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Amoroso Luigi

Luigi Amoroso era nato a Napoli il 26 marzo 1886; morirà a Roma il 28 ottobre 1965.
Iniziati gli studi matematici all'inizio del secolo presso la "Normale" di Pisa, li proseguì a Roma dove si laureò nel 1907 con una tesi sulle funzioni olomorfe di due variabili complesse.
Assistente inizialmente di Guido Castelnuovo alla cattedra di Geometria, vinse nel 1914 il concorso per la cattedra di Matematica finanziaria all'Università di Bari. Successivamente passò a Napoli e a Roma (titolare dal 1926 della cattedra di Economia politica, che tenne fino al collocamento fuori ruolo nel 1956).
Il mondo matematico italiano ha occasione di ricordare in modo particolare la sua permanenza a Napoli perché fu in questa città che si poté realizzare, grazie al suo interessamento e al conseguente consistente contributo del Banco di Napoli, il primo progetto dell'Istituto per le Applicazioni del Calcolo di Mauro Picone. Amoroso e Picone si erano conosciuti sui "banchi" della "Normale".
Di interessi poliedrici, Amoroso partecipò attivamente (soprattutto nel periodo fra le due guerre mondiali) alla vita culturale ed economica del Paese, impegnandosi a fondo anche in esperienze di gestione ed amministrazione aziendale e bancaria.
Le sue pubblicazioni (150) spaziano dalla Matematica pura a quella finanziaria, dall'Economia matematica alla Statistica. Il settore in cui ha lasciato una traccia più profonda è comunque quello dell'Economia matematica che, in Italia, dopo Pareto, si è lungamente identificata con la sua persona. Fu autore di importanti e diffusi manuali sui quali si formarono intere generazioni di economisti. Il suo programma di ricerca prevedeva la continuazione e lo sviluppo del programma paretiano in ambito dinamico. È per questa scelta che successivamente la sua opera è stata ridimensionata come una ripetizione non sempre originale di un paradigma che con il passare dei decenni, aveva perso mordente e autorevolezza. Significativa rimane la sua memoria del 1928 "Discussione del sistema di equazioni che definiscono l'equilibrio del consumatore" che, per certi versi, anticipa di qualche anno idee e risultati di Abraham Wald in tema di esistenza e unicità dell'equilibrio.
Socio corrispondente dei Lincei (1947) e nazionale dal 1956, fu anche preside della Facoltà di Scienze Politiche di Roma dal 1950 al 1961.
Necrologio: Accademia Nazionale Dei Lincei, "Celebrazioni Lincee", n. 2, 1967, a cura di M. Picone e V. Travaglino.
Levi-Civita Tullio

Tullio Levi-Civita era nato a Padova, da insigne famiglia israelita, originaria di Rovigo, il 29 marzo 1873; è morto a Roma il 29 dicembre 1941.
Ingegno precocissimo, si laureò nel 1894 a Padova dove ebbe come maestri, fra gli altri, Gregorio Ricci Curbastro e Giuseppe Veronese. Dopo un periodo di perfezionamento a Bologna e un breve periodo d'insegnamento per incarico a Pavia e a Padova, già nel 1897, a soli 24 anni, Levi-Civita diviene professore di Meccanica razionale all'Università di Padova, dove rimase sino al 1919, anno in cui fu chiamato all'Università di Roma, prima come ordinario di Analisi superiore e poi di Meccanica razionale. A Roma Levi-Civita restò fino alle persecuzioni razziali del 1938 e alla morte, nonostante che, dopo il suo allontanamento dalla cattedra che aveva tanto onorato avrebbe potuto ben facilmente trovare onorevole sistemazione all'estero.
(da sinistra) Leonida Tonelli, Gino Fano, Guido Fubini, Tullio Levi-Civita, Francesco Severi
Tullio Levi-Civita è stato uno dei maggiori matematici mondiali dell'ultimo secolo. "Matematico nato, nel pieno senso della parola, egli passava senza sforzo dall'uno all'altro di campi svariati – dalla meccanica analitica all'elettromagnetismo, dalla meccanica celeste alla teoria del calore, dall'idromeccanica all'elasticità – e ovunque affrontava problemi precisi ed elevati, per lo più i problemi fondamentali caratteristici dei singoli indirizzi considerati" (Ugo Amaldi). Fra i contributi più importanti da lui apportati alle svariate teorie di cui si occupò, e principalmente alla Meccanica e alla Relatività, si annoverano quelli sulla stabilità del movimento, sulla regolarizzazione del problema dei tre corpi, sui fondamenti della Relatività, sull'idrodinamica (teoria della scia, onde in canali profondi, getti liquidi, ecc.) sui potenziali dipendenti da due sole coordinate, ecc. Oggi il suo nome è, forse, più di tutto ricordato in connessione con il cosiddetto "parallelismo di Levi-Civita" che, escogitato soprattutto per pervenire ad una definizione non algoritmica della curvatura riemanniana di una varietà, ha dato origine a tutta una fioritura di nuovi studi di Geometria differenziale.
Se Levi-Civita non fosse stato un grande scienziato, sarebbero bastate le sue qualità umane a farlo ricordare durevolmente.
Lasciò un paio di centinaia di pubblicazioni, fra cui alcuni trattati e, in particolare, un classico manuale di Meccanica Razionale (in 3 volumi) in collaborazione con Ugo Amaldi.
Fu socio dell'Accademia dei Lincei e di quasi tutte le altre accademie italiane, di quella pontificia e di molte estere. Dottore honoris causa delle Università di Amsterdam, Harvard, Parigi, ecc., fu insignito della Medaglia Sylvester della Royal Society.
Necrologio: Rendiconti Lincei, (8) 1 (1946), pp. 1130-1155 (U. Amaldi); Comptes Rendus Academie Paris, 215 (1942), pp. 233-235 (E. Cartan);
Picone Mauro

Mauro Picone era nato a Palermo il 2 maggio 1885; è morto a Roma l'11 aprile 1977.
Il padre era un ingegnere minerario che la crisi dello zolfo siciliano spinse a cambiare mestiere e a dedicarsi all'insegnamento di Topografia (fra l'altro ad Arezzo e Parma, i luoghi dove Picone compì gli studi secondari). Vinto nel 1903 il concorso per l'ammissione alla “Normale”, frequenta i corsi di Ulisse Dini e Luigi Bianchi e resta "particolarmente affascinato dalla forza d'ingegno matematico di Eugenio Elia Levi, appena di due anni più anziano di lui, ma già affermatosi come ricercatore di levatura eccezionale" (Cimmino). Si laurea nel 1907 e resta a Pisa fino al 1913 quale assistente di Dini. Va poi a Torino – dove si ricongiunge alla famiglia – quale assistente di Meccanica razionale e di Analisi al Politecnico (con Guido Fubini) restandovi fino alla prima guerra. Dopo l'impegno di guerra, nel 1919 viene chiamato quale professore incaricato di Analisi a Catania, dove ritorna nel 1921 come titolare (dopo una breve parentesi a Cagliari). Successivamente, dopo una breve permanenza a Pisa nel 1924-25, passa a Napoli e quindi (nel '32) a Roma, dove resterà fino al collocamento a riposo nel 1960.
Alla formazione della personalità scientifica di Picone hanno contribuito sostanzialmente i due periodi più importanti della sua giovinezza: gli studi pisani e l'esperienza bellica. A loro si devono gli elementi costitutivi della sua produzione scientifica, ricca di quasi trecento lavori: da un lato, il gusto per l'astrattezza e la “generalità”; dall'altro, la convinzione profonda dell'importanza di risolvere numericamente problemi matematici sorti da esigenze concrete. Così, durante gli anni napoletani, Picone dà vita a un laboratorio di Analisi numerica che, malgrado i limitati mezzi di calcolo automatico allora disponibili, può considerarsi il prototipo degli innumerevoli Istituti analoghi poi diffusisi in tutto il mondo. Il piccolo istituto napoletano divenne poi, negli anni romani, l'"Istituto Nazionale per le Applicazioni del Calcolo" (1932) del C.N.R., che nel 1955 fu uno dei primi due Centri italiani a essere dotato di un calcolatore elettronico e che dal 1975 porta il suo nome. L'originale creazione dell'INAC può servire a spiegare, secondo Tricomi, "come un professore non dotato di eccezionali qualità didattiche, abbia potuto divenire in breve il più illustre capo scuola della Matematica italiana, dalla cui fucina sono direttamente o indirettamente usciti almeno i tre quarti dei professori di Analisi delle università italiane, e non – si badi bene – per manipolazioni sottobanco, bensì per autentici meriti, confermati dai giudizi dei “posteri contemporanei”: i colleghi stranieri".
(da sinistra) Mauro Picone e Renato Caccioppoli
È infatti merito grande di Picone essere riuscito a creare un centro di raccolta dei più promettenti ingegni matematici, che trovarono nell'INAC una possibilità di lavoro o di integrazione di stipendi piuttosto magri e nel suo Direttore "un Maestro pieno di comunicativo entusiasmo che sapeva spingerli, eventualmente anche con durezza, sulle ardue vie della scienza, ma trovava per loro sempre appropriati temi di ricerca in campi importanti e si compiaceva dei loro successi anche più che se fossero propri" (Tricomi). Impossibile sintetizzare i risultati dei vari filoni della sua multiforme attività di ricerca (ricca, secondo Tricomi, "di contributi abbondanti ma non eccelsi") che, a parte alcune tematiche legate alla Geometria differenziale classica, ruota sostanzialmente sulle equazioni differenziali (ordinarie e alle derivate parziali) e sul Calcolo delle variazioni. Tra i suoi risultati più noti c'è la famosa “identità di Picone” (contenuta nella sua tesi d'abilitazione del 1910) per le equazioni differenziali ordinarie lineari del secondo ordine, dipendenti da un parametro, ripetutamente citata e apprezzata per la semplicità e il grande numero di risultati cui porta in diverse situazioni. Un altro gruppo di pubblicazioni riguarda temi prevalentemente didattici (funzioni additive di campo, teorema di Green, integrale di Riemann e di Lebesgue) o, comunque, interventi su alcune proposizioni da correggere, precisare o provare con una dimostrazione più rigorosa e al tempo stesso più semplice. In questa rapida rassegna, non può mancare l'accenno a un tema che, dopo il calcolo approssimato delle soluzioni, caratterizzerà la produzione di Picone negli anni '30: la maggiorazione a priori delle soluzioni di equazioni, sia ordinarie sia alle derivate parziali.
Innumerevoli anche i riconoscimenti accademici: Premio Reale dei Lincei (1938), Medaglia d'oro dei Benemeriti della Scuola, della Cultura e dell'Arte, ecc. Era membro dell'Accademia dei Lincei, dell'Accademia dei XL, della Pontificia Accademia delle Scienze e di moltissime altre (sia italiane che estere).
Necrologio: Atti della Accademia delle Scienze di Torino, vol. 111, fasc. V-VI (sett.-dic. 1977), pp. 573-576 (F.G. Tricomi); Bollettino UMI, (5) vol. XV-A (1978), n. 1, pp. 261-277 (G. Cimmino).
Avondo-Bodino Giuseppe

Giuseppe Avondo-Bodino era nato a Villa del Bosco (Vercelli) il 13 luglio 1920; è morto a Milano il 2 aprile 1982.
Si era laureato in Matematica nel 1948. Aveva anche superato tutti gli esami del corso di laurea in Fisica e già redatto la tesi, ma non la discusse per una diversità di punti di vista con il relatore. Insegnante di Matematica e Fisica nei licei, nel 1970 vinse la cattedra di Matematica generale presso la Facoltà di Economia e Commercio dell'Università di Torino. Insegnò anche a Milano (Università Bocconi e Facoltà di Scienze Politiche dell'Università) e ad Ancona.
Giuseppe Avondo-Bodino
La sua produzione scientifica (45 pubblicazioni) comprende contributi che riguardano prevalentemente la Statistica, le applicazioni del Calcolo delle Probabilità ai problemi di decisione e la Matematica finanziaria e attuariale. Il suo nome è legato soprattutto alla fondazione della società per le "Applicazioni della Matematica alle Scienze Economiche e Sociali" (A.M.A.S.E.S.), di cui fu anche il primo segretario e direttore della relativa rivista.
Mazzoni Pacifico

Pacifico Mazzoni era nato a Bari il 3 aprile 1895.
Si era laureato in Matematica a Pisa nel 1916 con il massimo dei voti e la lode. Allievo della "Normale", ne conseguì nel 1917 il diploma di abilitazione, anche qui, con il massimo dei voti e la lode. Nel 1920, ebbe il premio "Ulisse Dini" dell’Università di Pisa e, nel 1924, il premio ministeriale dell’Accademia dei Lincei. Libero docente di Analisi algebrica e infinitesimale dal 1925, era ordinario (dal 1934) di Matematica finanziaria presso la Facoltà di Economia e Commercio dell’Università di Bari.
I suoi primi studi scientifici erano stati rivolti verso la teoria di Galois classica, sulla quale aveva pubblicato alcune Memorie sui "Rendiconti del Circolo Matematico di Palermo". Successivamente si occuperà prevalentemente di Matematica finanziaria e attuariale.
Tallini Giuseppe

Giuseppe Tallini era nato a Formia il 5 gennaio 1930; è morto a Roma il 4 aprile 1995.
Si era laureato a Roma con Enrico Bompiani, discutendo una tesi sulle varietà kähleriane. Nel 1966 era stato nominato professore straordinario a Torino di Istituzioni di Geometria superiore. È stato poi professore di Geometria a Napoli (1968) e infine dal 1974 a Roma, di Geometria.
Giuseppe Tallini
Personalità scientifica proprompente e dinamica, era dotato di grandissimo calore umano. Ha dato un impulso decisivo allo sviluppo della Combinatoria in Italia, continuando insieme ad Adriano Barlotti a promuovere quella scuola di Geometria combinatoria che è stata fondata da Beniamino Segre. In questo settore va altresì riconosciuta la sua importante attività organizzativa: in primo luogo il "Seminario di Geometria Combinatoria" da lui fondato a Roma nel 1974 e poi la "Scuola estiva di Geometria combinatoria" (dedicata ai ricercatori più giovani) e la celebre serie di convegni denominati "Combinatorics". Sono convegni che descrivono, con cadenza biennale, lo "stato dell'arte" nel settore. Oltre che in questo campo, i suoi contributi scientifici riguardano sia la Geometria differenziale che la Geometria algebrica e l'Algebra. Complessivamente la sua produzione scientifica comprende oltre 150 lavori, fra cui varie monografie e testi didattici.
Fu membro dell'Accademia di Scienze, Lettere ed Arti di Napoli e membro onorario della "Mathematische Gesellschaft in Hamburg".
Necrologio: "Notiziario UMI", a. XXII (1995), n. 4, pp. 59-60 (P.V.Ceccherini).
Fergola Emanuele

Emanuele Fergola era nato a Napoli il 20 ottobre 1830 da Gennaro, generale borbonico; vi è morto il 5 aprile 1915.
Entrò giovanissimo (a 13 anni) come «alunno» all'Osservatorio astronomico di Capodimonte, in cui si svolse tutta la sua vita scientifica e nella cui direzione successe, nel 1889, a Annibale De Gasparis. Però, già nel 1860, era stato nominato da Garibaldi professore d'Introduzione al calcolo (insegnò anche Analisi superiore) all'Università di Napoli.
Nel 1909, essendosi stato istituito un limite di età (75 anni) per i professori di Università, prima nominati a vita, rifiutò di sottoporsi ad un giudizio del Consiglio Superiore per restare in servizio come le disposizioni transitorie della legge gli avrebbero consentito.
Emanuele Fergola
Sino al 1863, i lavori di Fergola sono esclusivamente di Matematica pura (inviluppi, numeri di Bernoulli, serie ecc.); dopo sono invece prevalentemente di Astronomia e da questi è assicurata la sua fama. Concernono calcoli d'orbite di asteroidi, determinazione di differenze di longitudini, la posizione dell'asse di rotazione della Terra con il connesso problema della variazione delle latitudini ecc.
Fu socio dell'Accademia dei Lincei. Fu Senatore del Regno dal 1905.
Necrologio: Rendiconti Lincei, (5) 241 (1915), pp. 411-417 (E. Millosevich); Rend. Acc. Sci. Napoli, (3) 21 (1915), pp. 120-126 (L. Pinto).
De Franchis Michele

Michele De Franchis era nato a Palermo il 6 aprile 1875; vi è morto il 19 febbraio 1946.
Laureatosi a Palermo nel 1896, divenne subito assistente di Francesco Gerbaldi e nel 1905 fu nominato, in seguito a concorso, professore di Algebra e Geometria analitica all'Università di Cagliari, dove rimase un solo anno. Passò poi all'Università di Parma (1906-09) e a quella di Catania (1909-14), da dove rientrò a Palermo nel 1914, succedendo a Giovanni Battista Guccia anche nella carica di direttore dei Rendiconti del Circolo Matematico di Palermo.
Michele De Franchis
Fu essenzialmente un cultore di Geometria algebrica, disciplina in cui il suo maggiore lavoro – in collaborazione con Giuseppe Bagnera – concerne la classificazione delle superfici iperellittiche e fu premiato dall'Accademia delle Scienze di Parigi con il premio Bordin.
Era socio dell'Accademia dei Lincei e della locale Accademia di Scienze, Lettere e Arti.
Necrologio: App. necrol. ai Rend. dei Lincei del 1945-55, I (1957), pp. 3-7 (0. Chisini).
Frisi Paolo

Paolo Frisi, nato a Milano il 13 aprile 1728, è stato un presbitero e matematico che si è distintop rincipalmente per i suoi studi in idraulica.
Frisi venne educato, a partire dal 1746, a Milano presso il monastero dei Barnabiti, dove successivamente prese gli ordini religiosi. Lasciò Milano nel 1756 e si trasferì a Pisa quando divenne professore di Filosofia presso l'Università della città toscana. Qui rimase per otto anni per poi ritornare Milano a ricoprire la cattedra di Matematica presso la Scuola Palatina. E' stato uno degli animatori de Il Caffè, pubblicazione milanese che promuoveva idee liberali ispirate all'illuminismo e influenzava la vita culturale, sociale e politica di Milano. Scrisse vari testi su Galileo, Cavalieri, Newton e d'Alembert contribuendo in misura rilevante alla diffusione delle loro ricerche in Italia.
Paolo Frisi
Frisi fornì molti contributi alla Matematica, Fisica e Astronomia. Compì studi sulla natura della luce e sull'elettricità spiegando questi fenomeni come effetto della vibrazione dell'etere. A lui si deve l'introduzione dei parafulmini a protezione degli edifici in Italia. Studiò la cinematica e l'idraulica, progettò il tracciato del Naviglio da Milano a Pavia e a riguardo pubblicò nel 1762 il volume “Del modo di regolare i fiumi, e i torrenti”. Nel 1781 affrontò il problema isoperimetrico (problema nel quale si erano impegnati i matematici del calibro di Jacob e Johann Bernoulli ed Eulero) che cerca, fra tutte le curve chiuse del piano di fissato perimetro, quella (se esiste) che massimizza l'area della regione delimitata dalla curva.
Paolo Frisi è morto a Milano il 22 novembre 1784.