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Bompiani Enrico

Enrico Bompiani era nato a Roma il 12 febbraio 1889; vi è morto il 22 settembre 1975.
Durante gli studi universitari fu affascinato da Guido Castelnuovo, con il quale si laureò nel 1910 discutendo la tesi di laurea "Spazio rigato a quattro dimensioni e spazio cerchiato ordinario" e divenne suo assistente dal 1911 al 1913. Pur avendo assolto gli obblighi militari, nell’anno successivo alla laurea era rimasto coinvolto in tutti i successivi richiami alle armi: prima per la guerra di Libia poi per la situazione di tensione politica sviluppatasi in Europa fino allo scoppio della prima guerra mondiale. Anche in tali circostanze venne più volte richiamato per brevi periodi ed infine mobilitato dopo l’intervento italiano alla fine del maggio 1915. Durante la guerra prestò servizio in aeronautica e fu più volte in missione a Parigi, dove nel 1918 conseguì il titolo di ingegnere aeronautico. Nel 1913 aveva passato il semestre estivo a Gottinga seguendo due corsi di perfezionamento tenuti da Hilbert, uno sul "moto degli elettroni" e l’altro sulla "Critica dei principi della Matematica". Nel 1914 conseguì la libera docenza in Geometria analitica e nel 1922 vinse il concorso di Geometria analitica e proiettiva del Politecnico di Milano. L’anno successivo lasciò Milano per Bologna e nel 1926 rientrò definitivamente a Roma dove, oltre ai corsi di Geometria analitica e di Geometria descrittiva, tenne corsi di Analisi superiore e Geometria differenziale e fino al 1959 fu anche direttore dell’Istituto Matematico. Nel 1964 fu collocato a riposo e nominato professore "emerito" della Facoltà di Scienze.
Enrico Bompiani
L’attività scientifica di Bompiani fu imponente, come testimoniano oltre trecento pubblicazioni. Un primo gruppo di lavori riguarda le proprietà proiettivo-differenziali di una varietà, che studiò anche introducendo nuove nozioni (spazio osculatore, curve quasi asintotiche, sistemi coniugati di specie superiore) adatte a indagare o proprietà locali o proprietà globali. Sono, in particolare, da segnalare i contributi allo studio delle rigate iperspaziali. Queste ricerche lo condussero alla considerazione di sistemi di equazioni alle derivate parziali (o anche ordinarie) mediante i quali la superficie o la varietà in esame venivano rappresentate. Successivamente, si dedicò direttamente allo studio delle equazioni a derivate parziali lineari omogenee, che interpretò geometricamente su modelli iperspaziali mediante i caratteri proiettivo-differenziali cui si è detto in precedenza. In questo settore vanno ricordate le ricerche relative all’equazione di Laplace. Un altro campo di ricerca fu quello relativo all’applicabilità di due varietà differenziabili, nel quale i suoi lavori mettono in luce l’importanza della nozione di trasporto paralello. Queste ricerche lo condussero a determinare nuovi invarianti (ad esempio la curvatura di direzioni) e nuove interpretazioni di altri noti, quale la curvatura di Riemann. Tra i risultati ottenuti, si ricorda la classificazione delle superfici a curvatura relativa all’ambiente nulla e la determinazione di quelle che ammettono trasformazioni geodetiche. La sua attività scientifica, principalmente dedicata appunto alla Geometria proiettiva delle equazioni differenziali, culminò in una poderosa memoria di circa 250 pagine, pubblicata sugli Atti dell’Academia d’Italia nel 1935, che gli valse il prestigioso "Premio Reale" dell’Accademia dei Lincei.
Insignito di molti premi e riconoscimenti, fu membro di numerose Accademie e corpi scientifici. Fu tra i soci fondatori dell’UMI, di cui fu vice presidente dal 1938 al 1940, presidente dal 1949 e presidente onorario dal 1952. Conosciuto anche all’estero, fu invitato a tenere corsi e conferenze all’Università di Chicago (1930-34), di Harvard, alla Columbia University (New York), alla Missouri University di Kansas City (1946) e all’Università di Pittsburg (1947) dove, per gli anni 1959-61, fu anche "Mellon Professor". Tra i suoi principali meriti istituzionali, va pure segnalato il contributo dato alla promozione del C.I.M.E. (Centro Italiano Matematico Estivo), di cui fu direttore dalla sua costituzione nel 1954 fino al 1974. Il C.I.M.E. aveva lo scopo di organizzare brevi corsi estivi su argomenti attuali nella ricerca matematica avanzata in modo da favorire l’inserimento attivo nella ricerca e di riallacciare i contatti internazionali dei matematici italiani.
Necrologio: "Bollettino UMI", S. IV, vol. XII (1975), pp. I-XXXVI (G. Vaccaro); "Accademia Nazionale dei Lincei", "Celebrazioni Lincee", n. 105, 1977 (E. Martinelli).
Conferenza internazionale - Sulla natura misteriosa dei numeri trascendenti
Cerruti Valentino

Valentino Cerruti era nato a Crocemosso, nel Biellese, il 14 febbraio 1850; vi è morto il 20 agosto 1909.
Si era laureato nel 1873 in Ingegneria a Torino e subito dopo fu, per breve tempo, precettore (a Roma) dei figli del conterraneo Quintino Sella. Divenne poi assistente nella Scuola d'Ingegneria dell'Università di Roma, dove, nel 1877, in seguito a concorso, ottenne la cattedra di Meccanica razionale che conservò sino alla morte.
Fu più volte Rettore dell'Università di Roma, Segretario Generale del ministero della Pubblica Istruzione (carica su per giù corrispondente a quella attuale di Sottosegretario), membro del Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione e Senatore del Regno dal 1901.
I suoi lavori, che rivelano singolare abilità algoritmica, riguardano principalmente la teoria dell'elasticità. Spirito sereno ed equilibrato, ebbe anche una notevole cultura storica e letteraria.
Fu membro dell'Accademia dei Lincei e di numerose altre.
Necrologio: Rendiconto Lincei, (5) 182 (1909), pp. 565-575 (T. Levi-Civita); Giornale Matematico Battaglini, 50 (1912), pp. 329-336 (G. Lauricella).
Segre Beniamino

Beniamino Segre, nato a Torino il 16 febbraio 1903 è noto soprattutto per i suoi risultati in Geometria finita.
Aveva studiato all'Università di Torino dove aveva avuto come docenti Giuseppe Peano, Gino Fano, Guido Fubini e Corrado Segre (suo lontano parente). Si laureò nel 1923 con una tesi di Geometria preparata sotto la supervisione di Corrado Segre. A Torino rimase come assistente di meccanica e poi di Geometria fino al 1926, poi studiò per un anno a Parigi con Elie Cartan e, successivamente, divenne assistente di Francesco Severi a Roma.
Dopo aver scritto una quarantina di pubblicazioni riguardanti Geometria algebrica, Geometria differenziale, Topologia ed equazioni differenziali, nel 1931 ottenne una cattedra all'Università di Bologna. Nel 1938, in seguito alle leggi razziali, essendo di famiglia ebrea, dovette lasciare l'insegnamento e scelse di trasferirsi con la famiglia in Inghilterra. Qui fu internato nel 1940 in quanto originario di un paese nemico, ma poté anche insegnare alle università di Londra, Cambridge e Manchester. Nel 1946 tornò all'Università di Bologna e nel 1950 venne chiamato sulla cattedra di geometria dell'Università di Roma che era stata di Luigi Cremona, Guido Castelnuovo, Federigo Enriques e Francesco Severi.
Beniamino Segre
A Roma ha svolto una intensa attività di ricerca, di insegnamento e di organizzazione delle attività scientifiche e culturali, operando nell'ambito dell'Unione Matematica Italiana, della International Mathematical Union, dell'Istituto Nazionale di Alta Matematica, della Società di Logica e Filosofia della Scienza, della Accademia dei XL e dell'Accademia Nazionale dei Lincei.
Attento ai problemi del suo tempo, seppe intervenire in sostegno alle libertà individuali, come nei casi del matematico russo Igor Rostislavovič Šafarevič e del matematico uruguagio José Luis Massera.
La produzione scientifica di Beniamino Segre è molto vasta e tutta di alto livello. Si definiva cultore della "geometria algebrica nell'indirizzo italiano" e sono più di 300 i suoi lavori sulla Geometria e sui settori limitrofi. La vastità dei suoi interessi gli consentì comunque di produrre risultati in molti altri campi. A lui si deve anche una quindicina di trattati e monografie e un centinaio di articoli di carattere storico, biografico, didattico e divulgativo. Dopo il 1955 si concentrò sulle geometrie finite e su questioni che ora sono considerate far parte della combinatoria.
E' morto a Frascati il 22 ottobre 1977.
Pastori Maria

Maria Pastori era nata a Milano il 10 marzo 1895; vi è morta il 17 aprile 1975.
Maestra di ruolo nelle scuole elementari dal 1915, aveva vintp il concorso per la “Normale” di Pisa e si iscrisse in quella Università dove, nel 1920, conseguì la laurea in Matematica con il massimo dei voti. Fino al 1927 insegna nelle scuole secondarie e, con l'anno accademico 1925-'26, ottiene il comando quale assistente all'Università di Milano. Qui, nel 1929 - lasciato l'insegnamento medio - diviene assistente di ruolo di Analisi e poi (1934) di Meccanica razionale. Conseguita la libera docenza in Analisi vettoriale e tensoriale nel 1931, ottiene pure l'incarico di Istituzioni di matematiche (per gli allievi di Chimica e di Scienze naturali). Nel 1939 vince il concorso di Meccanica razionale a Messina, da dove rientra quasi subito a Milano sulla cattedra di Istituzioni di matematiche per passare infine (1947) alla cattedra di Meccanica razionale, che terrà fino alla fine della carriera (1965).
Maria Pastori
La sua attività scientifica, dopo l'iniziale contatto con Gian Antonio Maggi e Umberto Cisotti, si sviluppò soprattutto nella lunga, feconda collaborazione con l'amato maestro Bruno Finzi. Grande esperta di Calcolo tensoriale e di Geometria differenziale, la sua produzione scientifica riguarda anche la meccanica dei corpi deformabili continui (elastici, elastoplastici e fluidi), la teoria della propagazione ondosa, l'elettromagnetismo, la teoria della Relatività e la Meccanica analitica.
Fu socio corrispondente dell'Accademia dei Lincei (1964) e dell'Accademia delle Scienze di Torino. Nel 1966 ebbe il premio internazionale “Isabella d'Este” per le Scienze e, all'atto del suo collocamento fuori ruolo, le fu conferita la medaglia d'oro dei “Benemeriti della scuola e della cultura”.
Necrologio: Bollettino UMI, (5), vol. XIII-A (1976), n. 1, pp. 215-216 (D. Graffi); Celebrazioni lincee, n. 95, 1976 (C. Agostinelli); Rendiconti Ist. Lombardo, vol. 110 (1976), pp. 1-8 (P. Udeschini).
Ciclo di conferenze “Matematica e …” a Urbino 2010/2011
Faà di Bruno Francesco

Francesco Faà di Bruno era nato ad Alessandria, da nobile famiglia, il 29 marzo 1825; è morto a Torino il 27 marzo 1888.
Studiò all'Accademia Militare di Torino e fu inizialmente (1846-1853) ufficiale di stato maggiore, giungendo sino al grado di capitano. Durante tale periodo (1849-51) fu mandato a Parigi a perfezionarsi nelle Matematica nella prospettiva, poi rientrata, di dover curare la formazione dei principi Umberto ed Amedeo di Savoia. Congedatosi dall'esercito, tornò a Parigi dove, nel 1855, si addottorò in Matematiche e, rientrato a Torino, dal 1857 insegnò come libero docente in quell'Università, succedendo, nel 1871, a Felice Chiò per l'Algebra e Geometria analitica. Nel 1876, fu nominato professore straordinario di Analisi superiore. Nel contempo, si dedicava attivamente alla sfera religiosa e nel 1876 fu consacrato prete a Roma. Da allora in poi, pur continuando ad insegnare, fu prevalentemente un sacerdote, fondatore, fra l'altro, di non poche "opere" di assistenza. Giovanni Paolo II, nel 1988, a 100 anni dalla morte, lo ha beatificato.
Francesco Faà di Bruno
Quale matematico, Faà di Bruno è soprattutto ricordato per un trattato del 1876 sulla teoria delle forme binarie che fu anche tradotto in tedesco da Emma Nöther. Alla morte, lasciò incompiuto un ampio trattato sulle funzioni ellittiche.
Costruì sul campanile della chiesa di Santa Zita a Torino - seconda guglia della città - un osservatorio astronomico, da lui usato regolarmente. Tutti gli strumenti di Faà, i suoi telescopi in ottone e legno sono stati recentemente catalogati, restaurati ed esposti in un piccolo museo in via San Donato 31, accanto alla chiesa di Santa Zita.
Necrologio: Annuario Università Torino per l’a.a. 1888-89, pp. 156-164 (E. D'Ovidio); Boll. Bibl. Storia Matematica, 1 (1898), pp. 94-98 (G. Loria). V. Messori, "Un italiano serio. Il beato Francesco Faà di Bruno", Milano, Edizioni Paoline, 1990.
Padova Ernesto

Ernesto Padova era nato a Livorno il 17 febbraio 1845; è morto a Padova il 9 marzo 1896.
Si era laureato a Pisa nel 1866 da allievo della "Normale". Insegnò dapprima in un Liceo di Napoli, per poi essere nominato, nel 1872, su suggerimento di Enrico Betti, professore di Meccanica razionale all'Università di Pisa da dove, nel 1882, passò a Padova. Qui rimase sino alla prematura scomparsa.
Ernesto Padova
Enrico Padova è autore di una cinquantina di lavori di Analisi, Meccanica razionale e Fisica matematica (elasticità, elettro-magnetismo ecc.). In Meccanica analitica, fu tra i primi a trattare questioni di stabilità del movimento.
Fu socio dell'Accademia dei Lincei.
Necrologio: Rendiconto Lincei, (5) 51 (1896), pp. 284-285 (E. Beltrami).
Bortolotti Ettore

Ettore Bortolotti era nato a Bologna il 6 marzo 1866; vi è morto il 17 febbraio 1947.
Si era laureato a Bologna, nel 1889, con Salvatore Pincherle di cui fu assistente per 2 anni. Insegnò poi, per alcuni anni, nelle scuole medie finché nel 1900 vinse la cattedra di Calcolo infinitesimale a Modena da dove, nel 1919, passò all'Università di Bologna per l'insegnamento di Geometria analitica. Coadiuvò Pincherle nella fondazione dell'UMI e nell'organizzazione del Congresso Internazionale dei Matematici del 1928 a Bologna.
Si occupò prevalentemente di Storia delle matematiche (soprattutto della scuola algebrica bolognese e di Bombelli, di Evangelista Torricelli e di Paolo Ruffini) con forti accenti nazionalistici.
Necrologio: Periodico di Matematica, (4) 26 (1948), pp. 1-11 (E. Carruccio).
Tonelli Leonida

Leonida Tonelli era nato a Gallipoli (Lecce) da famiglia veneta il 19 aprile 1885; è morto a Pisa il 12 marzo 1946.
Studiò all'Università di Bologna avendo come maestri, fra gli altri, Cesare Arzelà e Salvatore Pincherle e vi si laureò nel 1907. Nel 1913 fu nominato professore di Analisi algebrica all'Università di Cagliari dove rimase un anno. Nel 1914 passò, per concorso, alla cattedra di Analisi infinitesimale all'Università di Parma che tenne fino al 1922 salvo la parentesi della guerra a cui partecipò volontariamente. Nel 1922 fu chiamato all'Università di Bologna; nel 1930 passò a Pisa, su invito di Giovanni Gentile che gli promise condizioni molto favorevoli nella fondata speranza che egli potesse, come effettivamente avvenne, risollevare le sorti di quella scuola matematica che, per alcuni anni, era stata la prima in Italia. E a Pisa egli restò, di fatto, sino alla morte, nonostante un trasferimento all'Università di Roma nel 1939-42, che restò sostanzialmente solo nominale. A Pisa Tonelli diede, fra l'altro, nuovo lustro agli Annali della Scuola Normale Superiore e formò vari, valorosi allievi. È sepolto, accanto a Ulisse Dini e a Luigi Bianchi, nel famoso Cimitero Monumentale della città.
Leonida Tonelli
Tonelli fu uno dei maggiori analisti italiani di questo secolo. Ha impresso la sua orma soprattutto nel Calcolo delle variazioni, con un utilizzo assai sofisticato dei cosiddetti "metodi diretti". I funzionali che in esso compaiono, nel cosiddetto "problema più semplice del Calcolo delle variazioni", pur non essendo in generale continui, sono però quasi sempre semicontinui e questo basta per assicurare l'esistenza del loro minimo o del loro massimo. Altri suoi importantissimi lavori riguardano le serie trigonometriche, specie quelle doppie, cui dedicò un grosso trattato. Si interessò molto di Analisi reale: è degli anni immediatamente successivi alla laurea il classico teorema (noto come "teorema di Fubini-Tonelli") relativo al calcolo di un integrale doppio mediate due successivi integrali semplici, seguito da poderosi studi altri studi sulla moderna Teoria dell'integrazione e della quadratura delle superfici in forma cartesiana.
Fu socio dell'Accademia dei Lincei - che nel 1927 gli aveva conferito il Premio Reale per la Matematica - e di varie altre Accademie, fra cui la Pontificia.
Necrologio: “Rend. Lincei”, (8) 4 (1948), pp. 594-619 (G. Sansone); “Riv. Univ. Parma”, 1 (1950), pp. 157-188 (A. Mambriani); «In Memoriam», vol. commem. a cura dell'Univ. di Pisa (1958).