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Sbrana Umberto

Umberto Sbrana era nato a Pisa il 2 marzo 1882; è morto a Genova il 17 novembre 1942. Era fratello di Francesco, anch'egli matematico.
Allievo della “Normale” di Pisa, vi si laureò nel 1903 e, dopo aver fruito di un posto di perfezionamento “Lavagna”, dal 1904 al 1906 fu assistente di Ulisse Dini per l'Analisi infinitesimale. Insegnò poi nelle scuole medie, e, negli ultimi anni, in particolare presso l'Istituto tecnico di Genova, dove fu anche responsabile della Biblioteca Universitaria.
Fu autore di vari lavori di Geometria differenziale.
Genocchi Angelo

Angelo Genocchi era nato a Piacenza il 5 marzo 1817; è morto a Torino il 7 marzo 1889.
Cominciò come giurista, laureandosi nel 1838 nella Facoltà giuridica che, dopo i moti del 1831, era stata spostata da Parma a Piacenza. Dopo aver brevemente esercitata l'avvocatura, nel 1846 divenne titolare di Diritto romano nella Facoltà stessa. Dopo la reazione seguita ai moti del 1848, emigrò a Torino e si mise a studiare privatamente Matematica, frequentando le lezioni di Giovanni Plana e di Felice Chiò. Nel 1858, spinto da Chiò, partecipò al concorso per Algebra e Geometria complementare all'Università di Torino e nel 1859 divenne titolare di questa cattedra. Dopo qualche cambiamento intermedio, dal 1863 in poi, insegnò Calcolo fino alla morte, facendosi supplire, negli ultimi anni, da Giuseppe Peano (che poi gli successe).
busto di Angelo Genocchi nei giardini Margherita di Piacenza
I suoi lavori più notevoli, che hanno spesso carattere critico, riguardano la teoria dei numeri, quella delle serie, gli integrali euleriani ecc., ma oggi è soprattutto ricordato per il "Genocchi-Peano": il trattato che rispecchia il suo corso universitario (completato però dalle aggiunte dell'allora suo assistente Peano, che ne formano la parte più notevole). Tuttavia, Genocchi – che di molte di queste aggiunte aveva preso conoscenza solo a pubblicazione avvenuta – in un primo tempo non le aveva molto gradite e non aveva nascosto il suo malcontento.
Fu socio dell'Accademia delle Scienze di Torino, che diresse dal 1885 alla morte, e di varie altre. Poco prima di morire era stato nominato Senatore del Regno. Un suo busto si trova nell'atrio dell'Accademia delle Scienza di Torino mentre una lapide con medaglione figura nei loggiati dell'Università.
Necrologio: Memorie Accademia Scienze Torino, 39 (1889), pp. 463-495 (F. Siacci); Atti Accademia Scienze Torino, 27 (1892), 1090-1106 (E. D Ovidio); Annali Università Torino per il 1889-90, pp. 195-202 (G. Peano).
Bortolotti Ettore

Ettore Bortolotti era nato a Bologna il 6 marzo 1866; vi è morto il 17 febbraio 1947.
Si era laureato a Bologna, nel 1889, con Salvatore Pincherle di cui fu assistente per 2 anni. Insegnò poi, per alcuni anni, nelle scuole medie finché nel 1900 vinse la cattedra di Calcolo infinitesimale a Modena da dove, nel 1919, passò all'Università di Bologna per l'insegnamento di Geometria analitica. Coadiuvò Pincherle nella fondazione dell'UMI e nell'organizzazione del Congresso Internazionale dei Matematici del 1928 a Bologna.
Si occupò prevalentemente di Storia delle matematiche (soprattutto della scuola algebrica bolognese e di Bombelli, di Evangelista Torricelli e di Paolo Ruffini) con forti accenti nazionalistici.
Necrologio: Periodico di Matematica, (4) 26 (1948), pp. 1-11 (E. Carruccio).
Ciclo di conferenze “Matematica e …” a Urbino 2010/2011
Faà di Bruno Francesco

Francesco Faà di Bruno era nato ad Alessandria, da nobile famiglia, il 29 marzo 1825; è morto a Torino il 27 marzo 1888.
Studiò all'Accademia Militare di Torino e fu inizialmente (1846-1853) ufficiale di stato maggiore, giungendo sino al grado di capitano. Durante tale periodo (1849-51) fu mandato a Parigi a perfezionarsi nelle Matematica nella prospettiva, poi rientrata, di dover curare la formazione dei principi Umberto ed Amedeo di Savoia. Congedatosi dall'esercito, tornò a Parigi dove, nel 1855, si addottorò in Matematiche e, rientrato a Torino, dal 1857 insegnò come libero docente in quell'Università, succedendo, nel 1871, a Felice Chiò per l'Algebra e Geometria analitica. Nel 1876, fu nominato professore straordinario di Analisi superiore. Nel contempo, si dedicava attivamente alla sfera religiosa e nel 1876 fu consacrato prete a Roma. Da allora in poi, pur continuando ad insegnare, fu prevalentemente un sacerdote, fondatore, fra l'altro, di non poche "opere" di assistenza. Giovanni Paolo II, nel 1988, a 100 anni dalla morte, lo ha beatificato.
Francesco Faà di Bruno
Quale matematico, Faà di Bruno è soprattutto ricordato per un trattato del 1876 sulla teoria delle forme binarie che fu anche tradotto in tedesco da Emma Nöther. Alla morte, lasciò incompiuto un ampio trattato sulle funzioni ellittiche.
Costruì sul campanile della chiesa di Santa Zita a Torino - seconda guglia della città - un osservatorio astronomico, da lui usato regolarmente. Tutti gli strumenti di Faà, i suoi telescopi in ottone e legno sono stati recentemente catalogati, restaurati ed esposti in un piccolo museo in via San Donato 31, accanto alla chiesa di Santa Zita.
Necrologio: Annuario Università Torino per l’a.a. 1888-89, pp. 156-164 (E. D'Ovidio); Boll. Bibl. Storia Matematica, 1 (1898), pp. 94-98 (G. Loria). V. Messori, "Un italiano serio. Il beato Francesco Faà di Bruno", Milano, Edizioni Paoline, 1990.
Padova Ernesto

Ernesto Padova era nato a Livorno il 17 febbraio 1845; è morto a Padova il 9 marzo 1896.
Si era laureato a Pisa nel 1866 da allievo della "Normale". Insegnò dapprima in un Liceo di Napoli, per poi essere nominato, nel 1872, su suggerimento di Enrico Betti, professore di Meccanica razionale all'Università di Pisa da dove, nel 1882, passò a Padova. Qui rimase sino alla prematura scomparsa.
Ernesto Padova
Enrico Padova è autore di una cinquantina di lavori di Analisi, Meccanica razionale e Fisica matematica (elasticità, elettro-magnetismo ecc.). In Meccanica analitica, fu tra i primi a trattare questioni di stabilità del movimento.
Fu socio dell'Accademia dei Lincei.
Necrologio: Rendiconto Lincei, (5) 51 (1896), pp. 284-285 (E. Beltrami).
Pastori Maria

Maria Pastori era nata a Milano il 10 marzo 1895; vi è morta il 17 aprile 1975.
Maestra di ruolo nelle scuole elementari dal 1915, aveva vintp il concorso per la “Normale” di Pisa e si iscrisse in quella Università dove, nel 1920, conseguì la laurea in Matematica con il massimo dei voti. Fino al 1927 insegna nelle scuole secondarie e, con l'anno accademico 1925-'26, ottiene il comando quale assistente all'Università di Milano. Qui, nel 1929 - lasciato l'insegnamento medio - diviene assistente di ruolo di Analisi e poi (1934) di Meccanica razionale. Conseguita la libera docenza in Analisi vettoriale e tensoriale nel 1931, ottiene pure l'incarico di Istituzioni di matematiche (per gli allievi di Chimica e di Scienze naturali). Nel 1939 vince il concorso di Meccanica razionale a Messina, da dove rientra quasi subito a Milano sulla cattedra di Istituzioni di matematiche per passare infine (1947) alla cattedra di Meccanica razionale, che terrà fino alla fine della carriera (1965).
Maria Pastori
La sua attività scientifica, dopo l'iniziale contatto con Gian Antonio Maggi e Umberto Cisotti, si sviluppò soprattutto nella lunga, feconda collaborazione con l'amato maestro Bruno Finzi. Grande esperta di Calcolo tensoriale e di Geometria differenziale, la sua produzione scientifica riguarda anche la meccanica dei corpi deformabili continui (elastici, elastoplastici e fluidi), la teoria della propagazione ondosa, l'elettromagnetismo, la teoria della Relatività e la Meccanica analitica.
Fu socio corrispondente dell'Accademia dei Lincei (1964) e dell'Accademia delle Scienze di Torino. Nel 1966 ebbe il premio internazionale “Isabella d'Este” per le Scienze e, all'atto del suo collocamento fuori ruolo, le fu conferita la medaglia d'oro dei “Benemeriti della scuola e della cultura”.
Necrologio: Bollettino UMI, (5), vol. XIII-A (1976), n. 1, pp. 215-216 (D. Graffi); Celebrazioni lincee, n. 95, 1976 (C. Agostinelli); Rendiconti Ist. Lombardo, vol. 110 (1976), pp. 1-8 (P. Udeschini).
Tonelli Leonida

Leonida Tonelli era nato a Gallipoli (Lecce) da famiglia veneta il 19 aprile 1885; è morto a Pisa il 12 marzo 1946.
Studiò all'Università di Bologna avendo come maestri, fra gli altri, Cesare Arzelà e Salvatore Pincherle e vi si laureò nel 1907. Nel 1913 fu nominato professore di Analisi algebrica all'Università di Cagliari dove rimase un anno. Nel 1914 passò, per concorso, alla cattedra di Analisi infinitesimale all'Università di Parma che tenne fino al 1922 salvo la parentesi della guerra a cui partecipò volontariamente. Nel 1922 fu chiamato all'Università di Bologna; nel 1930 passò a Pisa, su invito di Giovanni Gentile che gli promise condizioni molto favorevoli nella fondata speranza che egli potesse, come effettivamente avvenne, risollevare le sorti di quella scuola matematica che, per alcuni anni, era stata la prima in Italia. E a Pisa egli restò, di fatto, sino alla morte, nonostante un trasferimento all'Università di Roma nel 1939-42, che restò sostanzialmente solo nominale. A Pisa Tonelli diede, fra l'altro, nuovo lustro agli Annali della Scuola Normale Superiore e formò vari, valorosi allievi. È sepolto, accanto a Ulisse Dini e a Luigi Bianchi, nel famoso Cimitero Monumentale della città.
Leonida Tonelli
Tonelli fu uno dei maggiori analisti italiani di questo secolo. Ha impresso la sua orma soprattutto nel Calcolo delle variazioni, con un utilizzo assai sofisticato dei cosiddetti "metodi diretti". I funzionali che in esso compaiono, nel cosiddetto "problema più semplice del Calcolo delle variazioni", pur non essendo in generale continui, sono però quasi sempre semicontinui e questo basta per assicurare l'esistenza del loro minimo o del loro massimo. Altri suoi importantissimi lavori riguardano le serie trigonometriche, specie quelle doppie, cui dedicò un grosso trattato. Si interessò molto di Analisi reale: è degli anni immediatamente successivi alla laurea il classico teorema (noto come "teorema di Fubini-Tonelli") relativo al calcolo di un integrale doppio mediate due successivi integrali semplici, seguito da poderosi studi altri studi sulla moderna Teoria dell'integrazione e della quadratura delle superfici in forma cartesiana.
Fu socio dell'Accademia dei Lincei - che nel 1927 gli aveva conferito il Premio Reale per la Matematica - e di varie altre Accademie, fra cui la Pontificia.
Necrologio: “Rend. Lincei”, (8) 4 (1948), pp. 594-619 (G. Sansone); “Riv. Univ. Parma”, 1 (1950), pp. 157-188 (A. Mambriani); «In Memoriam», vol. commem. a cura dell'Univ. di Pisa (1958).
Chisini Oscar

Oscar Chisini era nato a Bergamo il 14 marzo 1889; è morto a Milano il 10 aprile 1967.
Compiuti gli studi medi e universitari a Bologna, si laureò nel 1912 sotto la direzione di Federigo Enriques, del quale divenne subito assistente. Durante la prima guerra mondiale prestò servizi militare quale ufficiale dell'artiglieria alpina dando contributi ancor oggi ricordati (la costruzione di un telemetro logaritmico e la determinazione della quota degli aerei in volo mediante una proiezione bicentrale). Conseguita la libera docenza nel 1918, ebbe vari incarichi d'insegnamento nelle Università di Bologna e Modena e nel 1923 vinse il concorso per la cattedra di Geometria dell'Università di Cagliari, passando poi (1925) a quella di Algebra e Geometria analitica. Nello stesso anno fu invitato a trasferirsi a Torino e a Milano, preferì quest'ultima sede ricoprendo inizialmente la cattedra di Analisi algebrica e poi quella di Geometria che tenne fino al collocamento fuori ruolo nel 1959. A Milano fu anche incaricato di Geometria superiore all'Università e di Geometria analitica al Politecnico. Collocato a riposo nel 1964, fu nominato professore emerito di Geometria nel 1965.
Oscar Chisini
La sua principale attività di ricerca è stata rivolta alla Geometria algebrica, settore in cui esordì collaborando con Enriques alla stesura del noto trattato "Lezioni sulla teoria geometrica delle equazioni e delle funzioni algebriche", che uscì in 4 volumi tra il 1915 ed il 1934. Molte sue ricerche in questo settore sono poi legate allo studio delle singolarità di una superficie algebrica, studio condotto soprattutto avendo presente l'esigenza di costruire modelli o privi di singolarità o dotati di singolarità semplici. In quest'ambito introdusse – a semplificare la rappresentazione di una superficie algebrica sopra un piano multiplo – la cosiddetta "treccia caratteristica" (o fascio caratteristico) d'una curva algebrica piana e studiò le curve di diramazione dei piani multipli. Coinvolti dai comuni interessi con Federigo Enriques, si dedicò anche alla divulgazione del pensiero matematico (si vedano per esempio le numerose voci da lui scritte per l'Enciclopedia Italiana) e alle questioni didattiche. In quest'ultimo settore svolse un ruolo a lungo importante, anche perché Enriques lo aveva voluto segretario di redazione del Periodico di Matematiche, nella sua forma rinnovata iniziata nel 1921. Della stessa rivista Chisini fu poi direttore dal 1946 al 1967.
Socio dell'Accademia dei Lincei e di numerose Accademie locali, fu anche preside della Facoltà di Scienze tra il 1945 ed il 1950. In occasione del suo 70-esimo compleanno gli fu dedicato il 30° volume dei Rendiconti del Seminario matematico di Milano e dopo la sua morte il Periodico di Matematiche ne ha onorato la memoria pubblicando un volume speciale [(4) 46, fasc. 1-2, 1968] con saggi di diversi allievi.
Necrologio: Accademia Nazionale dei Lincei, "Celebrazioni Lincee", n. 26, 1969 (E.G. Togliatti).
Arzelà Cesare

Cesare Arzelà era nato a S. Stefano di Magra (La Spezia) il 6 marzo 1847, qui vi è morto il 15 marzo 1912.
Fu allievo della "Normale" di Pisa dove si laureò nel 1869. Dopo alcuni anni d'insegnamento medio, nel 1878 ottenne la cattedra di Algebra nell'Università di Palermo da dove, due anni dopo, passò per concorso alla cattedra di Calcolo all'Università di Bologna, che conservò sino alla morte.
ritratto di Cesare Arzelà
I suoi principali contributi riguardano la teoria delle funzioni di variabile reale e, più specificamente, le successioni di funzioni di una variabile da lui inquadrate nella teoria delle funzioni di due variabili reali. In particolare, determinò la condizione necessaria e sufficiente per la continuità della somma di una serie di funzioni continue e il criterio di "uguale continuità" che porta il suo nome. Si occupò pure del principio di Dirichlet, spianando la via alla celebre giustificazione data da Hilbert.
Socio corrispondente dell'Accademia Nazionale dei Lincei e di varie altre Accademie, nel 1907 condivise con Guido Castelnuovo il Premio Reale dei Lincei.
Necrologio: "Rendiconti Lincei", (5) 21 (1912), pp. 879-884, a cura di G. Lauricella; "Bollettino UMI", 9 (1930), pp. 116-l17, a cura di C. Severini.