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Parlare di pace è sempre critico. Da un lato c'è una certa ambiguità della parola pace, parola spesso abusata. Già se ne era accorto, nel primo secolo, Tacito che nel capitolo 30 dell'Agricola mette in bocca a un capo dei britanni, Calgaco, queste parole con riferimento ai romani: “infine, dove fanno il deserto, dicono che è la pace".
Ecco la seconda parte del saggio di Giuseppe Lupo sul dibattito degli anni Sessanta sul cosiddetto romanzo industriale, che vede impegnati scrittori e intellettuali al servizio di grandi aziende. In particolare, intorno al progetto di una fabbrica-comunità matura un genere narrativo che per i suoi legami con la realtà di Ivrea, per i suoi richiami agli ideali di Adriano Olivetti, può essere definito romanzo olivettiano.