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Crocco Gaetano Arturo

Era nato a Napoli (da genitori siciliani) il 26 ottobre 1877; è morto a Roma il 19 gennaio 1968.
Dopo gli studi classici, frequentò il biennio fisico-matematico all'Università di Palermo e a Torino la Scuola di Applicazione d'Artiglieria e Genio, uscendone tenente del genio nel 1900. Nel 1902 seguì un corso all'Istituto Montefiore di Liegi, diplomandosi ingegnere elettrotecnico. Prima di ritornare in Italia fu a Londra, ma rinunciò a una lusinghiera offerta d'impiego presso la Westinghouse. Nel 1905 si sposò a Palermo con Bice Licastri Patti del Piraino, autrice del libro Questa terra non ci basta (1957) che getta vivida luce sulla figura, i sentimenti, il brillante ingegno e la straordinaria attività del marito. Dal matrimonio nacquero sette figli, uno dei quali, Luigi, è stato anch'egli un eminente cultore di Aerodinamica.
Nel 1908 Crocco fondò – con l'aiuto determinante di Vito Volterra – l'Istituto Centrale aeronautico, dove furono tenuti i primi corsi aeronautici in Italia. Nel 1912 costruì (dopo un primo tentativo rudimentale) una seconda galleria aerodinamica e nel 1914 una terza, per velocità fino a 200 Km all'ora (funzionante fino al 1935, quando sorse Guidonia, la "città dell'aria", di cui Crocco definì il piano e promosse la costruzione). Fino al '43, Guidonia fu uno dei maggiori complessi sperimentali aeronautici d'Europa. Nel 1920 lasciò, con il grado di colonnello, la direzione dell'Istituto e dal 1923 al 1925 fu Direttore generale dell'Industria al Ministero dell'Economia nazionale. Nel 1926 fu incaricato di "Teoria e costruzioni dei dirigibili" nella nuova scuola di Ingegneria aeronautica dell'Università di Roma. L'anno dopo fu nominato professore ordinario per meriti eccezionali e ingegnere ad honorem. Tenne la Cattedra di Aeronautica generale, la sua materia prediletta, dal 1929. Fu Preside dal 1935 al 1945, fuori ruolo dal 1948 al 1952, quando venne collocato a riposo. A lui si deve l'organizzazione del famoso "Convegno Volta" del 1935 sulle alte velocità in aviazione, cui intervennero i massimi cultori del tempo.
immagine di Crocco
Di Crocco restano più di 170 pubblicazioni scientifiche, alcune delle quali (fino al 1915) sono raccolte nel volume Problemi aeronautici. Fu autore altresì del primo trattato italiano di meccanica del volo, Elementi di aviazione (1930), in cui predominano i metodi grafici. Ottenne una trentina di brevetti e realizzò una cinquantina di meccanismi.
Le sue 60 divulgazioni scientifiche, se raccolte, potrebbero costituire una completa e affascinante storia della scienza del volo nel sessantennio che seguì il 1903. I suoi contributi principali in meccanica del volo si hanno nelle ricerche sulla stabilità trasversale degli aeroplani e in quelle sulla stabilità laterale, in cui dimostrò per la prima volta l'esistenza di una stabilità laterale intrinseca che invece era stata negata da Poincaré. Altri problemi di meccanica del volo di cui Crocco si è occupato riguardano l'autonomia, l'involo e l'atterraggio, l'avvitamento, la stabilità degli elicotteri, il volo senza visibilità e il volo strumentale. Fra gli strumenti vi è il noto indicatore di rotta che reca il suo nome, inventato nel 1919 per i dirigibili. Non meno importanti sono le sue ricerche nel campo dell'Aerodinamica, in cui gli si deve la teoria delle eliche, il già citato problema del volo veloce e la propulsione a reazione. Nei suoi ultimi anni si dedicò quasi interamente all'Astronautica.
Fu membro dell'Accademia dei Lincei, dell'Accademia d'Italia, accademico pontificio, membro dell'Accademia aeronautica germanica e dell'Accademia dei XL. Fu altresì tenente generale della riserva del genio aeronautico (1928), Presidente del Comitato tecnico del Registro aeronautico (1928-1960), membro del Consiglio Superiore dell'Istruzione (1928-1932), Presidente della Sezione aeronautica del C.N.R. (1929-1943).
Necrologio: C. Cremona, In memoria di G. Arturo Crocco, Istituto Colombiano, Genova 1968; A. Eula, Gaetano Arturo Crocco, L'Aerotecnica, XLVIII (1968); B. Finzi, "Celebrazioni Lincee", n. 31 (1969).
Festival della Scienza di Genova
Caccioppoli Renato

Era nato a Napoli il 20 gennaio 1904 da Giuseppe Caccioppoli e Sofia Bakunin (figlia dell'anarchico russo Michele Bakunin); vi è morto, suicida, l'8 maggio 1959.
Si laureò a Napoli nel 1926 e subito dopo divenne assistente di Mauro Picone, di cui fu uno dei primi e più valenti allievi. Libero docente nel '28, nel 1930 divenne professore di Analisi algebrica all'Università di Padova da dove, nel 1934, fu chiamato a Napoli e a Napoli rimase sino alla tragica fine.
E' sicuramente uno dei matematici italiani più importanti della prima metà del Novecento e uno dei più rappresentativi di quella generazione formatasi tra le due guerre mondiali. Profondo, originale, ha lasciato un'ottantina di lavori di grande importanza (anche se talora giudicati poco accurati nei dettagli). La sua produzione scientifica riguarda prevalentemente l'Analisi funzionale (il teorema di punto fisso di Banach-Caccioppoli), la teoria geometrica della misura, la teoria dell'integrazione, le equazioni differenziali e integrali.
Aveva una profonda cultura in campo musicale e cinematografico. Era anche schierato politicamente (a sinistra), con una grande dirittura morale nascosta sotto una maschera d'ironia e nonchalance. Negli ultimi anni, dispiaceri familiari e i primi segni di decadenza fisica avevano accentuato certi suoi comportamenti, così che la notizia del suicidio non sorprese troppo quelli che lo conoscevano più da vicino.
Renato Caccioppoli
Le sue Opere sono state pubblicate in due volumi, a cura dell'Unione matematica italiana, nel 1963. Fu socio dell'Accademia nazionale dei Lincei e dell'Accademia delle Scienze di Napoli.
Di Renato Caccioppoli riportiamo alcune righe di A. Guerraggio, tratte dal volume "La matematica italiana tra le due guerre mondiali" (ed. Marcos y Marcos, 1998).
"Caccioppoli deve la sua popolarità (che lo accompagnava anche in vita) al personaggio, a quel misto di genio e sregolatezza che ne ha fatto il protagonista di libri, di interviste che rievocano lui e la Napoli a cavallo della guerra, e persino di un bel film di Mario Martone. Così viene tramandata la leggenda del "vestivamo alla Caccioppoli" del logoro trench bianco, sporco, portato in giro per le strade di Napoli con sempre maggior sciatteria, del matematico geniale e insuperabile che si perde nell'alcool, dell'intellettuale colto e raffinato, intransigente e spietato avversario dell'ignoranza e delle banalità, che affida le sue lunghe notti a compagnie non sempre raccomandabili, del borghese illuminato, "comunista" da sempre che si vede abbandonato dalla moglie che gli preferisce l'importante dirigente del partito".
Necrologio: Annali di Matematica, (4) 47 (1959), pp. V-VII (C. Miranda).
Burali-Forti Cesare

Era nato ad Arezzo il 13 agosto 1861; è morto a Torino il 21 gennaio 1931.
Laureato a Pisa nel 1884, fu nominato poco dopo (1887) professore nell'Accademia militare di Torino dove rimase sino alla fine. Insegnò anche in alcune scuole medie di Torino ma si tenne lontano dalle Università, scottato da un giovanile insuccesso nella libera docenza. Ebbe però frequenti contatti con Giuseppe Peano, Roberto Marcolongo, Tommaso Boggio e altri cultori della scuola logico-vettorialista di cui fu uno degli aderenti di più stretta e radicale osservanza.
Cesare Burali-Forti
Il suo nome è associato a un celebre paradosso della Teoria degli insiemi. "Fu uomo di animo mite e cordiale, la cui piacevole conversazione stranamente contrastava con l'irruenza polemica di certi suoi scritti, specie di quelli contro la teoria della relatività, di cui non capì mai l'importanza" (Tricomi).
Necrologio: "Bollettino UMI", 10 (1931), pp. 182-185 (R. Marcolongo).
Lagrange Joseph Louis

Matematico torinese famoso in tutta l'Europa di fine Settecento, Giuseppe Lodovico Lagrange nasce a Torino il 25 gennaio 1736 da una famiglia originaria della Turenna (Francia) e stabilitasi da alcune generazioni in Italia. Il padre, Giuseppe Francesco Lodovico, era un funzionario dell'ufficio dei lavori pubblici e fortificazioni di Torino e la madre, Teresa Grosso, la figlia di un medico di Cambiano (un paese in prossimità del capoluogo piemontese).
Lagrange si dedicò giovanissimo alla Matematica e già nel 1753 iniziò una corrispondenza scientifica con Eulero sul calcolo variazionale.
A vent'anni divenne professore alla Regia Accademia di Artiglieria e Genio di Torino e nel 1758 fu uno dei fondatori della società scientifica che divenne poi l'Accademia delle Scienze torinese. Nel 1766, su proposta di Eulero e di d'Alembert, legato a Lagrange da grande amicizia, è chiamato da Federico II a succedere allo stesso Eulero come presidente della classe di scienze dell'Accademia delle Scienze di Berlino.
Giuseppe Lagrange
Rimane a Berlino fino alla morte di Federico II (1787), quando accetta l'invito di trasferirsi a Parigi rivoltogli da Luigi XVI. Il grande prestigio di cui godeva si mantenne inalterato anche durante la Rivoluzione francese: collaborò anzi alla riorganizzazione dell'insegnamento scientifico nelle università e presiedette la commissione per l'introduzione del sistema metrico decimale.
Nel 1795 fu nominato professore alla nuova Scuola Normale e nel 1797 alla Scuola Politecnica. Anche nel periodo del Direttorio e sotto Bonaparte mantenne un grande prestigio. Napoleone lo nominò senatore e conte e alla sua morte, avvenuta il 10 aprile 1813, ebbe sepoltura nel Panthéon parigino.
Lagrange è stato uno dei maggiori matematici del Settecento e ha partecipato attivamente al movimento culturale dell'Illuminismo. Lasciò una produzione di vasta mole, compiendo ricerche di notevole importanza sul Calcolo delle variazioni, sulla Teoria delle funzioni (fondamentali le due opere: la “Théoria des fonctions analytiques”, del 1797, e le “Leçons sur le calcul des fonctions”, del 1806) e sulla sistemazione matematica della Meccanica, compiuta nel 1788 con la più importante “Mécanique analytique”.
Mécanique analytique
In quest'opera, assumendo a base della teoria alcuni princìpi generali (in particolare, il principio dei lavori virtuali), Lagrange deduce da essi le leggi dell'equilibrio e del movimento. Nell'Avvertenza scriveva: «Abbiamo già parecchi Trattati di Meccanica, ma il piano di questo è interamente nuovo. Mi sono proposto di ridurre, sia la teoria di questa scienza sia l'arte di risolverne i problemi che presenta, a formule generali il cui semplice sviluppo fornisca tutte le equazioni necessarie alla soluzione di ogni problema. Spero che la maniera con cui ho provato a portare a termine questo compito non lasci nulla da desiderare».
La formulazione matematica lagrangiana della meccanica, in base a princìpi variazionali, fu poi ripresa ed estesa da Hamilton e da Jacobi. Lagrange compì anche studi di astronomia, occupandosi soprattutto dello spinoso problema dei tre corpi.
Capelli Alfredo

Era nato a Milano il 5 agosto 1855; è morto a Napoli il 28 gennaio 1910.
Si laureò a Roma nel 1877 e, dopo un periodo di perfezionamento a Pavia e a Berlino e di assistentato nell'Università di Pavia, già nel 1881 divenne professore di Analisi algebrica all'Università di Palermo. Nel 1886 passò per concorso a quella di Napoli.
Lasciò una settantina di lavori concernenti, in prevalenza, l'Analisi e, in particolare, la teoria delle forme e delle equazioni algebriche. Fu autore di un trattato di Algebra (prima edizione 1894, quarta edizione 1909) che, per lungo tempo, fece testo in materia. Nel 1894 successe a Giuseppe Battaglini nella direzione del Giornale di Matematiche.
Fu socio dell'Accademia dei Lincei, dell'Istituto Lombardo e di altre Accademie locali.
Necrologio: Giornale di Matematiche Battaglini, 48 (1910), pp. 5-15 (G. Torelli); Periodico di Matematica, 25 (1910), pp. 191-92 (F. Amodeo).
Ricci Michelangelo

Michelangelo Ricci, nato a Roma il 30 gennaio 1619, è stato un cardinale e matematico italiano.
E' stato discepolo del matematico Benedetto Castelli, allievo a sua volta di Galileo Galilei. Ha sempre mantenuto stretti rapporti con il mondo scientifico della sua epoca. Tenne corrispondenze con Evangelista Torricelli, Vincenzo Viviani e con il cardinale Leopoldo de' Medici, fondatore dell'Accademia del Cimento. Pubblicò una "Exercitatio Geometrica" ammirata dai contemporanei. Fu anche teologo e fu consultore di diverse Congregazioni. Fu inoltre il finanziatore dell'abate Francesco Nazzari nella pubblicazione della prima rivista di letteratura italiana, il Giornale de' Letterati dal 1668.
busto di Michelangelo Ricci
Fra i risultati matematici ottenuti da Ricci ricordiamo la scoperta del massimo della funzione xn(a-x)m e le equazioni delle rette tangenti di yn=kxm (primi esempi di dimostrazione mediante tecnica di induzione). Si dedicò allo studio delle spirali, dei ciclodi e affermò che l'operazione di calcolo dell'area era l'inversa del calcolo delle equazioni della tangente.
Nonostante non avesse ancora ricevuto neanche gli ordini minori (era afflitto da epilessia dalla nascita), papa Innocenzo XI lo innalzò al rango di Cardinale-diacono nel concistoro del 1681. Morì pochi mesi dopo, il 12 maggio 1682 all'età di 63 anni.
Fagnano Giovanni

Giovanni Fagnano dei Toschi, figlio del matematico Giulio Fagnano, è nato il 31 gennaio 1715 da una delle principali famiglie di Senigallia. Giovanni era uno dei 12 figli, ma l’unico che seguì l'interesse del padre per la Matematica.
Fagnano ha continuato il lavoro di suo padre sui triangoli ed ha scritto un trattato non pubblicato su tale tema. Fra i risultati ottenuti citiamo uno dei suoi teoremi sui triangoli: "le altezze di un triangolo acutangolo sono le bisettrici del suo triangolo ortico, dunque l'ortocentro del primo è l'incentro del secondo". I suoi interessi riguardarono anche l'Analisi dove ha trovato le formule risolutive per il calcolo degli integrali delle funzioni xnsinx e xncosx.
Alcune delle sue pubblicazioni compaiono nel "Nova acta eruditorum" del 1774. Contestualmente all'attività scientifica Fagnano intraprese la carriera ecclesiastica: dopo esser stato ordinato sacerdote e poi nominato canonico della cattedrale di Senigallia nel 1752, fu nominato arciprete nel 1755, un alto e ambito grado per quei tempi.
E' morto nella città natale il 14 maggio 1797.
De Giorgi Ennio

Ennio De Giorgi nasce a Lecce l’8 febbraio 1928, morirà a Pisa il 25 ottobre 1996.
Studia nella sua città natale fino al conseguimento della maturità presso il Liceo “G. Palmieri”. Si laurea in Matematica nel 1950 e poi viene avviato alla ricerca in Analisi da Mauro Picone. Già nel ’58 vince la cattedra d’Analisi presso l’Università di Messina. Vi resta solo un anno, subito chiamato alla “Normale” di Pisa (che da quel momento costituisce ancor più un punto di riferimento fondamentale per le ricerche in Analisi, anche a livello internazionale).
De Giorgi si era imposto all’attenzione della comunità matematica già nel ’57, con la risoluzione di uno dei 23 problemi – il diciannovesimo, relativo all’analiticità delle estremali degli integrali multipli regolari – proposti da Hilbert nel famoso Congresso di Parigi del 1900. La sua successiva attività di ricerca ha contribuito ad aprire nuove strade nel campo delle equazioni alle derivate parziali, nella teoria geometrica della misura e, soprattutto, nel Calcolo delle variazioni.
Ennio De Giorgi durante una lezione
La sua ricerca è stata subito apprezzata e riconosciuta. Ne fanno fede il premio Linceo del Presidente della Repubblica del 1973, la laura honoris causa della Sorbona nel ’83; il premio Wolf della Matematica dello stato d’Israele del ’88, la nomina a socio straniero dell’Accademia di Francia, a socio nazionale dell’Accademia dei Lincei e molti altri.
De Giorgi fu matematico con forti interessi religiosi e sociali. In particolare, come ha scritto Luciano Modica nell’editoriale del n. 21 di “Lettera matematica PRISTEM”, a partire dalla fine degli anni ’60, si impegnò insieme ad altri grandi matematici europei “nel campo della difesa dei diritti umani, iniziando con la campagna in favore della liberazione del matematico sovietico Leonid Pliusc”.
Nalli Pia

Pia Nalli era nata a Palermo il 10 febbraio 1886; è morta a Catania nel 1964, quasi dimenticata.
Si era laureata in Matematica a Palermo nel 1910, discutendo una tesi assegnatale da Giuseppe Bagnera. Libero docente nel 1914, diventa professore straordinario di Analisi a Cagliari (1921-1923) e successivamente professore ordinario nella stessa sede fino al 1927, quando si trasferisce sulla cattedra di Analisi algebrica di Catania. "La sua aspirazione ad insegnare nella Sua città natale, Palermo, venne sempre frustrata e fu per lei motivo di grande amarezza vedersi preferire matematici di statura ben diversa dalla Sua. Ritiratasi dall'insegnamento, non ebbe dalla Facoltà di Catania, che per trenta anni Ella aveva servito, il riconoscimento della proposta di nomina a Professore Emerito. Ma anche in campo nazionale Pia Nalli fu lasciata nel più completo oblio. Nessuna Accademia pensò di accoglierLa mai fra i suoi membri, mai fu chiamata a giudicare un concorso universitario (...), mai ebbe un incarico di distinzione e di prestigio. D'altra parte Ella possedeva l'orgoglio dell'autentico scienziato di razza, che Le impediva di mendicare i riconoscimenti e le cariche" (Gaetano Fichera). Tutto ciò, malgrado una produzione scientifica di grande rispetto.
Pia Nalli
Aveva esordito con alcune ricerche nell'indirizzo degli studi di Bagnera ma, dove esprime doti di autentica originalità, è negli studi sulla teoria dell'integrale in cui si riallaccia alle fondamentali ricerche di Borel, Lebesgue, de la Vallée Poussin, Vitali e Denjoy. La sua tesi di abilitazione alla libera docenza, “Esposizione e confronto critico delle diverse definizioni proposte per l'integrale definito di una funzione limitata o no”, rivela come la giovane analista "abbia saputo penetrare e profondamente impadronirsi di una materia che a quell'epoca era ancora tutt'altro che assestata ed anzi in via di formazione" (Fichera). Negli anni immediatamente successivi, le sue ricerche riguardano la sommazione delle serie, l’Analisi reale e quella funzionale mentre, dal 1928 in poi, la sua attenzione si sposta decisamente verso il calcolo differenziale assoluto di Ricci e Levi-Civita, con cui intrattiene un vivace scambio epistolare.
Necrologio: Bollettino UMI, (3) vol. XX (1965), n. 6, pp. 544-549 (G. Fichera)