Eugenio Curiel
Eugenio Curiel era nato a Trieste l'11 dicembre 1912; è morto a Milano, in Piazza della Conciliazione, in una imboscata tesagli da una squadra fascista, il 24 febbraio 1945. Fra i pochi testimoni del suo selvaggio assassinio vi era una vecchia fioraia: sulla salma del giovane a lei sconosciuto pose con delicatezza, piangendo in silenzio, alcuni garofani. Nella motivazione della Medaglia d'oro (alla memoria) si legge:
"Docente universitario, sicura promessa della scienza italiana, fu vecchio combattente, se pur giovane d'età nella lotta per la liberazione. Chiamò a raccolta, per primo, tutti i giovani d'Italia contro il nemico nazifascista. Attratta dalla sua fede, dal suo entusiamo, e dal suo esempio, la parte migliore della gioventù italiana rispose all'appello ed Egli seppe guidarla nell'eroica lotta ed organizzarla (...). Spiato, braccato dall'insidioso nemico che vedeva in lui il più pericoloso avversario, mai desisteva dalla lotta. Alla vigilia della conclusione vittoriosa degli immensi sforzi del popolo italiano, cadeva in un proditorio agguato tesogli dai sicari nazifascisti. Capo ideale e glorioso esempio a tutta la gioventù italiana di eroismo, di amore per la Patria e per la libertà." |
Conseguita la maturità classica nel 1929, Curiel si era iscritto alla Facoltà d'Ingegneria dell'Università di Firenze, ospite dello zio, il filosofo Ludovico Limentani. Dopo due anni si trasferì però al Politecnico di Milano e chiese il passaggio al corso di laurea in Fisica. Ottenuto il consenso, ritornò a Firenze: studiava e dava lezioni private per potersi mantenere agli studi. Aveva iniziato la preparazione di una tesi di laurea sperimentale sulle "disintegrazioni nucleari per mezzo della radiazione penetrante" con Bruno Rossi, quando questi si trasferì a Padova quale vincitore di concorso. A Padova, Curiel si laureò in Fisica nel 1933 e l'anno dopo divenne assistente di Ernesto Laura, ordinario di Meccanica razionale e deciso antifascista. Laura apprezzò il valore intellettuale del suo giovane assistente che definiva "una speranza della matematica" e ammirava la sua capacità di tenere, con risultati brillanti, quale professore incaricato, il corso di Matematiche complementari, pur se distolto da un crescente impegno politico e dalla costituzione di un Seminario di approfondimento di tematiche filosofiche.
Eugenio Curiel
Nell'ottobre 1938 la sua carriera scientifica è spezzata di colpo: come tutti i suoi colleghi di "razza ebraica", Curiel fu "esonerato" dall'insegnamento universitario e si dedicò interamente alla politica, militando tra le fila del Partito comunista. Nel maggio 1939, mentre cercava di passare in Francia clandestinamente attraverso la frontiera svizzera, fu arrestato dalla polizia francese e consegnato a quella svizzera che lo imprigionò. Rimpatriato in Italia fu arrestato a Trieste, detenuto a Milano e infine condannato a cinque anni di confino a Ventotene, da cui uscì il 21 agosto 1943 per riprendere l'attività partigiana fino al tragico epilogo.
I suoi scritti scientifici (compresi gli appunti di Storia e Filosofia) e politici sono conservati nel "Fondo Curiel" presso l'Archivio storico della Resistenza, Istituto Gramsci (Roma).
Necrologio: in Stella d'Italia, Stella di David. Gli ebrei dal Risorgimento alla Resistenza, Milano, Mursia, 1970, pp. 293-301 (G. Formiggini).