Accadde 100 anni fa...

Esattamente 100 anni orsono, i quotidiani di tutto il mondo annunciavano i vincitori annuali del premio Nobel per la Fisica: Guglielmo Marconi e Karl F. Braun, entrambi premiati per “l’invenzione della telegrafia senza fili” come recita la motivazione dell’Accademia.

Per lo scienziato italiano si trattava della definitiva consacrazione di una carriera scientifica iniziata 15 anni prima e che aveva avuto il suo culmine nella giornata del 12 dicembre 1901. Quel giorno, a dispetto delle proibitive condizioni atmosferiche (i terribili temporali distrussero le antenne a Poldhu in Cornovaglia e a Signal Hill a Terranova) e più ancora del generale scetticismo del mondo accademico, il giovane Marconi ricevette in cuffia, a Terranova, il segnale di tre punti che simboleggiava la lettera S nell’alfabeto Morse. Quei pochi segnali, captati tra il rumore incessante del vento e della tempesta, avrebbero rappresentato per lo scienziato bolognese la fama imperitura e per l’umanità l’ingresso nell’era delle trasmissioni radio a lunga distanza.

Nato a Bologna nel 1874 da Giuseppe Marconi, un anziano e benestante proprietario terriero romagnolo, e l’irlandese Anne Jameson, erede della famosa famiglia di distillatori di whiskey, Marconi ebbe una educazione privata piuttosto irregolare, per quanto di spessore e accompagnata da grandi maestri, primo tra tutti il fisico torinese Vincenzo Rosa (da cui ebbe lezioni private per alcuni anni) e Augusto Righi, di cui frequentò il gabinetto scientifico e la biblioteca universitaria. In quegli anni, Righi era impegnato in una serie di cruciali esperimenti, che avrebbero dovuto confermare gli esperimenti di Hertz rivolti alla verifica sperimentale della teoria maxwelliana della natura elettromagnetica della luce. Per quanto sperimentatore brillante, Righi non colse l’opportunità fornita dalle onde elettromagnetiche ai fini della trasmissione a distanza di un segnale, potenzialità che invece furono ben chiare al giovane Guglielmo, il quale iniziò personali e … casalinghi esperimenti in tal senso.

Marconi con la radio

A metà tra leggenda e realtà, si narra che il padre Giuseppe fu spinto a finanziare seduta stante il vulcanico rampollo dopo aver sentito squillare un campanello in una delle stanze di Villa Grifone, la dimora di campagna a Pontecchio, su segnale prodotto dal figlio in una stanza attigua.

Quel che è certo è che Marconi godette dei privilegi derivatigli dalle condizioni familiari, non ultimo la perfetta conoscenza dell’inglese (che per alcuni anni parlò meglio dell’italiano) e della doppia cittadinanza, fatti questi che gli permisero di uscire dall’angusto panorama scientifico italiano e di recarsi in Inghilterra munito di ottime credenziali. E’ bene ricordare che, dopo le esperienze di trasmissione condotte da Pontecchio nel raggio di 1 km, Marconi cozzò contro il muro di disinteresse delle autorità del Regno di Italia. Ben altra accoglienza gli riservò Sir William Prece, ingegnere capo del britannico Postal Office, che si prodigò affinchè il giovane italiano potesse condurre fin da subito esperienze a Londra e nella piana di Salisbury presso Stonehenge e giungesse a depositare il primo brevetto del suo sistema di trasmissione.

Il mondo accademico restò a lungo scettico circa le possibilità di trasmissione a lunga distanza per mezzo di onde elettromagnetiche, in particolare circa la possibilità di superare la curvatura terrestre nelle trasmissioni transoceaniche. Questo non impedì al giovane inventore bolognese di proseguire nella sua marcia a tappe forzate costituita da una serie di esperimenti quasi sempre coronati da successo. Basti ricordare la radiocronaca della regata organizzata dal Royal Yachting Club nel 1898 e trasmessa al Daily Express di Dublino, dalla plancia di comando di un piroscavo che seguiva i regatanti o al salvataggio di naufraghi nella Manica grazie alla ricezione di un SOS! o al trionfo, infine, della trasmissione del dicembre 1901: la stazione trasmittente posta a Poldhu Cove in Cornovaglia, dotata della potenza di 25 kW, disponeva di una antenna costituita da fili posti a ventaglio e sospesi ad una draglia sostenuta da due pali di 45 m di altezza; la stazione ricevente era a St. John a Terranova e disponeva di una antenna sostenuta da un aquilone per una altezza complessiva di 120 m, di una cuffia e di un coherer ovvero di un rilevatore costituito da un tubicino con all’interno della limatura di ferro, posta tra due elettrodi, la cui invenzione si deve a Temistocle Calzecchi-Onesti, un fisico marchigiano della generazione precedente a quella di Marconi.

Caso non infrequente tra gli inventori e scienziati del XIX secolo, Marconi seppe unire alla vivace intelligenza scientifica e alla propensione per gli esperimenti, una solida azione di businessman. Già nel 1897, dopo aver ottenuto i primi brevetti, fondò la Wireless Telegraph and Signal Company divenuto poi nota con il nome di Marconi’s Company (di cui divenne direttore tecnico e azionista di maggioranza).

La notizia del Nobel, quindi, per quanto gradita, non arrivò inaspettata e inattesa. Nel discorso tenuto dinnanzi al Re e agli accademici di Svezia l’11 dicembre 1909, non dimenticò di ricordare la sua formazione irregolare e di saldare il debito di riconoscenza che doveva ai suoi precettori.

 

La carriera di inventore, scienziato, imprenditore e uomo delle istituzioni non ebbe più intralci e impedimenti: Marconi divenne Senatore del Regno, Marchese, baronetto in Inghilterra, presidente dell’Accademia d’Italia, presidente del Consiglio Nazionale delle Ricerche, ufficiale dell’Esercito durante il Primo conflitto mondiale e poi ufficiale di Marina, sino a raggiungere il grado di Capitano di Vascello e, infine, di Contrammiraglio della Riserva. E’ il cursus honorum di un uomo perfettamente integrato nel sistema, riverito e onorato in vita come pochi altri nel nostro Paese. Basti pensare che il suo giorno natale, il 25 aprile, divenne – con una legge del marzo 1938 – “festività civile solenne” e tale rimase sino alla fine del fascismo, per il quale Marconi ebbe iniziali simpatie, probabilmente raffreddatesi nel tempo.

Certamente non mancarono amarezze e polemiche nella vita del nostro, alcune a causa della paternità di scoperte ed invenzioni. Ancora nel 1943 la Corte Suprema degli Stati Uniti fu chiamata a decidere in merito ad una causa intentata dal geniale e un poco folle Nicolay Tesla, in merito alla paternità dell’invenzione della radio. Ma questa è un’altra storia …

Alle 3:45 antimeridiane del 20 luglio 1937 Guglielmo Marconi spirava nella sua casa di Via Condotti a Roma, dopo una serena giornata trascorsa con la seconda moglie Maria Letia Bezzi-Scali e la figlia Elettra. Alla notizia, che fece il giro del globo in poche ore, le radio di tutto il mondo sospesero le trasmissioni contemporaneamente per due minuti, come estremo omaggio per l’uomo che aveva fatto entrare l’umanità nell’era delle trasmissioni a distanza.

Funerali di stato di Marconi

Immagine dei funerali di Stato concessi a Guglielmo Marconi (Roma, 1937)