La guerra dei sessi in Matematica: è parità
In uno studio pubblicato su Notices of the American Mathematical Society viene definitivamente smontato il mito della presunta superiorità maschile in Matematica, infatti non vi sarebbero questioni genetiche a rendere le donne meno portate per la "scienza dei numeri" bensì un contesto sociale e culturale sfavorevole quale la mancanza di emancipazione.
L’idea di un possibile vantaggio biologico in Matematica del sesso forte è stata proposta nel 2005 da Lawrence Summers, al tempo presidente di Harvard, col nome di “ipotesi della più alta variabilità maschile”. Secondo questo modello statistico negli uomini c'è una maggiore divisione fra "geni" e "asini", mentre le donne possiedono una capacità matematica egualmente distribuita, da qui la rarità dell'eccellenza femminile. Per verificare la validità di questa ipotesi un gruppo di ricercatori dell’Università del Wisconsin-Whitewater hanno analizzato i risultati dei test di Matematica per gli studenti di 86 nazionalità diverse. La prima scoperta è stata che nei paesi culturalmente più sviluppati non si registra la "differenza di genere" e inoltre si è verificato che il grado di equità sociale fra i sessi (misurato dalle differenze nei salari, nell’educazione e nella partecipazione alla vita politica) è inversamente proporzionale alla carenza matematica femminile.
Come spiegano i ricercatori "in una società in cui vige l'equità di genere non solo livella le differenze di apprendimento fra ragazzi e ragazze, ma innalza anche il grado medio di “competenza” nella matematica tra maschi e femmine".