenti di matematica” di quel tempo e intendendo con ciò tutti gli aspiranti ad una laurea in uni qualsiasi dei tre diversi indirizzi (generale, applicativo, didattico).
Ma non si è trattato di una svista. È stato lo stesso Prodi a suggerirmi la formulazione più ampia. Infatti egli, dopo aver affrontato l’interrogativo “come formare gli insegnanti di matematica?” e dopo avere espresso alcune sue perplessità circa la preparazione universitaria dei nostri futuri insegnanti, così conclude:
“Il mio disagio e le mie perplessità si sono estesi al modo in cui formiamo tutti i nostri laureati in matematica, non solo gli insegnanti, ma anche quelli che si orientano verso la ricerca o verso le applicazioni.”
Ed è proprio sulla base di questa sua riflessione che la sperimentazione attuata a Pisa non ha riguardato solo l’uno o l’altro dei tre indirizzi. È stata invece lasciata agli studenti del primo anno la possibilità di scelta tra il corso tradizionale e quello sperimentale.
Ciò ha determinato un pesante carico per i docenti (volontari) coinvolti nel progetto sperimentale, ma ha dato anche la soddisfazione di avere a che fare con studenti particolarmente vivaci e interessati. Anch’io avendo dato un piccolo contributo per la parte geometrica del corso sperimentale ricordo tuttora con piacere il vivo interesse dimostrato in varie occasioni dai miei studenti, per esempio quando accennai ad essi, che conoscevano solo poche semplici curve algebriche, l’inesistenza delle curve “spline” e le loro molteplici applicazioni”.