Errore e verità nella scienza

Inevitabilmente, riferendoci all'errore nella scienza, il pensiero va all'inizio del Novecento quando l'errore non compare più come una presenza diabolica quasi demoniaca ma come una necessità da controllare per procedere correttamente nei percorsi scientifici. Infatti nel momento in cui il rigore lascia il posto alla coerenza, l'indagine qualitativa a quella quantitativa, l'errore diventa una realtà della quale bisogna tener conto e che occorre imparare a gestire.

Gli errori, dunque, si possono compiere purché riconosciuti e corretti con il passare del tempo e purché soggetti a un ferreo controllo. A volte è addirittura lo stesso errore che induce a nuove scoperte nella scienza. Gli errori vengono eliminati con il progresso, con la conoscenza ma poiché l'indagine e le speculazioni procedono infaticabilmente, ci saranno nuovi errori e poi ancora e ancora.

Nel libro Errore (Doppiavoce, Napoli, 2019 - pp. 109; 12,00 euro), Pietro Greco indaga sull'errore nella scienza e inizia con le varie definizioni dell'errore tra i vari studiosi, matematici e filosofi in particolare, supportando la sua indagine con bellissime citazioni. Nel libro prosegue con dieci brevi storie che illustrano errori compiuti da scienziati importanti dove l'individuazione dell'errore ha portato a nuove eccezionali scoperte. Come nel caso di Enrico Fermi che riceve il premio Nobel nel 1938 per "l'identificazione dei nuovi elementi radioattivi prodotti dal bombardamento di neutroni e per la scoperta, in relazione a questo studio, delle reazioni nucleari causate dai neutroni lenti", i nuovi elementi radioattivi vengono battezzati ausonio ed esperio. In realtà Fermi e il gruppo dei giovani fisici di via Panisperna, come scopre quattro anni dopo Lise Meitner (unitamente a suo nipote Otto Frisch), avevano ottenuto la prima fissione artificiale del nucleo atomico che verrà poi annunciata dalla stessa Meitner reinterpretando i risultati dell'esperimento di Fermi.

Le dieci storie sono veramente molto interessanti come quella su Cristoforo Colombo che progettando un viaggio verso le Indie, utilizza le carte geografiche disegnate sugli studi di Tolomeo e quindi contenenti un notevole errore sul calcolo del diametro terrestre (che a lui risultava inferiore, addirittura, del 30% rispetto a quello che conosciamo oggi, anche se Eratostene, molti anni prima, lo aveva calcolato quasi esattamente commettendo un errore di solo l'1%). A causa di tale errore, la cui causa è stata individuata solo recentemente, Cristoforo Colombo si ritrovò in un altro continente e scoprì l'America.

Il testo si conclude con un epilogo contenente un Elogio dell'errore. Ormai l'errore non è più una patologia ma una chiave che apre le porte della conoscenza "non bisogna averne paura perché la paura dell'errore blocca il progresso della conoscenza". Dalla paura siamo passati alla sua utilità e alla sua potenza.

"L'unico peccato imperdonabile – dice Karl Popper – è nascondere un errore"; così recita l'ultima citazione di questa passeggiata attraverso gli errori e con gli errori.

La copertina del libro è talmente particolare che ci costringe ad osservarla: una enorme lettera, la lettera "E", che la riempie quasi totalmente, e una parola scritta sopra: Errore. La lettera "E" è di un colore rosso fucsia, o meglio rosso scarlatto e questo (ricordando un romanzo della seconda metà dell'Ottocento dal titolo La lettera scarlatta di Nathaniel Hawthorne, dove la lettera, una volta indossata, costituiva una sorta di marchio infamante) induce a catalogare l'Errore tra le cose immonde e peccaminose.