János Bolyai
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János Bolyai condivide con il matematico russo Nikolaj Ivanovič Lobačevskij l’onore di essere considerato uno dei fondatori della “geometria non euclidea”.
In effetti, nel 1832, solo due anni dopo i primi articoli di Lobačevskij, ma indipendentemente da questi, come appendice ad un libro di matematica del padre – Farkas Bolyai – pubblica un testo su “La vera scienza dello spazio”, nel quale sostiene la non dimostrabilità del postulato delle parallele all’interno del sistema euclideo degli “Elementi” e approfondisce le conseguenze di questa originale impostazione.
János Bolyai nasce il 15 dicembre 1802 nella città ungherese di Kolozsvar (oggi Kluj, in Romania) e studia ingegneria militare al Collegio Imperiale di Vienna. È uno dei migliori studenti in tutte le materie, soprattutto in Matematica. Colto, morigerato, amante della danza e abile violinista, ha anche la fama di valente spadaccino, per i duelli sostenuti durante i lunghi anni di servizio militare alle frontiere dell’impero austro-ungarico. In questi anni, undici in tutto, affronta anche il “problema delle parallele” e sviluppa la propria teoria geometrica con una forma di ossessione che preoccupa il padre.
János Bolyai
Il successo della sua “Appendice” è duplice. Da una parte, oggi è considerata come un testo che precorre le idee moderne: una pietra miliare del pensiero scientifico e filosofico. Ma, al suo tempo, il pur lusinghiero giudizio del grande Gauss ha l’effetto di irritare e deprimere il giovane János.
Scrive Gauss all’amico Farkas Bolyai: “Lodare il lavoro di tuo figlio significherebbe lodare me stesso, giacché l’intero contenuto del lavoro coincide quasi esattamente con le meditazioni che hanno occupato la mia mente negli ultimi trenta o trentacinque anni”.
La scoperta di essere stato preceduto e il dubbio che Gauss voglia appropriarsi delle sue idee provocano il suo sdegno, lo inaspriscono e induriscono il suo comportamento. Congedato ancora giovane, si ritira in campagna e distrugge le copie del lavoro che gli sono rimaste. Non abbandona la matematica ma, isolato dal mondo, il suo lavoro non risulta più significativo.
Nel 1848 viene a conoscenza degli articoli di Lobačevskij, che studia con attenzione. Il sospetto che Lobačevskij in realtà non esista e che il tutto sia una perfida macchinazione del solito Gauss lo getta ulteriormente nella disperazione, come riconosce apertamente in uno scritto, anche se è costretto ad ammettere la genialità di qualche dimostrazione.
Isolato da tutti, con la certezza che la sua scoperta cambierà in maniera irreversibile le concezioni della Matematica, della fisica e della filosofia, ma anche con il rimpianto di non aver ricevuto sostegno dall’unica persona che poteva apprezzare il suo lavoro, János Bolyai muore di polmonite il 27 gennaio 1860.