Uno scandalo e qualche dimissione
Un amico mi mostra un articolo on line: la prestigiosa rivista straniera Nature parla dell'Italia nell'editoriale del 10 marzo. Sarà uno dei consueti successi dei nostri ricercatori, tanto bistrattati quanto immancabilmente capaci dei migliori risultati? O si tratta forse di un progetto, una ricerca, che ha destato l'interesse oltre oceano? No, niente di tutto questo - irride l'amico - che non è mai stato benevolo con il mondo accademico. Già dal titolo si parla di uno scandalo. L'editoriale confronta le recenti dimissioni di un ministro tedesco con quelle inutilmente richieste un paio d'anni fa ad un ministro italiano. Entrambi i casi, seppure di natura diversa, sono riconducibili a una forma di furbizia o, come dice il testo, di “malaffare”, nei confronti del mondo accademico. Fatti che però nei due Paesi hanno avuto risposte completamente diverse.
E cosa c'entro io se la Gelmini va a fare gli esami a Reggio Calabria perché non riesce a passarli al suo paese? Gli dico seccato. Ma l'amarezza è tanta.
Eh no - infierisce lui - indicandomi i passi salienti. Leggi qui: in Germania, praticamente tutto il mondo accademico ha deplorato il ministro per aver deriso il sistema universitario che deve rappresentare decenza, onore e responsabilità. Secondo molte delle opinioni espresse, questi caratteri devono trovare immediato riflesso nella composizione di un governo democratico.
E in Italia, che cosa hanno fatto gli accademici, mi incalza? Ci rimane l'ironia di un ministro dell'Università che ammette allegramente di essersi approfittato delle regole accademiche (dice con una citazione quasi letterale dall'articolo).
Già, la famosa riforma basata sul merito. Che ridere! Onore, decenza e responsabilità mi tormentano: che cosa abbiamo fatto noi? Il 9 per cento dei parlamentari italiani è professore universitario e non gli si può certo imputare una cattiva conoscenza di quello che avviene all'Università. Piuttosto, gli si può rimproverare il fatto di pensare che la lealtà metta in qualche pericolo il governo e di rimanere ostile a quella parte di mondo accademico che invece la considera come un valore. Ma noi… noi che abbiamo fatto lezione giorno dopo giorno, partecipato a inutili riunioni, consigli, commissioni, noi che ci vantiamo di qualche risultato scientifico, che concioniamo ai convegni… noi, che cosa abbiamo davvero fatto per l'onore dell'Università e del mondo della cultura?
Possibile - si chiede l'editoriale - che l'attuale governo italiano abbia paura della correttezza morale? Possibile - rispondo senza essere interrogato - mentre l'amico, più amareggiato che soddisfatto dal mio imbarazzo, sta leggendo la conclusione: “La Germania è nota come paese di poeti e di filosofi, uno sfondo sociale che tende evidentemente a trasmettere valori accademici degni d'onore”.
Ma non eravamo noi i poeti, i santi e i navigatori?
A proposito, se volete leggere per intero l’editoriale di Nature:
http://www.nature.com/nature/journal/v471/n7337/pdf/471135b.pdf