La caduta dell'URSS e la Matematica americana

13/02/2012

Secondo uno studio pubblicato dall’Università di Notre Dame nell’Indiana (USA) sul Quarterly Journal of Economics, la caduta del comunismo nell’Unione sovietica nel 1992 ha cambiato il volto della Matematica negli Stati Uniti. Infatti l’arrivo di molti matematici e ricercatori sovietici negli USA, prima costretti all’interno della cortina di ferro, ha sviluppato svariate aree di studio, modificando radicalmente i metodi di studio e insegnamento della Matematica.

Come spiega Kirk Doran, autore della ricerca: “Tra l'instaurazione e la caduta del comunismo i matematici sovietici svilupparono specializzazioni e modalità diverse rispetto a quelle dei loro colleghi americani. Alcuni matematici ebbero delle intuizioni potenziali dai Soviet, mentre in altri campi si ebbe una vera e propria inondazione di nuovi matematici, teoremi e idee”. Tra il 1922 e il ‘92 poche furono le collaborazioni e gli scambi tra i matematici occidentali e quelli dell'Est. Infatti le comunicazioni con i colleghi statunitensi erano sottoposte a controlli e censure da parte delle autorità ed era inoltre necessario un permesso speciale per pubblicare fuori dall'URSS. Così “come succede a chi parla la stessa lingua ma in posti separati geograficamente, per molto tempo, che sviluppa dialetti separati e diversi – continua Doran – così i matematici occidentali e sovietici, separati dalla Guerra fredda, si svilupparono sotto diverse influenze creando nuove specializzazioni nei campi della Matematica”.

I due "blocchi" che dividevano il mondo prima del 1992

 

Ma il confronto fra i matematici statunitensi e sovietici nei primi anni Novanta non fu semplice. I matematici americani le cui aree di competenza si sovrapponevano a quelle dei sovietici subirono un’inflessione nella produzione e così molti si trasferirono in altri istituti meno prestigiosi o ridussero l’attività di ricerca. Chi ne trasse immediato beneficio furono invece gli studenti: tra i giovani matematici, quelli seguiti da docenti sovietici emigrati hanno avuto una maggiore produttività scientifica rispetto a quelli seguiti dai non sovietici.