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Aristarco di Samo (310 a.C. - 230 a.C.) è una figura non particolarmente famosa nella storia dell'Astronomia e della Matematica. È solitamente citato come uno dei precursori di Copernico nel proporre una visione eliocentrica del cosmo. Una visione in cui il Sole, fermo, occupa il centro del sistema e Terra e Pianeti gli orbitano intorno, mentre la Luna orbita intorno alla Terra e le stelle sono fisse sullo sfondo.
Lavorare nella ricerca è un'opportunità senza pari per contribuire allo sviluppo della conoscenza, al progresso e alla crescita culturale della collettività. È un'attività che, per la sua stessa natura, obbliga ad un continuo aggiornamento. Permette di lavorare in un ambiente fortemente internazionalizzato e formativo ed è costantemente sottoposta alla valutazione della comunità scientifica internazionale.
È noto che Giuseppe Peano non ha mai voluto, programmaticamente, esprimere una propria opinione filosofica legata alla sua logica matematica; questo reciso rifiuto l’ha espresso in varie occasioni; ad esempio, nella recensione a un’opera di Schröder afferma: “Non seguirò l’A.[utore] nella parte filosofica, essendone io incompetente”; un’affermazione, questa, smentita da una sorprendente testimonianza.
Nello scritto I principi di geometria logicamente esposti (1889), Peano imposta per la prima volta il problema della definizione; problema ripreso nello scritto Formole di logica matematica (1891). Egli chiarisce il senso della definizione nominale e dà prova di essere ben consapevole che il problema della definibilità di un ente non ammette una risposta assoluta; egli mette poi in evidenza che certe definizioni, come quelle iniziali di Euclide di numero, unità, retta sono apparenti, “sono a considerarsi a preferenza come schiarimenti”, non vere e proprie definizioni.
Peano ha riconosciuto che la definizione è alla base della struttura della conoscenza; “si trattava, afferma Kennedy, dell’unico problema ‘filosofico’ che avrebbe continuato ad interessarlo fino alla fine”. Su ciò esiste una sostanziale unità di giudizio fra Peano e Vailati. Secondo il filosofo cremasco, infatti, ogni affermazione che abbia lo scopo di determinare il senso di un dato segno o locuzione è una definizione, e nel campo delle scienze deduttive esistono solo definizioni nominali, come afferma anche Peano: “In matematica tutte le definizioni sono nominali”.
Negli otto anni intercorsi fra il primo e il secondo saggio di Vailati su Peano, entrambi ebbero due percorsi diversi: il primo, abbandonata la produzione strettamente matematica (salvo l'argomento della definizione in matematica, e pour cause) si  è dedicato interamente allo studio e alla diffusione del latino sine flexione, poi interlingua fino alla fine della sua vita; il secondo, si è impegnato soprattutto nella formulazione e nella difesa del pragmatismo.
È singolare che Peano e Vailati, alla fine della loro atività intellettuale, abbiano affrontato, l’uno, il problema dell’algebra della logica, l’altro quello della grammatica dell’algebra; due testi che appaiono simmetricamente divergenti. La quinta e ultima edizione del Formulario (1908), già annunciata come imminente da Vailati, ebbe invece una lunga gestazione, per le difficoltà incontrate nella costruzione di simboli capaci di rappresentare, oltre le idee di logica, anche i più importanti capitoli della matematica.
Vailati non ha mai espresso un aperto consenso verso il latino sine flexione di Peano. Ha recensito in termini oggettivi il libro di Couturat e Leau sull'Histoire de la langue universelle e in alcune lettere ha manifestato curiosità e interesse verso la lingua internazionale; ma nulla di più. D'altra parte egli ritiene che il contributo fornito dalla logico matematica sia essenziale anche alla filosofia, perché permette di porre in termini nuovi il fondamentale problema della conoscenza.
Questo articolo è stato presentatio nel maggio 2001 al X Colloquio FUR ( Foundations of Utility and Risk theory) nella Facoltà di Economia dell'Università di Torino. Compare sul n. 41 di lettera matematica pristem.
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