Un protagonista arabo della Matematica

04/12/2012

881 anni fa, il 4 dicembre 1131, moriva a Nishapur (nell’odierno Iran) Omar Khayyam, matematico, astronomo, poeta e filosofo persiano.

Probabilmente a molti questo nome non sarà familiare, magari di lui si ricordano alcuni versi di poesia che hanno anche ispirato cantautori nostrani come Francesco Guccini che nell’album Via Paolo Fabbri 43 cantava: "Jorge Luis Borges mi ha promesso l'altra notte / di parlar personalmente col persiano" e poche strofe dopo specifica "forse avrò un posto da usciere o da scrivano / dovrò lucidare i suoi specchi, / trascriver quartine a Kayyam / ma un lauro da genio minore per me, sul suo onore, non mancherà" e Fabrizio De André che nel finale de La collina cita una quartina di Khayyam "Pien di stupore son io pei venditori di vino, ché quelli / che cosa mai posson comprare migliore di quel ch'han venduto?" rielaborandola in "sembra di sentirlo ancora / dire al mercante di liquore / tu che lo vendi cosa ti compri di migliore?".

Ma Omar Khayyam è stato uno dei più grandi matematici della storia, noto per i suoi studi in Algebra e Geometria. Vissuto in un periodo travagliato per la sua terra, l'invasione della Siria, della Mesopotamia e della Persia da parte dei Turchi Selgiuchidi, Khayyam si dedicò agli studi quando riusciva a procurarsi la protezione di un potente. Nonostante queste difficoltà, al compimento del venticinquesimo anno di età aveva già scritto svariate opere di Aritmetica, Algebra e Musica. Nel 1070 si trasferì a Samarcanda dove, sotto la protezione del giurista Abu Ṭahir, pubblicò il suo libro più importante "Trattato sulla dimostrazione dei problemi di algebra".

Nel 1073 venne invitato dallo Shah Jalal al-Din Malikshah ad Isfahan per fondarvi un osservatorio astronomico. Qui si dedicò per 18 anni alla compilazione di tavole astronomiche e alla riforma del calendario (che risulta più accurato di quello giuliano e gregoriano). Nel 1118 Sanjar, terzogenito di Malikshah, fondò a Merv un centro di studi dove Khayyam lavorò a lungo ai suoi studi scientifici. Partendo da un problema geometrico giunse a porsi il problema della soluzione dell’equazione cubica x3+200x=20x2+200 di cui ricavò una soluzione numerica approssimata e stabilì l’impossibilità di risolverla mediante l’uso di riga e compasso, anticipando così un risultato che arriverà 750 anni più tardi. Khayyam, fra gli innumerevoli studi e risultati, si occupò anche del cosiddetto triangolo di Pascal, dei coefficienti binomiali e affrontò le difficoltà teoriche introdotte dal V postulato di Euclide dimostrando, inconsapevolmente, alcune proprietà delle geometrie non-euclidee.

A rendere però noto al mondo Omar Khayyam come letterato, oscurando purtroppo i suoi risultati matematici, è stato il poeta inglese Edward FitzGerald che nel 1859 tradusse in inglese la sua raccolta di poesie "Rubaiyat".

Pagina del "Rubaiyat"