Lo studio è una forma di libertà

03/07/2014

Segnaliamo un articolo, ripreso dal sito web di Tempi, in cui si racconta la storia di due donne: una detenuta e una professoressa di Matematica in pensione che ha deciso di dedicare parte del suo tempo all'insegnamento in carcere (qui l'articolo). Dalla vicenda, molto toccante, si evince l'importanza dello studio per le persone rinchiuse in cella che rappresenta, come scrive la professoressa Donata Foà, "un mezzo per esprimere la libertà interiore quando quella esteriore è negata".

Ma questa possibilità di evadere, anche solo con la mente, dalle spesse mura dei penitenziari è spesso negata da norme e regolamenti che vietano ai detenuti di tenere con sé i libri. Proprio su questo argomento su la Repubblica di oggi Adriano Sofri nell'articolo "Se il carcere mette i libri all'indice" racconta delle difficoltà che un detenuto incontra per possedere un libro; questa possibilità viene considerata un premio che il carcerato deve guadagnarsi e non, invece, un diritto naturale in quanto essere umano.