Tracce della particella di Dio

14/12/2011

Dagli esperimenti Atlas e Cms effettuati con l'acceleratore di particelle Lhc del Cern di Ginevra è stata rilevata l’impronta del bosone di Higgs, meglio nota come “la particella di Dio”. Appare in due grafici, in due curve colorate emerse dalle collisioni di particelle: “È un fantastico risultato” ha commentato la direttrice di Atlas Fabiola Giannotti. Aggiunge l'altro italiano a capo di Cms Guido Tonelli: “Una giornata attesa da vent’anni”.

Il bosone di Higgs, dal nome del suo ideatore il fisico britannico Peter Higgs, fu introdotto nel 1964 per spiegare la massa delle particelle elementari della materia. È un elemento determinante del modello Standard, teoria con la quale gli scienziati descrivono la natura. Se non esistesse bisognerebbe cambiare l’intero disegno architettonico finora concepito. Per trovarlo furono concepiti gli esperimenti al Cern volti a riprodurre le condizioni dell’universo una frazione di secondo dopo il Big bang. Spiega Tonelli che “intanto abbiamo stabilito il suo peso, tra 124 e 125 GeV, e ciò significa che è troppo leggero, non è stabile, e tende ad associarsi con altre particelle, apparendo in forme diverse. Ora dobbiamo pensare che esista qualcosa di più pesante per proteggerlo, una sorta di guardia del corpo, e farlo vivere. È una grande sfida ma che cosa possa essere non lo sappiamo”.

In primavera l’acceleratore sarà riacceso dopo la pausa invernale di manutenzione e riprenderanno gli scontri protonici mentre i computer macineranno i dati necessari da cui ottenere la definitiva conferma dell'esistenza della particella.

traccia del bosone di Higgs