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Valabrega Gibellato Elda
Elda Valabrega Gibellato era nata a Torino il 12 febbraio 1924; vi è morta il 14 dicembre 1993.
Dopo aver compiuti gli studi medi presso il Liceo "Cavour" di Torino, si era laureata in Matematica e Fisica nel 1946 col massimo dei voti e la lode discutendo una tesi di Analisi superiore. Passata all'insegnamento medio, era rientrata all'Università quale assistente ordinario di Matematiche complementari nel periodo 1950-1958. Subito dopo, pur mantenendo il posto di ordinario di Matematica e Fisica presso l'Istituto Commerciale "Quintino Sella" di Torino, aveva contemporaneamente esercitato le funzioni di Professore incaricato presso quell'Ateneo: di "Esercitazioni di Matematica per i Chimici" e poi di "Matematiche elementari dal punto di vista superiore”.
La sua attività scientifica riguarda sia i temi di ricerca in Analisi sviluppati sotto la guida del suo maestro Ascoli, sia la Storia della Matematica e, soprattutto, l'ambito didattico in cui aveva pubblicato numerosi articoli e manuali scolastici e universitari.
Era stata Presidente della Mathesis torinese dalla morte di Tullio Viola (1985) fino al 1992.
Riccati Vincenzo
Appartenente ad una famiglia di matematici e poligrafi, Vincenzo è il maggiore dei figli di Jacopo Riccati (1676-1754), gli altri fratelli sono Giordano (1709-1790) e Francesco (1718-1791). Poligrafi in quanto i Riccati furono studiosi molto versatili e scrissero note e libri importanti su argomenti tra i più disparati: dalla Matematica all'Architettura, dalla Fisica alla Filosofia, dall'idraulica alla Letteratura, dall'Economia alla Storia, dalla Teoria musicale alla Teologia.
Vincenzo, nato a Castelfranco Veneto l'11 gennaio 1707, iniziò a dieci anni gli studi presso il Collegio di San Francesco Saverio di Bologna, retto dai gesuiti. Nel 1726 entrò, come aspirante, nel “Noviziato” di Piacenza della Compagnia di Gesù. Passò poi al Collegio di Padova dove si dedicò allo studio e all'insegnamento poi, nel 1734, si spostò prima a Parma, dove iniziò lo studio della Teologia e successivamente nell'Istituto di Sant'Ignazio a Roma. A partire dal 1739 rientrò a Bologna dove il il 2 febbraio 1741 prese i voti e insegnò per quasi trent'anni, fino alla soppressione nel 1773 della Compagnia. Tra i suoi allievi il più noto è il matematico ferrarese Gian Francesco Malfatti (1731-1807).

ritratto di Vincenzo Riccati
Il principale ambito delle ricerche di Vincenzo è l'Analisi ed in particolare la risoluzione di alcuni tipi particolari di equazioni differenziali (si veda il breve ma vivace trattatello “De usu motus tractorii in constructione Aequationum Differentialium Commentarius”, pubblicato a Bologna, presso la Tipografia di Lelio della Volpe nel 1752). Classica è poi la presentazione, completa e organica, dell'Analisi matematica contenuta nei due volumi, scritti a quattro mani col suo allievo Girolamo Saladini (1731-1813), delle “Institutiones Analyticae” (Bologna, 1765-1767), poi tradotti in volgare dal solo Saladini (Istituzioni Analitiche del Co. Vincenzo Riccati, compendiate da Girolamo Saladini, Canonico della Metropolitana, Bologna 1776).
Vincenzo Riccati è morto a Treviso il 17 gennaio 1775.
Bianchi Luigi
Era nato a Parma il 18 gennaio 1856; è morto a Pisa il 6 giugno 1928.
Fu allievo della Scuola Normale Superiore di Pisa dove si laureò nel 1877 avendo avuto maestri, fra gli altri, Enrico Betti e Ulisse Dini. Dopo due anni di perfezionamento in Germania (a Monaco e a Göttingen, con Felix Klein) tornò a Pisa come professore incaricato all'Università e alla Scuola Normale e poi (dal 1886) come professore di Geometria analitica all'Università.
ritratto di Luigi Bianchi
Luigi Bianchi è stato indubbiamente uno dei maggiori matematici italiani dell'Italia unita. Le sue opere, che nell'edizione a cura dell'UMI occupano più di 10 volumi, concernono principalmente la Geometria differenziale e la Teoria dei numeri, nonché varie altre questioni di Analisi. Universalmente note sono le "formule di Bianchi" in Geometria differenziale. Inoltre, tanto i suoi lavori originali quanto i suoi numerosi trattati (quello classico di Geometria differenziale nonché quelli sui gruppi di sostituzioni, le funzioni ellittiche etcc.) sono scritti in forma così chiara ed elegante che invogliano a continuarne la lettura.
"Era uomo dotato di una forte vis comica che sapeva narrare un episodio o scolpire il carattere di un uomo con poche, incisive parole. Fu amatissimo dai suoi allievi, fra i quali G. Fubini e W. Blaschke" (Tricomi).
Fu socio dell'Accademia nazionale dei Lincei e delle altre principali accademie d'Italia. Poco prima della morte fu nominato Senatore del Regno. È sepolto nel Cimitero Monumentale di Pisa.
Necrologio: "Rendiconti Lincei", (6) 10 (1929) Supplemento: pp. XXXIV-XLIV (G. Fubini); "Annali di Matematica", (4) 6 (1928-29), pp. 45-83 (G. Fubini); "Rendiconti Seminario Torino", 16 (1956-57), pp. 115-157 (P. Vincensini).
Mazzoni Pacifico
Pacifico Mazzoni era nato a Bari il 3 aprile 1895.
Si era laureato in Matematica a Pisa nel 1916 con il massimo dei voti e la lode. Allievo della "Normale", ne conseguì nel 1917 il diploma di abilitazione, anche qui, con il massimo dei voti e la lode. Nel 1920, ebbe il premio "Ulisse Dini" dell’Università di Pisa e, nel 1924, il premio ministeriale dell’Accademia dei Lincei. Libero docente di Analisi algebrica e infinitesimale dal 1925, era ordinario (dal 1934) di Matematica finanziaria presso la Facoltà di Economia e Commercio dell’Università di Bari.
I suoi primi studi scientifici erano stati rivolti verso la teoria di Galois classica, sulla quale aveva pubblicato alcune Memorie sui "Rendiconti del Circolo Matematico di Palermo". Successivamente si occuperà prevalentemente di Matematica finanziaria e attuariale.
Levi-Civita Tullio
Tullio Levi-Civita era nato a Padova, da insigne famiglia israelita, originaria di Rovigo, il 29 marzo 1873; è morto a Roma il 29 dicembre 1941.
Ingegno precocissimo, si laureò nel 1894 a Padova dove ebbe come maestri, fra gli altri, Gregorio Ricci Curbastro e Giuseppe Veronese. Dopo un periodo di perfezionamento a Bologna e un breve periodo d'insegnamento per incarico a Pavia e a Padova, già nel 1897, a soli 24 anni, Levi-Civita diviene professore di Meccanica razionale all'Università di Padova, dove rimase sino al 1919, anno in cui fu chiamato all'Università di Roma, prima come ordinario di Analisi superiore e poi di Meccanica razionale. A Roma Levi-Civita restò fino alle persecuzioni razziali del 1938 e alla morte, nonostante che, dopo il suo allontanamento dalla cattedra che aveva tanto onorato avrebbe potuto ben facilmente trovare onorevole sistemazione all'estero.

(da sinistra) Leonida Tonelli, Gino Fano, Guido Fubini, Tullio Levi-Civita, Francesco Severi
Tullio Levi-Civita è stato uno dei maggiori matematici mondiali dell'ultimo secolo. "Matematico nato, nel pieno senso della parola, egli passava senza sforzo dall'uno all'altro di campi svariati – dalla meccanica analitica all'elettromagnetismo, dalla meccanica celeste alla teoria del calore, dall'idromeccanica all'elasticità – e ovunque affrontava problemi precisi ed elevati, per lo più i problemi fondamentali caratteristici dei singoli indirizzi considerati" (Ugo Amaldi). Fra i contributi più importanti da lui apportati alle svariate teorie di cui si occupò, e principalmente alla Meccanica e alla Relatività, si annoverano quelli sulla stabilità del movimento, sulla regolarizzazione del problema dei tre corpi, sui fondamenti della Relatività, sull'idrodinamica (teoria della scia, onde in canali profondi, getti liquidi, ecc.) sui potenziali dipendenti da due sole coordinate, ecc. Oggi il suo nome è, forse, più di tutto ricordato in connessione con il cosiddetto "parallelismo di Levi-Civita" che, escogitato soprattutto per pervenire ad una definizione non algoritmica della curvatura riemanniana di una varietà, ha dato origine a tutta una fioritura di nuovi studi di Geometria differenziale.
Se Levi-Civita non fosse stato un grande scienziato, sarebbero bastate le sue qualità umane a farlo ricordare durevolmente.
Lasciò un paio di centinaia di pubblicazioni, fra cui alcuni trattati e, in particolare, un classico manuale di Meccanica Razionale (in 3 volumi) in collaborazione con Ugo Amaldi.
Fu socio dell'Accademia dei Lincei e di quasi tutte le altre accademie italiane, di quella pontificia e di molte estere. Dottore honoris causa delle Università di Amsterdam, Harvard, Parigi, ecc., fu insignito della Medaglia Sylvester della Royal Society.
Necrologio: Rendiconti Lincei, (8) 1 (1946), pp. 1130-1155 (U. Amaldi); Comptes Rendus Academie Paris, 215 (1942), pp. 233-235 (E. Cartan);
Picone Mauro
Mauro Picone era nato a Palermo il 2 maggio 1885; è morto a Roma l'11 aprile 1977.
Il padre era un ingegnere minerario che la crisi dello zolfo siciliano spinse a cambiare mestiere e a dedicarsi all'insegnamento di Topografia (fra l'altro ad Arezzo e Parma, i luoghi dove Picone compì gli studi secondari). Vinto nel 1903 il concorso per l'ammissione alla “Normale”, frequenta i corsi di Ulisse Dini e Luigi Bianchi e resta "particolarmente affascinato dalla forza d'ingegno matematico di Eugenio Elia Levi, appena di due anni più anziano di lui, ma già affermatosi come ricercatore di levatura eccezionale" (Cimmino). Si laurea nel 1907 e resta a Pisa fino al 1913 quale assistente di Dini. Va poi a Torino – dove si ricongiunge alla famiglia – quale assistente di Meccanica razionale e di Analisi al Politecnico (con Guido Fubini) restandovi fino alla prima guerra. Dopo l'impegno di guerra, nel 1919 viene chiamato quale professore incaricato di Analisi a Catania, dove ritorna nel 1921 come titolare (dopo una breve parentesi a Cagliari). Successivamente, dopo una breve permanenza a Pisa nel 1924-25, passa a Napoli e quindi (nel '32) a Roma, dove resterà fino al collocamento a riposo nel 1960.
Alla formazione della personalità scientifica di Picone hanno contribuito sostanzialmente i due periodi più importanti della sua giovinezza: gli studi pisani e l'esperienza bellica. A loro si devono gli elementi costitutivi della sua produzione scientifica, ricca di quasi trecento lavori: da un lato, il gusto per l'astrattezza e la “generalità”; dall'altro, la convinzione profonda dell'importanza di risolvere numericamente problemi matematici sorti da esigenze concrete. Così, durante gli anni napoletani, Picone dà vita a un laboratorio di Analisi numerica che, malgrado i limitati mezzi di calcolo automatico allora disponibili, può considerarsi il prototipo degli innumerevoli Istituti analoghi poi diffusisi in tutto il mondo. Il piccolo istituto napoletano divenne poi, negli anni romani, l'"Istituto Nazionale per le Applicazioni del Calcolo" (1932) del C.N.R., che nel 1955 fu uno dei primi due Centri italiani a essere dotato di un calcolatore elettronico e che dal 1975 porta il suo nome. L'originale creazione dell'INAC può servire a spiegare, secondo Tricomi, "come un professore non dotato di eccezionali qualità didattiche, abbia potuto divenire in breve il più illustre capo scuola della Matematica italiana, dalla cui fucina sono direttamente o indirettamente usciti almeno i tre quarti dei professori di Analisi delle università italiane, e non – si badi bene – per manipolazioni sottobanco, bensì per autentici meriti, confermati dai giudizi dei “posteri contemporanei”: i colleghi stranieri".
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(da sinistra) Mauro Picone e Renato Caccioppoli
È infatti merito grande di Picone essere riuscito a creare un centro di raccolta dei più promettenti ingegni matematici, che trovarono nell'INAC una possibilità di lavoro o di integrazione di stipendi piuttosto magri e nel suo Direttore "un Maestro pieno di comunicativo entusiasmo che sapeva spingerli, eventualmente anche con durezza, sulle ardue vie della scienza, ma trovava per loro sempre appropriati temi di ricerca in campi importanti e si compiaceva dei loro successi anche più che se fossero propri" (Tricomi). Impossibile sintetizzare i risultati dei vari filoni della sua multiforme attività di ricerca (ricca, secondo Tricomi, "di contributi abbondanti ma non eccelsi") che, a parte alcune tematiche legate alla Geometria differenziale classica, ruota sostanzialmente sulle equazioni differenziali (ordinarie e alle derivate parziali) e sul Calcolo delle variazioni. Tra i suoi risultati più noti c'è la famosa “identità di Picone” (contenuta nella sua tesi d'abilitazione del 1910) per le equazioni differenziali ordinarie lineari del secondo ordine, dipendenti da un parametro, ripetutamente citata e apprezzata per la semplicità e il grande numero di risultati cui porta in diverse situazioni. Un altro gruppo di pubblicazioni riguarda temi prevalentemente didattici (funzioni additive di campo, teorema di Green, integrale di Riemann e di Lebesgue) o, comunque, interventi su alcune proposizioni da correggere, precisare o provare con una dimostrazione più rigorosa e al tempo stesso più semplice. In questa rapida rassegna, non può mancare l'accenno a un tema che, dopo il calcolo approssimato delle soluzioni, caratterizzerà la produzione di Picone negli anni '30: la maggiorazione a priori delle soluzioni di equazioni, sia ordinarie sia alle derivate parziali.
Innumerevoli anche i riconoscimenti accademici: Premio Reale dei Lincei (1938), Medaglia d'oro dei Benemeriti della Scuola, della Cultura e dell'Arte, ecc. Era membro dell'Accademia dei Lincei, dell'Accademia dei XL, della Pontificia Accademia delle Scienze e di moltissime altre (sia italiane che estere).
Necrologio: Atti della Accademia delle Scienze di Torino, vol. 111, fasc. V-VI (sett.-dic. 1977), pp. 573-576 (F.G. Tricomi); Bollettino UMI, (5) vol. XV-A (1978), n. 1, pp. 261-277 (G. Cimmino).
Avondo-Bodino Giuseppe
Giuseppe Avondo-Bodino era nato a Villa del Bosco (Vercelli) il 13 luglio 1920; è morto a Milano il 2 aprile 1982.
Si era laureato in Matematica nel 1948. Aveva anche superato tutti gli esami del corso di laurea in Fisica e già redatto la tesi, ma non la discusse per una diversità di punti di vista con il relatore. Insegnante di Matematica e Fisica nei licei, nel 1970 vinse la cattedra di Matematica generale presso la Facoltà di Economia e Commercio dell'Università di Torino. Insegnò anche a Milano (Università Bocconi e Facoltà di Scienze Politiche dell'Università) e ad Ancona.

Giuseppe Avondo-Bodino
La sua produzione scientifica (45 pubblicazioni) comprende contributi che riguardano prevalentemente la Statistica, le applicazioni del Calcolo delle Probabilità ai problemi di decisione e la Matematica finanziaria e attuariale. Il suo nome è legato soprattutto alla fondazione della società per le "Applicazioni della Matematica alle Scienze Economiche e Sociali" (A.M.A.S.E.S.), di cui fu anche il primo segretario e direttore della relativa rivista.
Fergola Emanuele
Emanuele Fergola era nato a Napoli il 20 ottobre 1830 da Gennaro, generale borbonico; vi è morto il 5 aprile 1915.
Entrò giovanissimo (a 13 anni) come «alunno» all'Osservatorio astronomico di Capodimonte, in cui si svolse tutta la sua vita scientifica e nella cui direzione successe, nel 1889, a Annibale De Gasparis. Però, già nel 1860, era stato nominato da Garibaldi professore d'Introduzione al calcolo (insegnò anche Analisi superiore) all'Università di Napoli.
Nel 1909, essendosi stato istituito un limite di età (75 anni) per i professori di Università, prima nominati a vita, rifiutò di sottoporsi ad un giudizio del Consiglio Superiore per restare in servizio come le disposizioni transitorie della legge gli avrebbero consentito.

Emanuele Fergola
Sino al 1863, i lavori di Fergola sono esclusivamente di Matematica pura (inviluppi, numeri di Bernoulli, serie ecc.); dopo sono invece prevalentemente di Astronomia e da questi è assicurata la sua fama. Concernono calcoli d'orbite di asteroidi, determinazione di differenze di longitudini, la posizione dell'asse di rotazione della Terra con il connesso problema della variazione delle latitudini ecc.
Fu socio dell'Accademia dei Lincei. Fu Senatore del Regno dal 1905.
Necrologio: Rendiconti Lincei, (5) 241 (1915), pp. 411-417 (E. Millosevich); Rend. Acc. Sci. Napoli, (3) 21 (1915), pp. 120-126 (L. Pinto).
De Franchis Michele
Michele De Franchis era nato a Palermo il 6 aprile 1875; vi è morto il 19 febbraio 1946.
Laureatosi a Palermo nel 1896, divenne subito assistente di Francesco Gerbaldi e nel 1905 fu nominato, in seguito a concorso, professore di Algebra e Geometria analitica all'Università di Cagliari, dove rimase un solo anno. Passò poi all'Università di Parma (1906-09) e a quella di Catania (1909-14), da dove rientrò a Palermo nel 1914, succedendo a Giovanni Battista Guccia anche nella carica di direttore dei Rendiconti del Circolo Matematico di Palermo.

Michele De Franchis
Fu essenzialmente un cultore di Geometria algebrica, disciplina in cui il suo maggiore lavoro – in collaborazione con Giuseppe Bagnera – concerne la classificazione delle superfici iperellittiche e fu premiato dall'Accademia delle Scienze di Parigi con il premio Bordin.
Era socio dell'Accademia dei Lincei e della locale Accademia di Scienze, Lettere e Arti.
Necrologio: App. necrol. ai Rend. dei Lincei del 1945-55, I (1957), pp. 3-7 (0. Chisini).
Amoroso Luigi
Luigi Amoroso era nato a Napoli il 26 marzo 1886; morirà a Roma il 28 ottobre 1965.
Iniziati gli studi matematici all'inizio del secolo presso la "Normale" di Pisa, li proseguì a Roma dove si laureò nel 1907 con una tesi sulle funzioni olomorfe di due variabili complesse.
Assistente inizialmente di Guido Castelnuovo alla cattedra di Geometria, vinse nel 1914 il concorso per la cattedra di Matematica finanziaria all'Università di Bari. Successivamente passò a Napoli e a Roma (titolare dal 1926 della cattedra di Economia politica, che tenne fino al collocamento fuori ruolo nel 1956).
Il mondo matematico italiano ha occasione di ricordare in modo particolare la sua permanenza a Napoli perché fu in questa città che si poté realizzare, grazie al suo interessamento e al conseguente consistente contributo del Banco di Napoli, il primo progetto dell'Istituto per le Applicazioni del Calcolo di Mauro Picone. Amoroso e Picone si erano conosciuti sui "banchi" della "Normale".
Di interessi poliedrici, Amoroso partecipò attivamente (soprattutto nel periodo fra le due guerre mondiali) alla vita culturale ed economica del Paese, impegnandosi a fondo anche in esperienze di gestione ed amministrazione aziendale e bancaria.
Le sue pubblicazioni (150) spaziano dalla Matematica pura a quella finanziaria, dall'Economia matematica alla Statistica. Il settore in cui ha lasciato una traccia più profonda è comunque quello dell'Economia matematica che, in Italia, dopo Pareto, si è lungamente identificata con la sua persona. Fu autore di importanti e diffusi manuali sui quali si formarono intere generazioni di economisti. Il suo programma di ricerca prevedeva la continuazione e lo sviluppo del programma paretiano in ambito dinamico. È per questa scelta che successivamente la sua opera è stata ridimensionata come una ripetizione non sempre originale di un paradigma che con il passare dei decenni, aveva perso mordente e autorevolezza. Significativa rimane la sua memoria del 1928 "Discussione del sistema di equazioni che definiscono l'equilibrio del consumatore" che, per certi versi, anticipa di qualche anno idee e risultati di Abraham Wald in tema di esistenza e unicità dell'equilibrio.
Socio corrispondente dei Lincei (1947) e nazionale dal 1956, fu anche preside della Facoltà di Scienze Politiche di Roma dal 1950 al 1961.
Necrologio: Accademia Nazionale Dei Lincei, "Celebrazioni Lincee", n. 2, 1967, a cura di M. Picone e V. Travaglino.