Calo delle immatricolazioni universitarie: in 10 anni meno 50mila
Dai dati diffusi in un documento del Consiglio Universitario Nazionale emerge un dato assai allarmante: negli ultimi 10 anni si è registrata una diminuzione del 17% delle iscrizioni dei 19enni nelle Università italiane, per un totale di meno 50 mila iscritti, come se in dieci anni fosse scomparso un grande Ateneo come la Statale di Milano.
Le cause del calo, che colpisce tutto il territorio nazionale, potrebbero essere le più svariate; dalle tasse che sono diventate sempre più onerose, ai mancati fondi per finanziare le borse di studio, fino ad un pessimismo verso il futuro che vede i giovani sempre più distanti dallo studio. Secondo molti la laurea non è più indice di sicurezza lavorativa e non ha quindi senso investire tempo negli studi quando mancano le opportunità di occupazione.
Il numero di laureati italiani è distante dalla media OCSE, solo il 19% dei giovani nella fascia d'età 30-34 anni possiede una laurea, contro una media europea che si attesta al 30% (rilevazione al 2009). Inoltre il 33,6% degli studenti è fuori corso mentre il 17,3% non consegue esami. L'Italia nel 2012 nella classifica OCSE occupa il 34esimo posto su 36. Il numero di laureati è destinato a calare ancora perché, lamenta il CUN, negli ultimi 3 anni il fondo nazionale per finanziare le borse di studio è stato ulteriormente ridotto, passando dall'84% degli studenti aventi diritto al 75% del 2011, questo vuol dire che il 25% degli studenti non ha più potuto usufruire delle borse di studio. In Italia soffriamo anche un calo di 6000 dottorandi in meno nella fascia d'età 25-27 anni.
Anche i professori sono diminuiti, dal 2006 al 2012 il numero è calato del 22%, portando il rapporto studenti per docente a 18,7 contro la media OCSE di 15,5 studenti per docente e nonostante il calo delle immatricolazioni questo rapporto aumenterà a causa del blocco delle assunzioni.
Infine le spese superano i fondi, per il Fondo di finanziamento ordinario (FF0) nel 2013 è previsto un calo complessivo che si annuncia prossimo al 20%. Il CUN specifica che senza un piano pluriennale di finanziamento molti atenei non potranno programmare né didattica né ricerca.