Il realismo di Hilary Putnam
Il prossimo 2 ottobre 2011, a Stoccolma, verrà ufficialmente consegnato a Hilary Putnam il prestigioso Rolf Schock Prize in logica e filosofia con la seguente motivazione ufficiale: “For his contribution to the understanding of semantics for theoretical and ‘natural kind’ terms, and of the implications of this semantics for philosophy of language, theory of knowledge, philosophy of science and metaphysics”. Questo premio, assegnato per la prima volta nel 1993 e da allora ogni due anni, si compone anche di altre tre categorie: Matematica, arti visive e arti musicali. Tutti sono decisi da commissioni appartenenti a tre delle accademie reali svedesi: i premi appartenenti alle ultime due categorie sono assegnati, rispettivamente, da The Royal Swedish Academy of Arts e da The Royal Swedish Academy of Music, mentre sia il premio appartenente alla categoria della Matematica che quello in Logica e Filosofia sono assegnati da The Royal Swedish Academy of Sciences.
Per la sezione di Logica e Filosofia questo premio ha ormai assunto il ruolo di “Premio Nobel della Filosofia” (tra l’altro l’accademia delle scienze che lo assegna è la stessa dei premi Nobel). Del resto, se si scorre il breve elenco dei precedenti laureati, personalità di eccezionale levatura, se ne comprende facilmente il motivo. Essi sono: W.V.O. Quine (nel 1993), M. Dummett (1995), D.S. Scott (1997), J. Rawls (1999), S.A. Kripke (2001), S. Feferman (2003), J. Hintikka (2005), T. Nagel (2008). Che quest’anno l’Accademia svedese abbia deciso di consegnarlo a Putnam non stupisce affatto: Putnam è uno dei più famosi e influenti filosofi viventi, uno dei pochi ad essersi occupato con eccezionale acume pressoché di ogni campo della ricerca filosofica e ad aver dato contributi fondamentali in molti di essi: Filosofia della scienza, del linguaggio, della Matematica, della mente.
Anche se, talvolta, si sottolineano criticamente i suoi non pochi, e talvolta drastici, cambiamenti di posizione, su argomenti anche da lui stesso inizialmente proposti, da più parti si riconosce, invece, una significativa continuità nel suo pensiero e una considerevole unità nelle sue analisi anche quando appartenenti ai campi più disparati, in fondo riconoscendo che l’incessante evoluzione del proprio pensiero, nella forma anche di continua autocritica, è l’aspetto fondante di un “fare filosofico” improntato all’onestà intellettuale.
In questo mio scritto [1] cercherò di fare una sorta di panoramica, necessariamente contenuta, sui suoi contributi più importanti. Dopo alcune brevi note biografiche nel par. 1, il resto dell’articolo è suddiviso tematicamente e dedicato, a partire dal par. 2 e fino al 7, rispettivamente alla Filosofia della scienza, del linguaggio, della mente, alla Matematica e alla Filosofia della Matematica, alla Filosofia della Meccanica quantistica e, infine, all’Etica e ad altri aspetti filosofici.
Non ho certo la pretesa di essere esauriente, ma l’auspicio è quello di riuscire a dare almeno un’idea della straordinaria ricchezza del pensiero di questo grande filosofo che, come ben riassume Ben-Menahem (2005, p. 6), ha portato alla Filosofia “gli strumenti analitici del logico, l’immaginazione creativa dello scienziato teorico, e le sensibilità del filosofo morale”.
Hilary Putnam
1. Note biografiche
2. Filosofia della scienza
Uno dei temi a cui Putnam ha dedicato particolare attenzione in tutta la sua opera è il realismo, nei confronti del quale è stato via via sempre più critico, senza mai smettere, comunque, di aderire a una qualche sua forma nel tempo indebolita.
2.1 Realismo metafisico
2.2 Realismo interno
2.3 Scetticismo e cervelli in una vasca
2.4 Realismo diretto
3. Filosofia del linguaggio
4. Filosofia della mente
5. Matematica e filosofia della matematica
6. Filosofia della meccanica quantistica
7. Etica, Filosofia e Metafilosofia
8. Bibliografia
[1] Ringrazio vivamente Mario Alai, Vincenzo Fano e Pierluigi Graziani per aver letto e commentato, e quindi migliorato, questo mio scritto del cui contenuto sono comunque l’unico responsabile.