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Fergola Emanuele

Emanuele Fergola era nato a Napoli il 20 ottobre 1830 da Gennaro, generale borbonico; vi è morto il 5 aprile 1915.
Entrò giovanissimo (a 13 anni) come «alunno» all'Osservatorio astronomico di Capodimonte, in cui si svolse tutta la sua vita scientifica e nella cui direzione successe, nel 1889, a Annibale De Gasparis. Però, già nel 1860, era stato nominato da Garibaldi professore d'Introduzione al calcolo (insegnò anche Analisi superiore) all'Università di Napoli.
Nel 1909, essendosi stato istituito un limite di età (75 anni) per i professori di Università, prima nominati a vita, rifiutò di sottoporsi ad un giudizio del Consiglio Superiore per restare in servizio come le disposizioni transitorie della legge gli avrebbero consentito.
Emanuele Fergola
Sino al 1863, i lavori di Fergola sono esclusivamente di Matematica pura (inviluppi, numeri di Bernoulli, serie ecc.); dopo sono invece prevalentemente di Astronomia e da questi è assicurata la sua fama. Concernono calcoli d'orbite di asteroidi, determinazione di differenze di longitudini, la posizione dell'asse di rotazione della Terra con il connesso problema della variazione delle latitudini ecc.
Fu socio dell'Accademia dei Lincei. Fu Senatore del Regno dal 1905.
Necrologio: Rendiconti Lincei, (5) 241 (1915), pp. 411-417 (E. Millosevich); Rend. Acc. Sci. Napoli, (3) 21 (1915), pp. 120-126 (L. Pinto).
Tallini Giuseppe

Giuseppe Tallini era nato a Formia il 5 gennaio 1930; è morto a Roma il 4 aprile 1995.
Si era laureato a Roma con Enrico Bompiani, discutendo una tesi sulle varietà kähleriane. Nel 1966 era stato nominato professore straordinario a Torino di Istituzioni di Geometria superiore. È stato poi professore di Geometria a Napoli (1968) e infine dal 1974 a Roma, di Geometria.
Giuseppe Tallini
Personalità scientifica proprompente e dinamica, era dotato di grandissimo calore umano. Ha dato un impulso decisivo allo sviluppo della Combinatoria in Italia, continuando insieme ad Adriano Barlotti a promuovere quella scuola di Geometria combinatoria che è stata fondata da Beniamino Segre. In questo settore va altresì riconosciuta la sua importante attività organizzativa: in primo luogo il "Seminario di Geometria Combinatoria" da lui fondato a Roma nel 1974 e poi la "Scuola estiva di Geometria combinatoria" (dedicata ai ricercatori più giovani) e la celebre serie di convegni denominati "Combinatorics". Sono convegni che descrivono, con cadenza biennale, lo "stato dell'arte" nel settore. Oltre che in questo campo, i suoi contributi scientifici riguardano sia la Geometria differenziale che la Geometria algebrica e l'Algebra. Complessivamente la sua produzione scientifica comprende oltre 150 lavori, fra cui varie monografie e testi didattici.
Fu membro dell'Accademia di Scienze, Lettere ed Arti di Napoli e membro onorario della "Mathematische Gesellschaft in Hamburg".
Necrologio: "Notiziario UMI", a. XXII (1995), n. 4, pp. 59-60 (P.V.Ceccherini).
Mazzoni Pacifico

Pacifico Mazzoni era nato a Bari il 3 aprile 1895.
Si era laureato in Matematica a Pisa nel 1916 con il massimo dei voti e la lode. Allievo della "Normale", ne conseguì nel 1917 il diploma di abilitazione, anche qui, con il massimo dei voti e la lode. Nel 1920, ebbe il premio "Ulisse Dini" dell’Università di Pisa e, nel 1924, il premio ministeriale dell’Accademia dei Lincei. Libero docente di Analisi algebrica e infinitesimale dal 1925, era ordinario (dal 1934) di Matematica finanziaria presso la Facoltà di Economia e Commercio dell’Università di Bari.
I suoi primi studi scientifici erano stati rivolti verso la teoria di Galois classica, sulla quale aveva pubblicato alcune Memorie sui "Rendiconti del Circolo Matematico di Palermo". Successivamente si occuperà prevalentemente di Matematica finanziaria e attuariale.
Avondo-Bodino Giuseppe

Giuseppe Avondo-Bodino era nato a Villa del Bosco (Vercelli) il 13 luglio 1920; è morto a Milano il 2 aprile 1982.
Si era laureato in Matematica nel 1948. Aveva anche superato tutti gli esami del corso di laurea in Fisica e già redatto la tesi, ma non la discusse per una diversità di punti di vista con il relatore. Insegnante di Matematica e Fisica nei licei, nel 1970 vinse la cattedra di Matematica generale presso la Facoltà di Economia e Commercio dell'Università di Torino. Insegnò anche a Milano (Università Bocconi e Facoltà di Scienze Politiche dell'Università) e ad Ancona.
Giuseppe Avondo-Bodino
La sua produzione scientifica (45 pubblicazioni) comprende contributi che riguardano prevalentemente la Statistica, le applicazioni del Calcolo delle Probabilità ai problemi di decisione e la Matematica finanziaria e attuariale. Il suo nome è legato soprattutto alla fondazione della società per le "Applicazioni della Matematica alle Scienze Economiche e Sociali" (A.M.A.S.E.S.), di cui fu anche il primo segretario e direttore della relativa rivista.
Picone Mauro

Mauro Picone era nato a Palermo il 2 maggio 1885; è morto a Roma l'11 aprile 1977.
Il padre era un ingegnere minerario che la crisi dello zolfo siciliano spinse a cambiare mestiere e a dedicarsi all'insegnamento di Topografia (fra l'altro ad Arezzo e Parma, i luoghi dove Picone compì gli studi secondari). Vinto nel 1903 il concorso per l'ammissione alla “Normale”, frequenta i corsi di Ulisse Dini e Luigi Bianchi e resta "particolarmente affascinato dalla forza d'ingegno matematico di Eugenio Elia Levi, appena di due anni più anziano di lui, ma già affermatosi come ricercatore di levatura eccezionale" (Cimmino). Si laurea nel 1907 e resta a Pisa fino al 1913 quale assistente di Dini. Va poi a Torino – dove si ricongiunge alla famiglia – quale assistente di Meccanica razionale e di Analisi al Politecnico (con Guido Fubini) restandovi fino alla prima guerra. Dopo l'impegno di guerra, nel 1919 viene chiamato quale professore incaricato di Analisi a Catania, dove ritorna nel 1921 come titolare (dopo una breve parentesi a Cagliari). Successivamente, dopo una breve permanenza a Pisa nel 1924-25, passa a Napoli e quindi (nel '32) a Roma, dove resterà fino al collocamento a riposo nel 1960.
Alla formazione della personalità scientifica di Picone hanno contribuito sostanzialmente i due periodi più importanti della sua giovinezza: gli studi pisani e l'esperienza bellica. A loro si devono gli elementi costitutivi della sua produzione scientifica, ricca di quasi trecento lavori: da un lato, il gusto per l'astrattezza e la “generalità”; dall'altro, la convinzione profonda dell'importanza di risolvere numericamente problemi matematici sorti da esigenze concrete. Così, durante gli anni napoletani, Picone dà vita a un laboratorio di Analisi numerica che, malgrado i limitati mezzi di calcolo automatico allora disponibili, può considerarsi il prototipo degli innumerevoli Istituti analoghi poi diffusisi in tutto il mondo. Il piccolo istituto napoletano divenne poi, negli anni romani, l'"Istituto Nazionale per le Applicazioni del Calcolo" (1932) del C.N.R., che nel 1955 fu uno dei primi due Centri italiani a essere dotato di un calcolatore elettronico e che dal 1975 porta il suo nome. L'originale creazione dell'INAC può servire a spiegare, secondo Tricomi, "come un professore non dotato di eccezionali qualità didattiche, abbia potuto divenire in breve il più illustre capo scuola della Matematica italiana, dalla cui fucina sono direttamente o indirettamente usciti almeno i tre quarti dei professori di Analisi delle università italiane, e non – si badi bene – per manipolazioni sottobanco, bensì per autentici meriti, confermati dai giudizi dei “posteri contemporanei”: i colleghi stranieri".
(da sinistra) Mauro Picone e Renato Caccioppoli
È infatti merito grande di Picone essere riuscito a creare un centro di raccolta dei più promettenti ingegni matematici, che trovarono nell'INAC una possibilità di lavoro o di integrazione di stipendi piuttosto magri e nel suo Direttore "un Maestro pieno di comunicativo entusiasmo che sapeva spingerli, eventualmente anche con durezza, sulle ardue vie della scienza, ma trovava per loro sempre appropriati temi di ricerca in campi importanti e si compiaceva dei loro successi anche più che se fossero propri" (Tricomi). Impossibile sintetizzare i risultati dei vari filoni della sua multiforme attività di ricerca (ricca, secondo Tricomi, "di contributi abbondanti ma non eccelsi") che, a parte alcune tematiche legate alla Geometria differenziale classica, ruota sostanzialmente sulle equazioni differenziali (ordinarie e alle derivate parziali) e sul Calcolo delle variazioni. Tra i suoi risultati più noti c'è la famosa “identità di Picone” (contenuta nella sua tesi d'abilitazione del 1910) per le equazioni differenziali ordinarie lineari del secondo ordine, dipendenti da un parametro, ripetutamente citata e apprezzata per la semplicità e il grande numero di risultati cui porta in diverse situazioni. Un altro gruppo di pubblicazioni riguarda temi prevalentemente didattici (funzioni additive di campo, teorema di Green, integrale di Riemann e di Lebesgue) o, comunque, interventi su alcune proposizioni da correggere, precisare o provare con una dimostrazione più rigorosa e al tempo stesso più semplice. In questa rapida rassegna, non può mancare l'accenno a un tema che, dopo il calcolo approssimato delle soluzioni, caratterizzerà la produzione di Picone negli anni '30: la maggiorazione a priori delle soluzioni di equazioni, sia ordinarie sia alle derivate parziali.
Innumerevoli anche i riconoscimenti accademici: Premio Reale dei Lincei (1938), Medaglia d'oro dei Benemeriti della Scuola, della Cultura e dell'Arte, ecc. Era membro dell'Accademia dei Lincei, dell'Accademia dei XL, della Pontificia Accademia delle Scienze e di moltissime altre (sia italiane che estere).
Necrologio: Atti della Accademia delle Scienze di Torino, vol. 111, fasc. V-VI (sett.-dic. 1977), pp. 573-576 (F.G. Tricomi); Bollettino UMI, (5) vol. XV-A (1978), n. 1, pp. 261-277 (G. Cimmino).
Levi-Civita Tullio

Tullio Levi-Civita era nato a Padova, da insigne famiglia israelita, originaria di Rovigo, il 29 marzo 1873; è morto a Roma il 29 dicembre 1941.
Ingegno precocissimo, si laureò nel 1894 a Padova dove ebbe come maestri, fra gli altri, Gregorio Ricci Curbastro e Giuseppe Veronese. Dopo un periodo di perfezionamento a Bologna e un breve periodo d'insegnamento per incarico a Pavia e a Padova, già nel 1897, a soli 24 anni, Levi-Civita diviene professore di Meccanica razionale all'Università di Padova, dove rimase sino al 1919, anno in cui fu chiamato all'Università di Roma, prima come ordinario di Analisi superiore e poi di Meccanica razionale. A Roma Levi-Civita restò fino alle persecuzioni razziali del 1938 e alla morte, nonostante che, dopo il suo allontanamento dalla cattedra che aveva tanto onorato avrebbe potuto ben facilmente trovare onorevole sistemazione all'estero.
(da sinistra) Leonida Tonelli, Gino Fano, Guido Fubini, Tullio Levi-Civita, Francesco Severi
Tullio Levi-Civita è stato uno dei maggiori matematici mondiali dell'ultimo secolo. "Matematico nato, nel pieno senso della parola, egli passava senza sforzo dall'uno all'altro di campi svariati – dalla meccanica analitica all'elettromagnetismo, dalla meccanica celeste alla teoria del calore, dall'idromeccanica all'elasticità – e ovunque affrontava problemi precisi ed elevati, per lo più i problemi fondamentali caratteristici dei singoli indirizzi considerati" (Ugo Amaldi). Fra i contributi più importanti da lui apportati alle svariate teorie di cui si occupò, e principalmente alla Meccanica e alla Relatività, si annoverano quelli sulla stabilità del movimento, sulla regolarizzazione del problema dei tre corpi, sui fondamenti della Relatività, sull'idrodinamica (teoria della scia, onde in canali profondi, getti liquidi, ecc.) sui potenziali dipendenti da due sole coordinate, ecc. Oggi il suo nome è, forse, più di tutto ricordato in connessione con il cosiddetto "parallelismo di Levi-Civita" che, escogitato soprattutto per pervenire ad una definizione non algoritmica della curvatura riemanniana di una varietà, ha dato origine a tutta una fioritura di nuovi studi di Geometria differenziale.
Se Levi-Civita non fosse stato un grande scienziato, sarebbero bastate le sue qualità umane a farlo ricordare durevolmente.
Lasciò un paio di centinaia di pubblicazioni, fra cui alcuni trattati e, in particolare, un classico manuale di Meccanica Razionale (in 3 volumi) in collaborazione con Ugo Amaldi.
Fu socio dell'Accademia dei Lincei e di quasi tutte le altre accademie italiane, di quella pontificia e di molte estere. Dottore honoris causa delle Università di Amsterdam, Harvard, Parigi, ecc., fu insignito della Medaglia Sylvester della Royal Society.
Necrologio: Rendiconti Lincei, (8) 1 (1946), pp. 1130-1155 (U. Amaldi); Comptes Rendus Academie Paris, 215 (1942), pp. 233-235 (E. Cartan);
Colonnetti Gustavo

Gustavo Colonnetti era nato a Torino l'8 novembre 1886; vi è morto il 20 marzo 1968.
Si era laureato in Ingegneria civile nel 1908 e nello stesso anno era stato nominato assistente di Scienza delle costruzioni. L'11 luglio 1911 si laureò anche in Matematica, nella stessa seduta in cui ottenne la laurea Alessandro Terracini (che accenna alla coincidenza nei suoi "Ricordi"). Il 1° dicembre di quell'anno fu nominato professore straordinario di Meccanica applicata nella "Regia Scuola Superiore Navale" di Genova e nel 1914 passò a Pisa in qualità di ordinario. Nel 1918 fu nominato Direttore della "Regia Scuola di Applicazione" di Pisa e tale rimase fino al 1920, quando si trasferì al Politecnico di Torino dove tenne la cattedra di Meccanica tecnica e successivamente di Scienza delle costruzioni. Dal 1° ottobre 1922 e fino al dicembre 1925 fu direttore del Politecnico di Torino, carica che dovette abbandonare per non iscriversi al partito fascista. Nel 1943 espatriò in Svizzera per non sottostare alla Repubblica di Salò e in Svizzera organizzò il cosiddetto "Campo Universitario Italiano", dove più di 200 studenti rifugiati ebbero assistenza morale e materiale e poterono seguire corsi di studio riconosciuti poi in Italia. Rientrato in Italia nel dicembre 1944, fu membro della Consulta e quindi deputato alla Costituente ma soprattutto fu presidente del CNR o, come allora si chiamava, "Consiglio nazionale delle Ricerche e della Ricostruzione" dal 1945 al 1956, contribuendo in maniera determinante alla sua ricostituzione e ristrutturazione.
Gustavo Colonnetti
La sua produzione scientifica si è sviluppata lungo tre filoni fondamentali: la Scienza delle costruzioni, la Teoria matematica dell'elasticità e l'Idrodinamica. Nel primo, oltre a numerose ricerche sperimentali, vanno ricordate le Note (elaborate prima della laurea in Matematica) in cui si espongono alcune costruzioni grafiche originali che vanno inquadrate nell'interesse che allora suscitava la Statica grafica. Le ricerche relative al secondo indirizzo di ricerca sono quelle più importanti e iniziano già con la sua tesi di laurea. In questo settore il primo risultato di rilievo è del 1912 ed è rappresentato dal teorema che egli chiamò "2° teorema di reciprocità" (il primo è quello di Betti) e che ora si chiama spesso "teorema di Colonnetti". Esso è collegato ai teoremi fondamentali dell'Elasticità (di Castigliano, di Menabrea e di Betti) e si dimostra con procedimenti analoghi. Sulle applicazioni e sulle possibili estensioni di questi teoremi Colonnetti è tornato più volte nelle sue ricerche, riassunte nel primo capitolo del trattato "L'équilibre des corps déformables" (Paris, Dunod, 1955) e nel IV cap. della "Memoria Elastoplasticità" (Accademia Pontificia, 1960). Ma la sua attività si è anche estesa in due campi collegati a quello prima accennato: lo studio dei fenomeni di isteresi elastica e quello delle deformazioni plastiche e della loro influenza nel proporzionamento delle travi. Per quanto riguarda il terzo dei settori di ricerca prima accennati, è bene almeno ricordare che in un gruppo di quattro Note del 1911 presentò alcuni sviluppi notevoli sul moto di liquidi perfetti, incompressibili e omogenei.
Fu socio dell'Accademia dei Lincei e di numerose altre sia italiane che straniere, fra cui l'Académie des Sciences de l'Institut de France, della quale fu socio corrispondente dal 1950.
Necrologio: "Celebrazioni Lincee", n. 20, 1969, (G. Supino).
D’Ovidio Enrico

Enrico D’Ovidio era nato a Campobasso l'11 agosto 1843; è morto a Torino il 21 marzo 1933.
Studiò a Napoli nello studio privato di Achille Sannia ma ottebbe la laurea, senza esami, solo nel 1869 dopo che già insegnava da alcuni anni alla Scuola di Marina e al Liceo «Umberto». Nel 1872 ottenne, per concorso, la cattedra di Algebra e Geometria analitica all'Università di Torino, dove rimase sino al collocamento a riposo nel 1918. Per qualche tempo insegnò anche, per incarico, Geometria superiore e Analisi superiore. Fu ripetutamente preside della Facoltà, rettore dell'Università (1880-1885), direttore del Politecnico ed anche presidente dell'Accademia delle Scienze.
Enrico D'Ovidio
Gli si riconosce principalmente il merito di aver posto le basi su cui qualche tempo dopo, per opera prevalente di Corrado Segre che fu suo allievo, fu fondata la maggiore scuola geometrica d'Italia. I suoi contributi personali rimangono però ad un livello meno elevato e riguardano le metriche euclidee e non euclidee, le figure dello spazio rigato e soprattutto la teoria delle forme, allora molto in auge, che egli portò anche nell'insegnamento della Geometria analitica.
Nel marzo 1905 fu nominato Senatore del Regno ma correva voce (per sua natura, incontrollabile) che tale nomina fosse effetto di un equivoco e avrebbe dovuto invece riguardare il fratello Francesco (1849-1925), noto filologo, che effettivamente, pochi mesi dopo, venne fatto Senatore anche lui.
Fu socio dell'Accademia dei Lincei e di quelle di Torino, Napoli, ecc. Una via di Torino porta il suo nome.
Necrologio: “Atti Accademia Scienze Torino”, 69 (1933-34), pp. 119-127 (C. Somigliana); Annuario Univiversità di Torino pel 1932-33 (G. Fano).
Dedò Modesto

Modesto Dedò era nato a Gerenzano (Va) il 1 giugno 1914; è morto a Lugano il 23 marzo 1991.
Nel 1932 aveva iniziato gli studi in Ingegneria presso il Politecnico di Milano ma – probabilmente su consiglio di Oscar Chisini – passò poi a quelli di Matematica. Seguì i nuovi corsi fino al 1936 e preparò la tesi senza tuttavia completare gli studi. Si laureò – relatore sempre Oscar Chisini – nel 1939 e nello stesso anno vinse il concorso ad assistente ordinario di Geometria presso il Politecnico di Milano e il concorso a cattedre di Matematica e Fisica nei licei.
Richiamato al servizio militare, dopo l'armistizio del 1943 fu internato in Svizzera ove ebbe modo di organizzare vari corsi per i militari che si trovavano nella sua stessa situazione: sia di alfabetizzazione che a livello secondario e universitario presso le Università di Losanna e di Neuchatel.
Ritornato in Italia nel '45 tenne vari corsi per reduci presso il Politecnico di Milano. Negli anni dal '47 al '49 ebbe l'incarico di Geometria presso lo stesso Politecnico mentre, dal '50 al '53, tenne il medesimo corso presso l'Università. Nel 1952 divenne libero docente in "Geometria analitica con elementi di proiettiva e geometria descrittiva con disegno". Dal 1953 al 1966 fu professore di ruolo di Geometria presso l'Accademia Aeronautica di Nisida, ma nel 1966 si dimise preferendo tornare all'Università degli Studi di Milano a occuparvi – come professore aggregato – la cattedra di Matematiche complementari.
Nel 1972 vinse il concorso per professore di ruolo di Geometria e passò alla cattedra di Geometria del Politecnico. Nel 1975 si trasferì all'Università sulla cattedra di Geometria e infine nel 1979 passò a quella di Matematiche elementari dal punto di vista superiore presso la stessa facoltà di Scienze.
In tutti quegli anni accademici tenne anche corsi di Logica matematica, di Critica dei principi e di Didattica della matematica.
La sua attività scientifica si è svolta in vari settori (Geometria algebrica e Topologia nel senso classico, Geometria differenziale), ma la sua produzione è soprattutto importante nell'ambito della Didattica della matematica. È opportuno ricordare almeno i due volumi di "Matematiche Elementari dal punto di vista superiore" che riproducono il corso per la preparazione degli insegnanti che egli tenne a Napoli nel 1955-56 e i tre volumi di "Matematiche elementari".
Su mandato dell'UMI fu il coordinatore della traduzione dello School Matbematics Project (Un progetto per l'insegnamento della matematica), che la casa editrice Zanichelli pubblicò negli anni 1972-77.
Nel 1968 fu nominato membro della CIIM (Commissione per l'Insegnamento della Matematica dell’UMI), mentre dal 1973 al 1980 fu membro della Commissione Scientifica dell'UMI. Condirettore (con Carlo Felice Manara) del Periodico di Matematiche dal 1963 al 1970, fu per lunghi anni un appassionato animatore della “Mathesis” milanese, curando i rapporti fra l'Università e gli insegnanti delle scuole secondarie.
Necrologio: Carlo Felice Manara "In ricordo di un amico: Modesto Dedò" L'insegnamento della matematica e delle scienze integrate, vol.16 n.5/6 maggio/giugno 1993.
Mineo Corradino

Corradino Mineo era nato a Palermo il 26 luglio 1875; vi è morto il 16 marzo 1960.
Si era laureato nella sua città natale nel 1900 e subito dopo divenne assistente di Geodesia sotto la guida di Adolfo Venturi. Nel 1922 succedette al suo maestro come incaricato e poi, in seguito a concorso, come titolare di Geodesia. Nel 1948 passò (quale professore fuori ruolo) all'insegnamento di Astronomia ma già prima, a partire dagli anni Trenta, era stato incaricato della direzione dell'Osservatorio astronomico di Palermo.
Corradino Mineo
Lascia un centinaio di pubblicazioni, principalmente di Geodesia e di Astronomia, fra cui prevalgono quelle relative alla determinazione del geoide in base a sole misure di gravità e questioni connesse.
Fu socio dell'Accademia dei Lincei e preside della Facoltà di scienze di Palermo.