Insegno in una scuola elementare. Un anno fa, dovendo proporre il testo del problema per l'esame di quinta, ho presentato pressappoco la seguente situazione: un gruppo di ragazze decideva di acquistare in società un canestro da basket con il prezzo scontato. Il problema è stato prescelto tra quelli proposti ma, in sede di esame, ragazze erano diventate ragazzi.
Evidentemente, agli occhi del dirigente scolastico, gli aspetti matematici di questo problemi erano in linea con la tradizione. mentre l'immaginario che vi era sotteso creava un certo imbarazzo.
Racconto questo aneddoto perché credo mostri in maniera evidente che la Matematica scolastica non è una materia ideologicamente neutra. Anche se nel senso comune si presta facilmente ad una visione assiomatica, in realtà è una disciplina come tutte le altre che nel momento della pratica didattica si carica di una irriducibile dimensione “ideologica” cioè si fa portatrice -più o meno consapevolmente- di una “particolare” visione del mondo”.
È partendo da questa constatazione, in sé abbastanza banale, che tre anni fa Maria Guerrini e io abbiamo iniziato una ricerca sulla dimensione ideologica della Matematica scolastica negli anni del fascismo. Ne è uscita una piccola mostra -poco più di venti pannelli- da usare come sussidio didattico interdisciplinare, al confine tra gli spazi della matematica e quelli della ricerca storica.