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Bianchi Luigi
Era nato a Parma il 18 gennaio 1856; è morto a Pisa il 6 giugno 1928.
Fu allievo della Scuola Normale Superiore di Pisa dove si laureò nel 1877 avendo avuto maestri, fra gli altri, Enrico Betti e Ulisse Dini. Dopo due anni di perfezionamento in Germania (a Monaco e a Göttingen, con Felix Klein) tornò a Pisa come professore incaricato all'Università e alla Scuola Normale e poi (dal 1886) come professore di Geometria analitica all'Università.
ritratto di Luigi Bianchi
Luigi Bianchi è stato indubbiamente uno dei maggiori matematici italiani dell'Italia unita. Le sue opere, che nell'edizione a cura dell'UMI occupano più di 10 volumi, concernono principalmente la Geometria differenziale e la Teoria dei numeri, nonché varie altre questioni di Analisi. Universalmente note sono le "formule di Bianchi" in Geometria differenziale. Inoltre, tanto i suoi lavori originali quanto i suoi numerosi trattati (quello classico di Geometria differenziale nonché quelli sui gruppi di sostituzioni, le funzioni ellittiche etcc.) sono scritti in forma così chiara ed elegante che invogliano a continuarne la lettura.
"Era uomo dotato di una forte vis comica che sapeva narrare un episodio o scolpire il carattere di un uomo con poche, incisive parole. Fu amatissimo dai suoi allievi, fra i quali G. Fubini e W. Blaschke" (Tricomi).
Fu socio dell'Accademia nazionale dei Lincei e delle altre principali accademie d'Italia. Poco prima della morte fu nominato Senatore del Regno. È sepolto nel Cimitero Monumentale di Pisa.
Necrologio: "Rendiconti Lincei", (6) 10 (1929) Supplemento: pp. XXXIV-XLIV (G. Fubini); "Annali di Matematica", (4) 6 (1928-29), pp. 45-83 (G. Fubini); "Rendiconti Seminario Torino", 16 (1956-57), pp. 115-157 (P. Vincensini).
Riccati Vincenzo
Appartenente ad una famiglia di matematici e poligrafi, Vincenzo è il maggiore dei figli di Jacopo Riccati (1676-1754), gli altri fratelli sono Giordano (1709-1790) e Francesco (1718-1791). Poligrafi in quanto i Riccati furono studiosi molto versatili e scrissero note e libri importanti su argomenti tra i più disparati: dalla Matematica all'Architettura, dalla Fisica alla Filosofia, dall'idraulica alla Letteratura, dall'Economia alla Storia, dalla Teoria musicale alla Teologia.
Vincenzo, nato a Castelfranco Veneto l'11 gennaio 1707, iniziò a dieci anni gli studi presso il Collegio di San Francesco Saverio di Bologna, retto dai gesuiti. Nel 1726 entrò, come aspirante, nel “Noviziato” di Piacenza della Compagnia di Gesù. Passò poi al Collegio di Padova dove si dedicò allo studio e all'insegnamento poi, nel 1734, si spostò prima a Parma, dove iniziò lo studio della Teologia e successivamente nell'Istituto di Sant'Ignazio a Roma. A partire dal 1739 rientrò a Bologna dove il il 2 febbraio 1741 prese i voti e insegnò per quasi trent'anni, fino alla soppressione nel 1773 della Compagnia. Tra i suoi allievi il più noto è il matematico ferrarese Gian Francesco Malfatti (1731-1807).

ritratto di Vincenzo Riccati
Il principale ambito delle ricerche di Vincenzo è l'Analisi ed in particolare la risoluzione di alcuni tipi particolari di equazioni differenziali (si veda il breve ma vivace trattatello “De usu motus tractorii in constructione Aequationum Differentialium Commentarius”, pubblicato a Bologna, presso la Tipografia di Lelio della Volpe nel 1752). Classica è poi la presentazione, completa e organica, dell'Analisi matematica contenuta nei due volumi, scritti a quattro mani col suo allievo Girolamo Saladini (1731-1813), delle “Institutiones Analyticae” (Bologna, 1765-1767), poi tradotti in volgare dal solo Saladini (Istituzioni Analitiche del Co. Vincenzo Riccati, compendiate da Girolamo Saladini, Canonico della Metropolitana, Bologna 1776).
Vincenzo Riccati è morto a Treviso il 17 gennaio 1775.
Valabrega Gibellato Elda
Elda Valabrega Gibellato era nata a Torino il 12 febbraio 1924; vi è morta il 14 dicembre 1993.
Dopo aver compiuti gli studi medi presso il Liceo "Cavour" di Torino, si era laureata in Matematica e Fisica nel 1946 col massimo dei voti e la lode discutendo una tesi di Analisi superiore. Passata all'insegnamento medio, era rientrata all'Università quale assistente ordinario di Matematiche complementari nel periodo 1950-1958. Subito dopo, pur mantenendo il posto di ordinario di Matematica e Fisica presso l'Istituto Commerciale "Quintino Sella" di Torino, aveva contemporaneamente esercitato le funzioni di Professore incaricato presso quell'Ateneo: di "Esercitazioni di Matematica per i Chimici" e poi di "Matematiche elementari dal punto di vista superiore”.
La sua attività scientifica riguarda sia i temi di ricerca in Analisi sviluppati sotto la guida del suo maestro Ascoli, sia la Storia della Matematica e, soprattutto, l'ambito didattico in cui aveva pubblicato numerosi articoli e manuali scolastici e universitari.
Era stata Presidente della Mathesis torinese dalla morte di Tullio Viola (1985) fino al 1992.
Agostinelli Cataldo
Cataldo Agostinelli era nato a Ceglie Messapico (Brindisi) il 16 dicembre 1884 e morì a Torino il 18 gennaio 1988.
Si era laureato (1920) in Ingegneria meccanica al Politecnico di Torino e in Matematica (1930). Dapprima svolse attività tecnica, poi (1931-38) fu ordinario di Meccanica nel Regio Istituto Industriale "Omar" di Milano. Libero docente di Meccanica razionale dal 1935, fu incaricato di tale materia nelle Università di Torino e di Modena. Nel 1940 fu primo ternato (gli altri furono Maria Pastori e Giovanni Lampariello) al concorso per la cattedra di Meccanica razionale dell'Università di Messina: fu chiamato a Catania da dove, nell'immediato dopoguerra, ottenne il trasferimento a Torino.
Fu autore di 218 lavori e di numerosi trattati in diversi settori che comprendono la Dinamica dei sistemi rigidi , la Meccanica celeste, la Dinamica dei sistemi non olonomi e la Magnetofluidinamica su cui scrisse (1966), per incarico del C.N.R., un'ampia monografia nella quale si trovano anche trattate le onde magnetofluidodinamiche, i vortici e la teoria del plasma.
Fu socio dell'Accademia del Lincei, Presidente dell'Accademia delle Scienze di Torino e socio di numerose altre Accademie Locali.
Necrologio: "Boll. U.M.I." s. VII vol. IIA (1989) n. 3, pp. 353-369, a cura di A. Pignedoli.
Ricci-Curbastro Gregorio
Era nato a Lugo (Ravenna) il 12 gennaio 1853; è morto a Bologna il 6 agosto 1925.
Studiò nelle Università di Roma e Bologna, laureandosi poi a Pisa nel 1875. In quest'ultima Università fu poi assistente di Ulisse Dini. Dopo un periodo di perfezionamento in Germania con Felix Klein, nel 1880 divenne professore straordinario di Fisica matematica all'Università di Padova, dove dieci anni dopo passò sulla cattedra di Algebra. Gli fu due volte negato (1887 e 1901) il "Premio Reale" dell'Accademia dei Lincei.

Gregorio Ricci-Curbastro
Il principale merito scientifico di Ricci è la creazione del Calcolo differenziale assoluto che costituirà, anche grazie alla collaborazione del suo allievo Levi-Civita con il quale scrisse un lavoro (1900) ormai classico, uno strumento indispensabile per la formulazione della teoria generale della Relatività. Prima però di tale affermazione, il nuovo metodo - di cui venivano indicate solo applicazioni affrontabili anche per altre vie - non incontrò molto favore e ciò spiega l'insuccesso di Ricci nelle due edizioni prima citate del "Premio Reale". Oggi, il "Calcolo" di Ricci si è fuso con quello tensoriale, svincolando quest'ultimo dall'uso esclusivo delle coordinate cartesiane.
Ricci-Curbastro lascia una sessantina di lavori, relativi a un paio su progetti di opere idrauliche.
Socio dell'Accademia dei Lincei e di altre Accademie, fu pure consigliere provinciale di Lugo e consigliere comunale e assessore (di parte cattolica) a Padova.
Necrologio: Memorie Lincei, (6) 1 (1926), pp. 555-564 (T. Levi-Civita); Onoranze a cura del Liceo Scient. «Gregorio Ricci-Curbastro» di Lugo (Faenza, 1954). Questo fascicolo contiene, fra l'altro i discorsi commemorativi di B. Finzi e F. Severi; F. Toscano, Il genio e il gentiluomo. Einstein e il matematico italiano che salvò la teoria della relatività generale, Milano, Sironi, 2004.
Agnesi Maria Gaetana
Nasce a Milano il 16 maggio 1718 in una famiglia facoltosa di commercianti della seta. Il padre, Pietro, apparteneva alla ricca borghesia milanese, che in quegli anni investiva le ricchezze familiari nel tentativo di elevare il proprio casato al rango patrizio tramite un generoso mecenatismo per le arti e le scienze.
In tale contesto, le figlie Maria Gaetana e Maria Teresa (1720-1795) vengono avviate fin da giovanissime allo studio delle lingue, la prima, al canto ed al clavicembalo, la seconda, e iniziano presto ad esibirsi nel salotto di famiglia. Qui si radunavano parecchi esponenti dell'illuminismo cattolico lombardo legati al movimento di riforma di Antonio Ludovico Muratori (1672-1750) e appoggiato da papa Benedetto XIV. Impegnati in una campagna per un nuovo rigore morale e per la partecipazione attiva dei fedeli alla società civile, questi ecclesiastici si proponevano di armonizzare ragione e fede anche attraverso l’introduzione delle nuove teorie scientifiche (il sistema newtoniano e il calcolo infinitesimale).

ritratto di Maria Gaetana Agnesi
La giovane Maria Gaetana si forma in questo ambiente. Prosegue la sua educazione con i migliori istitutori privati leggendo gli autori classici e testi di filosofia, di etica e di fisica. Nel 1738 pubblica una raccolta di “Propositiones philosophicae”, dove le scienze vengono presentate secondo una prospettiva apologetica e dove solo le Matematiche consentono una “conoscenza certa” e una “contemplazione intellettuale” infusa di spirito religioso. Nello stesso periodo si accentua la sua vena mistica, e si dedica sempre più alla meditazione ed alla vita spirituale. L'anno successivo manifesta la volontà di abbandonare l’attività mondana e la frequentazione dei salotti per prendere i voti: di fronte alle resistenze paterne la giovane acconsente ad un compromesso che le permetta di vivere un’esistenza ritirata senza entrare in convento, ma prestando opera di assistenza presso il reparto femminile dell’Ospedale Maggiore di Milano.
È del 1740 l’incontro con il monaco olivetano Ramiro Rampinelli (1697-1759), docente di Matematica a Padova. Già dal 1735 l’Agnesi si era dedicata allo studio del manuale di calcolo differenziale del marchese de L'Hôpital con l’intenzione di scriverne un commento ad uso didattico. Sotto la guida di Rampinelli affronta i lavori dei matematici italiani cultori del calcolo infinitesimale ed entra in contatto con Jacopo Riccati (1676-1754). Nel 1748 pubblica i due volumi delle “Instituzioni analitiche per uso della gioventù italiana”: come indica il titolo, l’intento dell’autrice è divulgativo e didattico. Qui vi veniva discussa la curva detta Versiera, come la scienziata la battezzò nel 1748. Scrisse anche un commento a Traite analytique des sections coniques du marquis de l'Hôpital che, nonostante l'apprezzamento mostrato dai pochi lettori del manoscritto, non fu mai pubblicato.
Socia di varie accademie scientifiche, nel 1748 viene aggregata all’Accademia delle scienze di Bologna. Papa Benedetto XIV le fa assegnare nel 1750 l’incarico di lettrice onoraria di matematica all’Università di Bologna, che negli stessi anni vede tra i suoi docenti anche la fisica Laura Bassi (1711-1778). Ma nel 1752, alla morte del padre, abbandona l’attività scientifica per dedicarsi alle opere caritatevoli ed al raccoglimento spirituale: pochi anni dopo lascia il palazzo di famiglia e si trasferisce presso le stanze dell’Ospedale Maggiore. Su richiesta dell’arcivescovo di Milano, assume nel 1771 la direzione del reparto femminile del Pio Albergo Trivulzio. Muore il 9 gennaio 1799.
Lauricella Giuseppe
Giuseppe Lauricella era nato ad Agrigento il 15 dicembre 1867; è morto a Catania il 9 gennaio 1913 per scarlattina contratta assistendo il figlio ammalato.
Laureatosi a Pisa, dove ebbe come maestri Bianchi, Dini e Volterra, nel 1892 fu assistente in quell'Università per un anno, insegnando poi dal 1895 al 1898 negli Istituti tecnici. Nel 1898 fu nominato, in seguito a concorso, professore di Calcolo infinitesimale all'Università di Catania. Nel 1910 fu chiamato a Roma ma vi rimase un solo anno avendo voluto (già nel 1911) tornare a Catania.
E’ autore di una sessantina di lavori di Analisi e di Fisica matematica. Oggi è particolarmente ricordata una sua condizione per la "chiusura" di un sistema di funzioni ortogonali.
Fu socio dell'Accademia dei Lincei.
Necrologio: Boll. Mathesis, 5 (1913), pp. 34-40 (L. Silla).
Bellavitis Giusto
Era nato a Bassano (Vicenza) il 22 novembre 1803, da famiglia nobile ma povera; è morto a Tezze (Vicenza), il 6 novembre 1880.
Autodidatta, dopo essere stato a lungo impiegato comunale, nel 1843 fu nominato professore di Matematica al Liceo di Vicenza e nel 1845 all'Università di Padova, dove sempre rimase, ricevendo la laurea in Matematica, ad honorem, quando era già professore ordinario.
Autore di un centinaio di pubblicazioni sui soggetti più diversi, non solo matematici, è oggi soprattutto ricordato per il suo "metodo delle equipollenze": una forma di calcolo geometrico nel piano, per cui lo si può considerare come uno dei precursori della teoria dei vettori. Non comprese, anzi avversò, i nuovi indirizzi geometrici (Geometrie non-euclidee etc.) affermatisi nei suoi tardi anni.
Socio dell'Accademia dei Lincei e di altre, fu Senatore del Regno dopo il 1866.
Necrologio: "Bulletin Sciences Mathém.", (2) 4 (l880), pp. 343-380 (A. Laisant); "Atti Accad. Pontaniana", 15 (1883), pp. 5-13 (G. Torelli).
Vacca Giovanni Enrico Eugenio
Era nato a Genova il 18 novembre 1872; è morto a Roma il 6 gennaio 1953.
Laureatosi in Matematica a Genova nel 1897, dal '97 al 1905 fu, salvo un'interruzione, assistente di Peano a Torino, di cui divenne un seguace, non dei meno fanatici, mantenendo però autonomia di pensiero e un amplissimo campo d'interessi culturali. Nel 1905-07, a Firenze, sotto la guida di Puini, cominciò ad interessarsi della Cina e della lingua cinese, forse perchè gli ideogrammi di questa potevano riattaccarsi alla logica simbolica di Peano. Dopo un lungo viaggio in Cina, nel 1910 divenne libero docente e incaricato di Storia e Geografia dell'Asia Orientale all'Università di Roma e nel 1921 divenne titolare di questa disciplina all'Università di Firenze. Trasferito a Roma nel 1923, vi rimase sino al collocamento a riposo e alla morte.
Vacca, oltre che di questioni sinologiche e anche di mineralogia, si occupò prevalentemente di Storia e Filosofia delle Matematiche, sostenendo, a differenza di altri peaniani, una concezione «platonica» di esse, cioè considerando le verità matematiche come qualcosa di esistente a priori, indipendentemente dallo studioso che le indaga. Si interessò, fra l'altro, del grande teorema di Fermat - che sperava di poter dimostrare - e della costante di Eulero-Mascheroni.
Necrologio: “Bollettino UMI”, (3) 8 (1953), pp.448-456 (E. Carruccio).
Mascheroni Lorenzo
Lorenzo Mascheroni, nato a Bergamo il 13 maggio 1750, è noto per i suoi contributi in Analisi e Geometria e per aver dimostrato che i problemi risolubili con riga e compasso possono essere in realtà risolti solo con il compasso.
Mascheroni ricevette un'educazione cattolica e sin da giovane venne indirizzato alla carriera ecclesiastica, divenne abate a 17 anni e sacerdote a 24. Dopo un periodo come insegnante decise di dedicarsi alle scienze sperimentali e all'Analisi matematica. Nel 1775 venne ammesso all'Accademia degli Eccitati di Bergamo e qui studiò Logica, Metafisica e Fisica. Nell'84 divenne lettore di Fisica e Fisica Sperimentale. Poco dopo pubblicò il volume matematico sulla statica delle strutture ad arco "Nuove ricerche sull’equilibrio delle volte" fornendo contributi originali alla teoria della statica delle strutture. Successivamente pubblicò alcuni testi di Analisi e Geometria. Nel 1786 ottenne la cattedra di Algebra e Geometria all'Università di Pavia dove entrò in contatto con Lazzaro Spallanzani e Alessandro Volta e divenne, a tutti gli effetti, uno dei principali scienziati illuministi. Dal 1788 al '91 fu capo dell'Accademia pavese degli Affidati e per i suoi meriti scientifici venne nominato membro dell'Accademia di Padova, di quella Reale di Mantova e della Società Italiana delle Scienze.
Lorenzo Mascheroni
Mascheroni contribuì a divulgare in Italia la teoria del calcolo infinitesimale pubblicando nel 1790 "Adnotationes ad calculum integrale Euleri" dove calcolò le prime 32 cifre dello sviluppo decimale della costante che verrà poi detta di Eulero-Mascheroni, che compare in Teoria dei numeri e Analisi matematica. Nel 1797 pubblicò la "Geometria del compasso".
Napoleone, durante la campagna d'Italia, incontrò Mascheroni e lesse il suo libro sul calcolo integrale. Tornato a Parigi ne parlò con Lagrange e Laplace e il libro di Mascheroni fu tradotto immediatamente in francese. Fra gli storici della Matematica vi è un acceso dibattito su alcuni teoremi di Geometria attribuiti a Napoleone ma probabilmente dovuti a Mascheroni stesso.
Mascheroni si interessò anche di politica e nel 1797 fu eletto deputato della Repubblica Cisalpina e inviato a Parigi nel 1798 per partecipare alla commissione incaricata di stabilire definitivamente la lunghezza del metro. Il 10 dicembre 1799 la commissione terminò i lavori ma, a causa dell'occupazione austriaca a Milano, Mascheroni dovette restare a Parigi. Qui, in seguito a una breve malattia, morì il 14 luglio 1800.