Luciano Carbone
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E' docente di Matematica e sue applicazioni all'Università Federico II di Napoli
Il tre aprile scorso, durante la notte, Ida, la moglie di Franco, si accorge del respiro affannoso del marito; cerca inutilmente di risvegliarlo. Nell’ospedale più vicino a Frattamaggiore, dove abita, possono solo constatare la presenza di un’imponente emorragia cerebrale e la gravità della situazione; lo indirizzano a Napoli, ad un altro ospedale, il “Cardarelli”, il più grande ed attrezzato dell’Italia meridionale, luogo d’elezione del dolore e della speranza. La situazione appare disperata, viene subito sottoposto ad un lungo, delicato intervento. Con sorpresa degli stessi chirurgi resiste; viene trasferito in rianimazione, ma non si risveglia dal coma farmacologico. Seguono due lunghe settimane. La speranza che si salvi si accompagna alla consapevolezza che il danno cerebrale è vasto: e’ condannato, pare certo, ad uno stato vegetativo, quello stesso stato vegetativo che in tante discussioni, provocate da recenti fatti di cronaca, riteneva una non vita. Il 17 aprile cede...