L'IAC e il Centro Internazionale di Calcolo dell'UNESCO
La documentazione inedita che pubblichiamo é conservata a Roma, presso l'Archivio storico dell'Istituto per le Applicazioni del Calcolo "Mauro Picone" (IAC) e permette di ricostruire le vicende legate al progetto della creazione da parte dell'UNESCO di un Istituto internazionale di calcolo in Europa. È un progetto che si intreccia con l'aspirazione di Mauro Picone (1885-1977), fondatore e direttore dell'IAC dal 1932, di dotare l'Istituto di una macchina da calcolo elettronica possibilmente costruita nel nostro Paese.
Siciliano di nascita, Picone aveva studiato a Parma e poi a Pisa dove si era laureato nel 1907. La guerra del '15-'18 fu l'esperienza che maggiormente orientò il suo modo di "vedere" la Matematica. L'elaborazione, in particolare, di nuove tavole di tiro per l'artiglieria - da lui ottenuta, riadattando le vecchie tavole di Francesco Siacci (1839-1907) alle particolari condizioni geografiche del Trentino e per le quali aveva potuto utilizzare le sue competenze di analista - gli farà scrivere nell'autobiografia: "si può immaginare, dopo questo successo della matematica, sot to quale diversa luce questa mi apparisse. Pensavo: ma, dunque, la matematica non è soltanto bella, può anche essere utile". Dopo la guerra, Picone insegna nelle Università di Torino, Cagliari, Catania, Pisa e Napoli e infine a Roma. facendosi apprezzare anche a livello internazionale. A Napoli. nel 1927, aveva fondato un piccolo "Istituto di Calcolo" che lo seguirà a Roma nel 1932, divenendo l'Istituto [Nazionale1] per le Applicazioni del Calcolo del CNR.
L'IAC diventa subito una presenza importante e originale nel panorama scientifico italiano. È la prima volta che la ricerca matematica viene organizzata al di fuori dello stretto circuito accademico; è la prima volta che ì giovani vengono avviati alla ricerca attraverso un canale parallelo, che aggiunge un considerevole numero di posti di lavoro; è la prima volta che la Matematica diventa soggetto e oggetto di consulenza, aprendosi a nuovi rapporti professionali. I cambiamenti di cui Picone è artefice non si limitano all'aspetto strutturale-organizzativo, ma coinvolgono i contenuti della ricerca e il significato stesso dei termini usati quando si dice di voler affrontare e risolvere un problema matematico. È una nuova mentalità numerica che si affaccia sulla scena matematica italiana. Non basta dimostrare un teorema di esistenza, ed eventualmente di unicità, ma occorre -in modo altrettanto essenziale -elaborare procedimenti costruttivi per il calcolo della soluzione. Occorre, in altre parole, la stessa attenzione e lo stesso rigore per la determinazione dell'algoritmo numerico, per la dimostrazione della sua convergenza e per la maggiorazione dell'errore di approssimazione. E tutto ciò si accompagna ad una grande attenzione verso il calcolo automatico, analogico dapprima, e poi (nel secondo dopoguerra) elettronico.
Veniamo così alla "storia" dell'UNESCO. In Italia, Picone è uno dei primi a cogliere la rilevanza dei risultati raggiunti dai ricercatori americani quando, nell'agosto 1944, legge su Stars and Stripes (il giornale delle forze armate americane in Europa) la notizia della costruzione da parte dell'IBM di Mark I (Automatic Sequence Controlled Calculator), il computer progettato da Howard Hathaway Aiken (1900-1973) e poi regalato all'Università di Harvard e messo a disposizione della Marina statunitense. Il titolo dell'articolo era significativo: "Il più grande calcolatore matematico del mondo. Il calcolatore o supercervello che risolve qualsiasi problema matematico”. Poco dopo, nel '46, l'avvio della realizzazione di ENIAC (Electrortic Numerical Integrator and Computer) non fa altro che aumentare la curiosità di Picone, subito consapevole dell'eccezionalità del momento scientifico. Così scrive l'11 luglio '47 al l'altoatesino Wolfang Gröbner (1899-1980) che era stato un collaboratore dell'IAC prima della guerra ed era poi diventato anche uno specialista di Geometria algebrica: "Le sarà noto il grandioso movimento anglo-sassone nella costruzione di potenti macchine calcolatrici, con le quali si possono realizzare effettivamente i metodi di integrazione alle equazioni a derivate parziali da tempo perseguiti in questo Istituto e che, in questi ultimi tempi, hanno ricevuti profondi perfezionamenti e generalizzazioni, specialmente per merito del giovane matematico Luigi Amerio. La più portentosa di tali macchine è in via di costruzione a Princeton, secondo un progetto del valente matematico von Neumann. Il mio grande desiderio è ora quello di sperimentare, con tale macchina, i nostri metodi. Sono convinto che siamo pervenuti ad una svolta storica nelle applicazioni della matematica, che avrà anche grande influenza nei nuovi indirizzi di quella matematica che suol chiamarsi pura". Quando poi viene a conoscenza del progetto dell'UNESCO di creare un Centro internazionale di calcolo, alla consapevolezza dell'eccezionalità del momento storico per le ricerche scientifiche e "le più ardite realizzazioni industriali" aggiunge la speranza via via più concreta che la rivoluzione scientifica in corso possa coinvolgere direttamente la realtà dell'IAC e favorire la sua definitiva affermazione.
La creazione di alcuni laboratori di ricerca, da parte delle Nazioni Unite. era stata proposta per la prima volta al "Consiglio Economico e Sociale" (ECOSOC) dell'ONU dalla delegazione francese -guidata dal fisico Pierre Auger (1899-1993)- nel corso della sua terza sessione, nell'ottobre 1946. Il progetto di risoluzione della delegazione francese era stato adottato senza varianti dall'ECOSOC il 3 ottobre 1946: "Il Consiglio economico e sociale, considerando che un certo numero di ricerche può essere condotto in modo razionale solo sul piano internazionale e che un gran numero di ricerche scientifiche che interessano lo sviluppo delle conoscenze umane è particolarmente accresciuto se quelle ricerche fossero condotte a livello internazionale, invita il Segretario Generale a consultare l'UNESCO e le altre istituzioni specializzate interessate ed a sottomettere al Consiglio economico e sociale, possibilmente nel corsa della prossima sessione, un rapporto d'insieme sul problema della creazione di alcuni laboratori di ricerche delle Nazioni Unite".
Venivano così coinvolti cinque organismi internazionali (tra cui il Bureau international des poids et mesures e la Conferenza mondiale dell'energia), alcune organizzazioni nazionali (tra cui il National Research Council degli Stati Uniti) e singole personalità scientifiche (in tutto, 47 scienziati di 15 Paesi diversi). Sulla base di questa inchiesta, il Segretario generale dell'ONU -in un rapporto del gennaio 1948, contenente larghi estratti delle risposte ricevute- riassumeva le opinioni ricevute in un giudizio sostanzialmente positivo alla creazione di laboratori internazionali patrocinati dall'ONU. Il rapporto veniva sottoposto alla settima sessione dell'ECOSOC (agosto 1948) e portava all'approvazione, ancora su proposta francese, di una risoluzione che affermava l'interesse dell'ECOSOC "per lo sviluppo, in tutte le discipline, della ricerca e della scoperta che costituiscono l'origine e il lievito essenziale di ogni progresso economico e sociale". Il Segretario generale dell'ONU era invitato ad avviare una estesa campagna per la discussione a tutti i livelli del problema della creazione di laboratori internazionali di ricerca e, più particolarmente, a riunire -in collaborazione con l'UNESCO- un comitato ristretto di esperti per discutere "l'opportunità di convocare una conferenza internazionale di scienziati incaricata di sottomettere all'ECOSOC un documento conclusivo sulla questione". Si arriva così alla fine degli anni '40 quando, facendo seguito a un voto della delegazione americana a proposito della creazione di un Centro internazionale "di calcolo meccanico", il Dipartimento di Scienze esatte e naturali dell'UNESCO avanza l'auspicio che, piuttosto che in Cina, tale centro venga allocato nell'Europa continentale, sprovvista "di un laboratorio di calcolo meccanico che garantisse un lavoro efficace" e dove sembrava verosimile che ancora per qualche tempo nessun computer "di dimensioni importanti e di grande velocità" sarebbe entrato in funzione.
I documenti che presentiamo in questo numero di PRISTEM/Storia cominciano sostanzialmente qui, con il rapporto dell'UNESCO del febbraio '49. L'attività di Picone, perché il Centro internazionale di calcolo sia realizzato a Roma, diventa presto frenetica. Le sue lettere, intervallate dagli auspici e dalle decisioni degli organismi internazionali, illustrano molto bene il dispiegarsi dell'azione di lobbing e permettono di ricostruire tutte le vicende legate all'istituzione del Centro, fino al loro esito negativo.
II documento dell'UNESCO del febbraio '49 è seguito dalle prime voci raccolte da Picone. Si parla della Danimarca e di Copenhagen, quale futura sede del Centro (lettera a Mario Salvadori dell'1 febbraio 1950), ma gradualmente emergono i veri concorrenti. Sono il Belgio ma soprattutto l'Olanda - ad Amsterdam c'era il Mathematish Centrum, fondato da J. Van der Corput2- e la Svizzera, con Zurigo dove si trovava I'lnstitut fur Angewandte Mathematik fondato da Stiefel3. L'Italia inizialmente non c'è. La strada per una candidatura di Roma è tutta in salita e Picone deve "rimontare".
La conferenza dell'UNESCO di Firenze, del maggio '50, si conclude con un nulla di fatto. È tutto ossigeno per l'Italia, che guadagna un altro po' di tempo per far maturare la propria candidatura. I dossier che Picone spedisce, per presentare l'attività scientifica dell'lAC e le sue potenzialità, sono innumerevoli. Nell'estate dello stesso 1950, si reca negli Stati Uniti dove (a Cambridge) si tiene il Congresso internazionale dei matematici. Oltre che da Picone, la delegazione italiana è composta da Bompiani e da Severi, che svolgeranno un ruolo particolare in tutta la "vicenda UNESCO", e ancora da Conforto, Sansone e Signorini. In occasione del Congresso di Cambridge viene ricostituita l'Unione matematica internazionale, subito investita della questione e invitata a pronunciarsi. Ancora, una fumata nera.
Il ”fronte” statunitense comincia a rivelare tutta la sua importanza. Lo capisce Picone che approfitta del viaggio negli USA per visitare i maggiori centri di calcolo americani e soprattutto inizia a mobilitare la nostra diplomazia. La questione del Centro internazionale di calcolo e la scelta della sua sede sono diventate un "affare" di politica internazionale, nel contesto di una guerra fredda ormai "matura". Picone parla della presenza di "forti pressioni politiche" contrarie alla candidatura italiana (promemoria all'ambasciatore Tarchiani dell'ottobre '50) e in una lettera allo stesso, dell'1 dicembre '50, evoca esplicitamente "l'eventualità di conflagrazione mondiale" e l'utilità che un simile Centro potrebbe rivestire per i Paesi del Patto Atlantico, contro il ”temuto nemico".
Decisivo, sul fondamentale "fronte" statunitense, è il colloquio di Mario Salvadori con il matematico americano Henna Teine Goldstine (1913-2003) nominato dal Dipartimento di Stato quale suo esperto per dirimere la questione (lettera di M. Salvadori a M. Picone, da New York, del 14 ottobre 1951).
La candidatura italiana comincia a prendere corpo. La Svizzera si ritira dalla competizione. La scelta viene infine effettuata a Parigi durante la conferenza internazionale, appositamente convocata, che si tiene dal 26 novembre al 6 dicembre 1951. La Conferenza approva una convenzione che stabilisce a Roma la sede del Centro internazionale di calcolo (e l'inizio del suo funzionamento, non appena dieci Paesi avessero ratificato la convenzione stessa).
Le lettere a Picone registrano tutta la soddisfazione dei mondo matematico italiano per la scelta dell'UNESCO e il successo di Picone. Gli scrivono Francesco Tricomi e Giovanni Sansone ma si complimentano anche Wolfgang Gröbner e Richard von Mises. L'esito della Conferenza è interpretato come uno straordinario successo del matematico siciliano, facilmente pronosticato ora come direttore del Centro.
Presto, grosse nubi si addenseranno sul progetto ma, a prescindere dall'esito della vicenda, i documenti che pubblichiamo sono particolarmente illuminanti per ricostruire alcune dinamiche in atto nella scuola di Picone e il livello sempre molto conflittuale dei suoi rapporti con Severi. Sulle prime, si può leggere lo scambio dì messaggi con Carlo Miranda del '51. Per quanto riguarda Severi, la polemica è paradossalmente innescata dal suo attivismo per convincere la comunità matematica internazionale della bontà della scelta di Roma. Pìcone non ha ovviamente dimenticato lo scarso interesse che Severi aveva sempre mostrato nei confronti delle applicazioni della Matematica -soprattutto quelle condotte nel suo Istituto Nazionale per le Applicazioni del Calcolo e teme che l'interessamento del suo collega nasconda qualche "trappola" in cui non vuole cadere. Lo scambio di lettere (tra le altre, quelle del 27 e del 30 dicembre 1950 e quella di Picone a Severi del 7 gennaio 1955, oltre che la lettera di Picone a W. Gröbner del 5 gennaio 1955 e quelle a M. Di Domizio del 22 gennaio e del 27 febbraio 1957) è molto duro e riporta alla luce, nelle reciproche accuse di essere stato uno più fascista dell'altro, fantasmi di un passato molto recente. L'appoggio al regime e l'antisemitismo sono accuse da cui Severi ha difficoltà a liberarsi: "[..] siccome ho avuto replicate prove che le manifestazioni di scarsa benevolenza personale di qualche ambiente matematico verso di me hanno avuto origine da leggende che corrono sul mio conto, in rapporto col fascismo e cose del genere; mentre non mi curo di dare spiegazioni per ciò che concerne il mio comportamento di italiano in mezzo agl'italiani (che soli possono giudicarlo, e lo hanno di recente giudicato, perché con legge approvata dal Parlamento italiano ed emanata dal Presidente della Repubblica sono stato nominato Presidente a vita dell'Istituto Nazionale di Alta Matematica), mi preoccupo di sfatare leggende che toccano profondamente la mia umanità di uomo fra uomini. Alludo alle fandonie che si sono sparse ad arte sopra un mio presunto antisemitismo. Credo che possa essere utilmente conosciuta da lei una lettera (di cui Le accludo copia) che il mio discepolo Beniamino Segre ha avuto occasione di scrivere di recente ad un collega non italiano. (Debbo tacere il nome del collega, che non ho il diritto di fare intervenire, sia pure indirettamente. Avrei dovuto domandare il consenso anche a Segre, ma egli è così affezionato a me che il suo assenso non è dubbio)4.
Per diverse ragioni, a partire dal 1953, il tentativo di Severi di inserirsi nel progetto di Picone converge con l'interessamento mostrato da Julio Rey Pastor (1888-1962), il matematico spagnolo più noto del periodo, la cui attività si svolse tra Spagna e Argentina. Rientrato in Spagna dopo la fine della guerra civile, Rey Pastor matura a poco a poco (soprattutto dopo la partecipazione al Congresso internazionale dei matematici di Cambridge) una forte attenzione per la Matematica applicata. Così nel 1951, appena nominato direttore dell'Istituto di Matematica "Jorge Juan" del Consejo Superior de Investigaciones Cientificas (CSIC), fondato nel 1939 sulle ceneri della vecchia Junta para Ampliación de Estudios soppressa durante la guerra civile, elabora i progetti per la creazione di un "Instituto de Càlculo" del CSIC e la costruzione di una calcolatrice elettronica. Per i suoi progetti, la collaborazione con I'IAC di Picone si rivela determinante, come documentano le lettere contenute in questo fascicolo. Un suo giovane allievo, Ernesto Garcia Camarero, è ospite dell'IAC negli anni '55 e '56 e perfeziona la sua formazione sotto la guida di Enzo Aparo e di Corrado Böhm. Pastor vede nella creazione dell'istituto internazionale di calcolo a Roma un modo per superare la fragilità istituzionale spagnola e preme perché la Spagna (assieme ad altri Paesi delI'America del Sud) si affretti a firmare la convenzione di Parigi in modo da contribuire a raggiungere la quota delle dieci adesioni. L'impegno di Pastor sarà però presto bloccato. Come veniamo a sapere dalle parole di Camarero, "il professor Rey Pastor e i suoi collaboratori siamo stati espulsi dal detto lstituto [di Calcolo] dalla setta OPUS-DEI e abbiamo creato questo Istituto [IRAC], che va considerato come continuatore del precedente". Camarero preferirà non rientrare in Spagna ma raggiungere Rey Pastor a Buenos Aires, per lavorare nell'Istituto di Calcolo di quella Università5.
Dicevamo delle nubi che presto si addensano sul progetto dell'UNESCO e di Picone, appena scelta Roma quale futura sede del Centro. La prima difficoltà riguarda il calcolatore, che Picone inizialmente voleva costruirsi "in casa" per far crescere tutta una serie di competenze che facessero capo al suo Istituto. Lo sviluppo dell'IAC, conseguente alla decisione presa nella Conferenza di Parigi, rende improponibile questa volontà "autarchica" (è significativa la lettera del 13 agosto 1952 di Francesco Giordani6, potente chimico napoletano e grand commis della struttura pubblica della ricerca italiana, che 25 anni prima aveva tenuto a battesimo I'embrione dell'IAC). Il progetto di Picone va rivisto alle radici. Il calcolatore bisogna acquistarlo da chi lo sa fare e ha già una discreta esperienza alle spalle7.
Ma la nuvola maggiore -quella che, alla fine, renderà vano tutto il lavoro diplomatico messo in campo da Picone in questi anni- è rappresentata dalle mancate adesioni degli altri Paesi. La convenzione firmata a Parigi stabiliva che il Centro sarebbe "partito" non appena avesse raggiunto la formate adesione di dieci Stati. La documentazione qui pubblicata mostra come l'obiettivo non sia stato raggiunto, non per generiche lungaggini burocratiche, ma per una precisa scelta di politica scientifica da parte dei principali Paesi occidentali. Appena siglata la convenzione di Parigi, questi si tirano indietro (USA, Inghilterra, Francia, Germania Occidentale, Svizzera, Austria, Norvegia, Svezia. Olanda ecc.). Se nel caso dell'Olanda si può pensare ad una “ritorsione” per la scelta dell'UNESCO che aveva voluto premiare Roma, l'indicazione che viene dal complesso di questi forfait è chiara. Ognuno vuol far da sé. Ognuno pensa di dotarsi del proprio Centro di calcolo. Picone capisce subito "l'aria che tira" e non ci sta. Semplicemente, si ritira dal progetto. La presenza "di Paesi come l'Egitto, la Liberia, il Libano, la Turchia, ..., i quali non hanno nessuna notevole tradizione scientifica e tanto meno matematica" non gli è minimamente sufficiente. Voleva a Roma il Centro internazionale di calcolo per lavorarci davvero, non come centro di mediazione e di potere. Severi è più "politico". Capisce anche lui "l'aria che tira". Capisce, con il passare dei mesi, che è inevitabile che in ogni Paese sorgano uno o più, centri di calcolo. Ugualmente, vorrebbe realizzare la scelta dell'UNESCO. Avere a Roma un centro di potere di questo tipo (politico, scientifico, accademico) non è "male", soprattutto se si riesce a trovare qualche spazio anche per l'INDAM e il suo fondatore.... La storia finisce qui. La comunità scientifica che pure, per altre discipline, si doterà di diversi organismi internazionali, rinuncerà al Centro di calcolo. Quello di Roma non vedrà così mai la luce.
Note
1) L'aggettivo Nazionale è "caduto" nel 1969, dopo l'intitolazione dell'Istituto al suo fondatore.
2) Joannes G. Van der Corput (1890-1975) direttore dalla fondazione, nel 1946, fino al 1953.
3) Eduard Stifel (1909-1978) direttore dalla fondazione nel 1948.
4) La lettera di Severi a A.Weil è stata pubblicata da G. Bolondi e C. Petrini, ”Lo scambio di lettere tra Francesco Severi e André Weil”, nel n. 52 di lettera Matematica PRISTEM (giugno 2004).
5) Fra i collaboratori argentini di Rey Pastor c'è Manuel Sadosky (1914-2005), anch'egli inviato a perfezionarsi a Roma alla fine degli anni ‘40 presso l'IAC
6) Francesco Giordani (1896-1961), ordinano di Elettrochimica alla Scuola di Ingegneria di Napoli , nel 1930 era stato nominato membro dell'Accademia d'Italia (e nel 1935 socio nazionale dei Lincei , di cui sarà presidente dal 1958 alla morte). È stato anche presidente del CNR nel periodo 1940-43. Nel 1952 viene chiamato a dirigere il Comitato Nazionale per le Ricerche Nucleari, da citi si dimette nel 1956 per ritornane alla presidenza del CNR.
7) Sulle vicende del calcolatore “romano” si può vedere il n. 12-13 di PRlSTEM/Storia. Note di Matematica, Storia, Cultura: "50 anni di informatica in Italia".