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Il 16 aprile è morto, all'età di 90 anni, Edward Lorenz, matematico e meteorologo dell'MIT (Massachusets Institute of Technology), famoso per aver riconosciuto, in un sistema di equazioni differenziali utilizzato come modello per le previsioni del tempo, quello che ora è chiamato “caos deterministico”.
Negli ultimi venti anni, si è parlato molto dei metodi e dei risultati matematici che hanno portato alla definizione di caos deterministico. Questi risultati sono stati ottenuti nell'ambito di quel settore della Matematica noto come Teoria qualitativa dei sistemi dinamici e sono stati stimolati dall'esigenza di rappresentare, mediante modelli matematici, i sistemi reali che evolvono nel tempo come il moto dei pianeti, le oscillazioni di un pendolo, il flusso delle correnti atmosferiche, lo scorrere più o meno regolare dell'acqua in un fiume, il numero di insetti che anno dopo anno popolano una certa regione, l'andamento giornaliero dei prezzi delle azioni nei mercati finanziari e così via.
In questa conversazione con Angelo Guerraggio, Giulio Giorello rievoca la personalità filososfica e scientifica di René Thom, a poco più di un mese dalla sua scomparsa.
La Teoria delle Catastrofi viene alla luce negli anni 60’ ed è sostanzialmente associata al nome di René Thom. Tale teoria (accetteremo nel seguito tale appellativo senza ulteriori commenti), almeno nella versione cosiddetta "elementare", è riconosciuta dalla comunità dei matematici e catalogata nel Mathematics Subject Classification 2000 nella sezione 58Kxx, denominata "Teoria delle singolarità e teoria delle catastrofi".
L’articolo che proponiamo è la prima parte di Filosofi a tavola. I banchetti di Talete , Pitagora, il picnic di Rousseau, per Kant un solo lungo pasto al giorno per esaltare la convivialità di Giuliano Tessera, comparso su Eos n° 5, Rivista di storia delle scienze mediche, naturali e umane, cultura e costume. Ringraziamo il direttore della rivista e l’autore per averci concesso la pubblicazione.
In questi primi giorni di novembre è scomparsa la professoressa Cesarina Marchionna Tibiletti che, per numerosi anni, si è identificata con l'Algebra della sede milanese di Matematica.
L’attenzione del lettore che sfoglia sulla rivista Fundamenta Mathematicae del 1924 l’articolo [1] è certamente attratta alle pagine 260-261 da una sorprendente affermazione che suona all’incirca così: è possibile suddividere una sfera dell’usuale spazio a tre dimensioni in un numero finito di parti che, ricomposte opportunamente, vanno a formare due sfere uguali a quella di partenza.
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